Il suo sorriso

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Mi sedetti per terra con la testa poggiata alla finestra e mentre divoravo con gli occhi il libro anonimo, sorseggiavo un cappuccino caldo. Lessi ininterrottamente per tre ore, poi chiusi il il libro e volsi lo sguardo alla finestra. Un piccolo fiore rosa antico colse la mia attenzione mentre precipitava adagio tra i fiocchi di neve e io lo seguii con lo sguardo finchè non toccò il suolo. Un gelido spiffero mi fece rabbrividire e io ritornai in me. Mi alzai, posai con cura il libro sulla scrivania e andai in cucina per mettere qualcosa sotto i denti.

Con la coda dell'occhio vidi le foglie degli alberi che si agitavano freneticamente al tocco del vento ghiacciato. Ingoiai l'ultimo boccone del biscotto che stavo mangiando e mi diressi lentamente verso la finestra. Da lì si potevano intravedere le bianche vette delle montagne e i lampioni coperti di brina che infondevano una luce fioca sulle strade, mentre le case erano adornate di luci natalizie. Provai un senso di pace e commozione osservando quell'immagine e una lacrima scivolò lungo il mio volto impassibile. Mi asciugai la guancia e mi tornarono in mente le parole di Kyle, allora fui assalita dai sensi di colpa, ma ero troppo orgogliosa per chiedere scusa, così andai alla ricerca del mio gatto per distrarmi un po'.

Passai la sera a guardare film a caso coccolando il mio candido e peloso micio dagli occhi grigi che ricambiava con dolci fusa. Quando mi accorsi che si era fatto tardi spensi tutto e andai a letto lasciando accessa una lampada a causa del mio terrore del buio. Mi rifugiai sotto le coperte e Hazel (il mio gatto) si accucciolò ai miei piedi, gli dedicai ancora qualche attenzione e poi mi addormentai profondamente. 

***

Aprii gli occhi lentamente e ripetutamente, scivolai giù dal letto trascinandomi il piumone dietro fino in bagno. Mi sistemai un po' arruffandomi i capelli come al solito, indossai un largo maglione beige, un paio di jeans e le converse, afferrai la borsa e il cappello gettando un ultimo sguardo allo specchio e poi uscii.

Vagaii confusa per le varie strade e ad un tratto sentii un odore invitante provenire da un bar e, dal momento che non avevo ancora messo nulla nello stomaco, decisi di fermarmi a fare colazione lì.

Mi mossi decisa attraverso il locale diretta verso un tavolo abbastanza isolato e presi posto.

-Cosa vorresti ordinare?- chiese una voce familiare.

Non avevo notato nessuno avvicinarsi perciò alzai la testa di scatto per ordinare la prima cosa che mi era passata per la mente dal momento che non avevo avuto modo di scegliere con calma, ma rimasi a bocca aperta quando mi resi conto che il cameriere era il ragazzo moro del giorno prima. Ero chiaramente infastidita perchè mi sentivo in colpa pensando a come lo avevo trattato e, assorta nei miei pensieri, mi dimenticai della situazione in cui ero.

Kyle mi ripropose la domanda, e io esclamai -pancakes!- tornando in me. La sua bocca si incurvò in un sorriso caldo che risaltava sul suo volto bianco -arrivano subito- disse pacatamente e, mentre si voltava per tornare al suo lavoro, le mie guance diventarono rosee.

"Come una foglia in autunno."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora