fossette

134 5 0
                                    

Finalmente il fine settimana era finito ed io potevo rilassarmi un po', mi ero divertita in quei giorni, ma mi sentivo davvero esausta. Mi alzai dal letto velocemente e, appena la mia testa smise di girare, andai in cucina a farmi un cappuccino. Dopo colazione mi vestii un po' a caso e mi gettai sul divano. Ad un tratto i miei occhi si spalancarono e mi fiondai in bagno a prepararmi. Entrai nel panico ricordandomi che oggi avevo un colloquio per un posto di lavoro in un negozio di musica. Mi truccai furiosamente, scivolai in un paio di jeans ed un maglione non troppo pesante, presi la giacca e la borsa e iniziai a correre verso il negozio.

Ero arrivata con venti minuti di ritardo, ma per fortuna riuscii lo stesso a farmi assumere ed iniziai il giorno stesso a lavorare. Gli altri commessi mi mostrarono i segreti del mestiere dopo avermi fatto indossare la divisa che consisteva in una semplice maglietta a maniche lunghe nera con il nome del negozio: "music house" scritto dietro la schiena.

si, molto originale vero?

Si mostrò particolarmente gentile un ragazzo alto con una folta chioma bionda. Rimasi ammaliata dal suo sorriso grande e, agli angoli della bocca, spuntavano due fossete profonde. I suoi occhi scuri incontrarono i miei più volte mentre mi aiutava con i clienti e mi spiegava con cura come erano suddivisi gli scaffali.

-Vedi- disse il biondino -qui, nel terzo scaffale, abbiamo la musica straniera: italiana, francese, spagnola...-

Annuii e gli sorrisi timidamente seguendo con lo sguardo le sue dita che gesticolavano e indicavano i dischi ripetutamente.

-Ehi aspetta, ma io non so ancora il tuo nome- continuò ridendo.

Rimasi un attimo confusa dal momento che le sue dita smisero di muoversi freneticamente e mi ci volle qualche secondo per realizzare cosa mi stava chiedendo. Scossi la testa appena ricordai le sue parole

-Amy, io sono Amy piacere- risposi finalmente mentre le mie guance si colorivano di un rosa acceso.

-Ah, che bel nome! io sono Evan piacere- il sorriso non abbandonò il suo volto, poi seguitò

-Non ti avevo mai visto da queste parti, strano... Avrei dovuto notare una ragazza carina come te-.

A quel punto dal rosa acceso le mie guance divennero rosse fuoco

-beh, in realtà mi sono trasferita qui solo da qualche giorno- dissi con voce sottile.

-Ora capisco il perchè- rise ancora -e da dove vieni?-

-Dall'Italia- risposi.

La conversazione andò avanti per tutto il giorno e mi sembrò un ragazzo davvero simpatico, inoltre mi ricordava un po' Kyle col suo sorriso magnetico.

Finalmente il negozio era in chiusura, così mi cambiai e salutai gli altri commessi di cui non ricordavo molto bene i nomi e, mentre il mio cervello si era già proiettato nel letto, Evan mi afferrò per un braccio riportandomi sulle gelide strade di Toronto.

-Ehm, so che sei stanca, ma mi chiedevo se.. ecco.. se ti andasse di andare a mangiare qualcosa insieme visto che non abbiamo ancora cenato-

Rimasi zitta come un ebete tentata dall'idea di rifiutare e di andarmi a infilare sotto il mio piumone, ma il suo volto illuminato di gioia riuscì a persuadermi.

-si certo, ci prendiamo una pizza?- dissi con finto entusiasmo.

-volentieri, ma poi la andiamo a mangiare in un posto speciale, ok?-

Annuii ridendo -si, va bene- .

Prendemmo una pizza per metà margherita e per metà con le patatine a causa della nostra divergenza di gusti, poi mi fece salire sulla sua macchina.

Dopo un quarto d'ora arrivammo, scesi dall'auto e mi incamminai verso di lui. Evan prese la pizza con una mano e iniziò a camminare facendomi segno di seguirlo con l'altra. Ad un certo punto si fermò e si sedette, così i miei occhi si staccarono dalla sua figura imponente per comprendere dove mi avesse portata e, con stupore, incontrarono un meraviglioso panorama: eravamo ormai entrambi seduti su un'alta collinetta e, da qui, si poteva vedere tutta Toronto. Migliaia di luci costellavano tutto quello che si trovava al di sotto di noi, qualche spruzzo di neve ricopriva le case e le vie e, all'orizzonte c'reano solo le ombre scure dei monti.

-bello vero?- chiese Evan quasi commosso.

-meraviglioso- risposi voltandomi verso di lui e incrociando le sue iridi scure quanto le ombre delle montagne.

Lui mi avvolse un braccio intorno e mi strinse a se, con le dita dell'altra mano iniziò ad arricciare i miei capelli morbidi, poi sfiorò leggermente le mie guance col pollice, le sue labbra si avvicinarono e baciarono delicatamente la mia fronte.

Rimasi immobile, gli occhi fissi su di lui, incapace di pensare, di reagire. Quel gesto era così delicato ed io mi sentii al sicuro in quell'istante.

Seguii un lungo silenzio, un silenzio quasi sacro, che fu interrotto solo da qualche frase.

Poi lui aprì la scatola ed iniziammo a mangiare, gli rubai qualche patatina come al mio solito e lui si vendicò infilandomene una nel naso. Ridemmo e scherzammo come due bambini, poi ad un tratto si gettò all'indietro sull'erba fredda e mi trascinò con sè.

Osservammo il cielo e le sue infinte stelle indicando quelle che più ci piacevano e, infine, mi addormentai con la testa poggiata sul suo petto mentre lui accarezzava dolcemente la mia fronte.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 13, 2014 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

"Come una foglia in autunno."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora