Mi sentii come in un limbo, avevo la sensazione che il mio corpo si muovesse, pur non ordinandolo di fare, ricordai le parole dello Stalker, cominciai a lottare per avere il controllo sul mio corpo. Riuscì ad avere il controllo della vista, vidi un paesaggio inondato da una luce tra il giallo e l'arancione, con delle strane montagne con dei buchi sui fianchi, come un'alveare, con estrema difficoltà cominciai a muovermi. Vidi in lontananza un gruppo di persone, erano di un color purpureo e ognuno di loro aveva delle pietre incastonate sul loro corpo, notai ad uno sguardo più attento che fossero delle figure femminili, cercai di avvicinarmi ma caddi, mi accorsi di non avere con me spada e di non averla più rivista dopo che la ebbi usata contro lo Stalker, il gruppetto mi vide e con curiosità si avvicinarono. In quel momento non sapevo cosa provare e soprattutto stavo facendo uno sforzo mentale immenso, nel cercare di rimanere io. Mi presero con stupore videro la strana formazione che avevo sul petto, che dopo l'assorbimento dell'altro frammento si era creata come delle radici. Mi portarono al cospetto di una donna alta vestita di giallo, con la pelle sempre di color giallino, in sua presenza ebbi la stessa sensazione di nostalgia che ebbi guardando il Void; non riuscì a vederla in faccia, riuscivo a malapena a vedere le gambe, mi chiese chi fossi, io non riuscivo a parlare, era già tanto se riuscissi a rimanere me, disse in maniera scocciata <non so cosa farmene di una gemma come te, verrai usata in futuro per qualche fusione forzata> non capi cosa volesse dire, improvvisamente fui colto da un fulmine giallo, senti il mio corpo bruciare, il dolore era più inteso nella zona del cristallo. Non riuscì a contenere la volontà che era relegata in me. Una esplosione di energia nera, insieme a degli spuntoni cristallinei neri come la notte, da qui emanava una luce nera e calore. Cercando di controllarmi mi accasciai al suolo, per dare la possibilità di evacuare la zona. Vidi la misteriosa donna gialla fuggire. Non resistetti, istintivamente il mio braccio si mosse verso quella che credevo loro chiamassero gemma "la formazione cristallinea sul mio petto", improvvisamente da essa estrassi la spada, stavo per affrontare lo scontro che ho evitato su Giove. Si fece tutto buio, ricordo solo quello che accadde successivamente. Mi sentivo leggero non avevo la pressione della mente dello Stalker, mi rimirai il petto attraverso il riflesso di un vetro, subito mi sobbalzò in testa la domanda di cosa fosse accaduto, la mia "gemma" aveva al centro la forma cristallinea nera e intorno lo stesso stemma che aveva lo Stalker, però formato da una moltitudine di colori, ne contai un po'; vidi del viola, del bianco, un po' giallo, del blu, un po' di rosa, celeste, verde e altro ancora. Non stavo capendo niente di quello che stava accadendo, cercai un modo per fuggire dal pianeta sconosciuto. Vidi il paesaggio distrutto, come se si fosse combattuto uno scontro di proporzioni enormi, vidi delle formazioni cristalline di grandezza monolitica, delle intere montagne tagliate a meta, il tutto illuminato dalla luce di due soli. Camminando per il paesaggio in rovina vidi un palazzo completamente crollato, era un palazzo che sembrava adornato a festa, ancora ora ignoro cosa fosse successo durante il mio sonno. Continuando a camminare per le rovine mi imbattei in un "aeroporto" per astronavi, per qualche ragione sapevo come aggiustarlo, ed ero in grado di attrarre a me i metalli, codesta cosa la scopri a mio malgrado, quando un pezzo di metallo mi rimase attaccato in faccia. Cercai di riparare la nave, riuscì a districarmi fra i comandi, come se ne avessi già memoria, di quei controlli variegati, la feci partire con non poche difficoltà dopo quasi due giorni di lavoro. Nonostante mi accorsi di non avvertire il senso della fame, del sonno, il che era strano, visto che pochi giorni prima li potevo sentire abbastanza evidentemente. Però una voglia di scoprire cosa fosse accaduto mi colpì; cercai indizi, su chi fosse questa razza aliena che colonizzava il pianeta, chi fosse quella donna gialla e cosa fosse quello strano raggio che mi lanciò contro. Trovai una base operativa, cercai all'interno risposte, scopri che effettivamente la razza aliena erano delle donne roccia, che si facevano chiamare gemme e più in alto alla loro gerarchia, cerano questi fantomatici diamanti; i dati della base mi accennarono solo a dei nomi, diamante giallo, rosa, blu e bianco, no trovai nient'altro; i file erano corrotti e probabilmente la memoria venne distrutta durante quella fatidica notte. Notai una cosa alquanto strano una formazione di cristalli sotto il mio piede che continuava ad espandersi; capii subito che quei monoliti cristallini erano senz'altro di mia creazione e molto probabilmente i tagli visibili in tutto il maestoso paesaggio fossero della spada. Uscii dalla base operativa mezza distrutta, notai che i monoliti di cristallo, erano dello stesso colore della mia "gemma". Tornando alla navicella notai una di quelle donne gemma; era bassa, con vestiti e pelle blu scuro, aveva dei capelli lunghi e blu anch'essi; cercai di avvicinarmi, magari poteva rispondere ai miei interrogativi, appena mi vide si mise a correre, alzando la propria veste da terra, per un istante vidi il suo volto, coperto dai capelli, ma era ben visibile l'espressione di terrore. Incappò e cadde al suolo, mi avvicinai e gli chiesi cosa fosse successo, impaurita mi rispose <sei stato una furia, hai frantumato ogni gema che ti si parava d'avanti>, con ancora più confusione di prima gli chiesi del castello distrutto, non disse niente, la lasciai andare, fuggi oltre l'orizzonte, dove non ebbi più la possibilità di scorgerla. Tornai alla navicella, per qualche motivo mi abbassai e cominciai a scrivere una frase per terra, lessi, NON FIDARTI DEL BIANCO, capi al volo che quella fosse una frase scritta dalla volontà in me celata, in quel preciso momento non gli diedi peso. Partii dal pianeta lasciandomi lo scenario distrutto, vidi una dozzina di astronavi atterrare; molto probabilmente erano lì per l'allarme che sicuramente era stato inviato; cercando di non farmi vedere fuggii con la navicella il più veloce possibile, notai di non avere molto carburante. Cercai un pianeta vicino; cercai di atterrare su di esso con discrezione, atterrando notai che si trattava sempre di un pianeta colonizzato dalle gemme. Una volta sceso notai il paesaggio, era simile alla specie di alveare che c'era nell'altro pianeta, decisi di avvicinarmi per vedere il luogo da più vicino; da un fianco della montagna ci fu una piccola esplosione, che creò un buco grande appena quanto una persona; da lì uscì una di quelle gemme, in quel momento teorizzai che quello fosse il loro metodo di riproduzione, una volta scesa la gemma appena nata, si aggrego al gruppo che si era formato sotto di essa, la cosa bizzarra che fosse uscita già completamente formata, come se questa razza aliena non avesse bisogno di crescere. Mi incamminai per il pianeta, pensai che avrei dovuto cercare dei vestiti, per passare più inosservato; improvvisamente una luce nera mi avvolse completamente; no come quella che fuoriusciva dal mio corpo durante i combattimenti, ma come quella che uscì dalla mia gemma quando estrassi la spada prima di cadere in trans; una mantella nera con un cappuccio mi comparve addosso. Questo avvenimento lo trovai molto strano, molto comodo, ma strano. <Aspetta, puoi creare vestiti a comando?>, <Steven non mi interrompere che perdo il filo del discorso.....oh Connie da quanto sei qui?>, <volevo sentire la tua storia> disse Connie, e gli risposi <ok>. Mi aggirai furtivamente cercando un sito di attracco per le loro navicelle e giustamente pensai di rubarne una, così ne avrei avuta una in ottimo stato a differenza di quella che avevo aggiustato sul pianeta logorato dalla misteriosa battaglia. Avvicinandomi al sito origliai una conversazione fra due donne gemme; una di loro era verde con quello che sembrava uno smeraldo nell'occhio e dei capelli di un verdino sparati verso l'alto; la sua pelle era di un celestino tendente al verde chiaro. Stava parlando con una un'alta donna gemma, che mi sembrò di aver già visto, infatti la vidi nella sala con quella misteriosa donna che mi lanciò quel lampo giallo; stavano parlando di una certa Rose Quarz, una ribelle che stava creando scompiglio su un certo pianeta terra. Vidi arrivare verso di me la donna smeraldo, cercai di far finta di niente, dileguandomi prima che mi vedesse. Riuscì a scorgermi mentre me ne andavo, <tu gemma cosa ci fai là, girati>, mi girai con cautela, <non mi sembra di conoscerti, che gemma dovresti essere?> disse con tono scocciato; io non sapendo cosa rispondere dissi <sono un semplice cristallo> dissi tremando, <che cosa intendi, ho detto, FAMMI VEDERE IMMEDIATAMENTE LA TUA GEMMA>. Non trovando altra scelta, decisi di fuggire, cominciai a correre verso la navicella più vicina. Era una navicella nera di forma rettangolare, sembrava composta da tanti poligoni, i motori erano dei parallelepipedi che fuoriuscivano da dietro, il davanti della navicella era a forma piramidale, con la punta tagliata. Smeraldo mi stava ancora rincorrendo, con fretta e furia afferrai un tubo che stava vicino la navicella; trafissi smeraldo da parte a parte, infilandoli il tubo nel petto. Non vidi sangue, o altro, il suo corpo scomparve in una nuvoletta di fumo bianco, vidi cadere la sua gemma precedentemente allocata nell'occhio destro. Entrai nella navicella e mi diressi verso questo posto chiamato terra. Partii per il lungo viaggio che mi attendeva, finché ad un certo punto delle astronavi affiancarono la mia; uno schermo apparve nella sala di controllo, proiettava una donna simile a smeraldo, ma con, in questo caso, la gemma nell'occhio sinistro; mi disse con tono infuriato <come hai potuto rubare questa navicella? tuttalpiù distruggendo la forma materiale di mia sorella!>. Accennai un mi dispiace e attivai i motori a piena potenza. Durante la fuga mi colpirono distruggendo il motore desto, dovetti fare un atterraggio di emergenza su un pianeta limitrofo. Ok continuo a raccontarvela domani, <hooooo, uffa> dissero in coro Steven e Connie con un tono sconsolato, <Steven, posso chiederti cos'è quello strano specchio che hai da tutto il giorno?>, mi rispose <non lo so, sembra che al suo intero ci sia una gemma intrappolata> disse con trono stranito, <me lo passeresti un attimo?> dissi, <ma certo> rispose Steven. Vedendolo da più vicino, notai una gemma dietro lo specchio; improvvisamente uno strano ed insolito potere si risvegliò in me; vidi il mare ritirarsi e una torre composta d'acqua. <Steven, vai da Garnet, Ametista e Perla, mostrali lo specchio, poi saprai tu cosa fare>, Steven mi guardò con una faccia stranita non capendo cosa intendessi. Quando tornò a casa, ero sul promontorio al fianco dell'enorme statua che celava il santuario. Dopo un pò di tempo vidi Steven uscire di casa, con in mano lo specchio, e come da mia previsione andò in spiaggia ed estrasse il Lapislazzulo incastonato dietro di esso. Me ne andai, visto che già sapevo cosa sarebbe accaduto. Cominciai a scrivere il continuo della storia, che avrei dovuto raccontare a Steven. Quando finii, andai nella casa sotto il tempio, entrai e lo posai sul letto di Steven; uscii prima che le Crystal Gems entrassero. Mi diressi verso la spiaggia, sulla sabbia dorata comparve uno squarcio molto simile al Void, cominciai a fissarlo, finché una visione mi colse, una donna alta, con un diamante incastonato sulla fronte, simile all'Atena Parthenos. Alla sua vista un senso di rabbia mi assalì; mi fiondai contro quella fenditura, -andare al suo interno mi sarebbe servito-, <se quella visione diceva il vero, mi servirà l'aiuto di Seath>. Una volta attraversata vidi delle gigantesche librerie e davanti a me il traditore della sua stessa razza, il drago imperfetto Seath, il senza scaglie.
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La gemma imperfetta
FanfictionQuesta è un racconto di una gemma. Non rimembra il suo passato. Ma non sa che c'è un popolo che lo attende. Il tempio contiene la volontà, se essa verrà liberata la luce assoluta illuminerà l'universo. Genere: Fantasy fantascientifico Fandom: Steven...