Al sentir pronunciare quelle parole, la mia attenzione ricade di nuovo su di lui. Mi risiedo, e lo guardo dritto negli occhi.
"Come fa a conosce mio padre?." Chiedo in modo fin troppo calmo.
Ho il sangue che mi ribolle, odio sentire nominare il nome dei miei genitori, perché so che non seguono mai parole belle e carine.
Incrocia le mani, e accenna un sorriso. "Intendi come faccio a conoscere la persona a cui ho voluto più bene in tutta la mia vita, dopo i miei figli e mia moglie?" Ok adesso sta sorridendo, e io sono sempre più confusa.
"Come hai detto scusa?" Domando curiosa.
"Si hai capito bene. Avrei dovuto spiegarti tutto molto meglio, invece che seguirti per una settimana intera per la città" dice con nonchalance. Quindi era lui con la berlina nera?
"Quindi eri tu, stamattina con la berlina nera?" Sono troppo confusa. Perché cercarmi, seguirmi, e dirmi queste cose? Per arrivare a quale scopo?
"Si". Sospira. "Ma non avevo assolutamente intenzione di spaventarti. O meglio spaventarvi." Ammette. Spaventavi? A chi si riferisce quel "voi?", a mia cugina? Glielo devo chiedere.
"Cosa intendi per voi? A chi altro hai seguito? O meglio, pedinato." Sono di nuovo scontrosa.
"A tua cugina Summer. Ma per necessità. Dovevo sapere cosa stavate combinando in questo periodo abbastanza difficile, e quando ho saputo che ve ne siete andate di casa, vi ho cercate per tutto il paese." Sembra sincero.
"Ma per quale motivo, un misterioso amico di papà, avrebbe così tanta necessità di trovarci?" Non capisco.
"Prima di tutto, perché siete due minorenni che vivono in un appartamento, in un quartiere losco, da sole." si schiarisce la voce. "Secondo perché ho promesso a vostro padre, che se mai le cose si fossero messe male, avrei badato a voi. Dandovi un posto decente dove stare." Mi guarda profondamente negli occhi, per intuire se gli credo o meno. Sinceramente non so ancora cosa fare.
"Innanzi tutto, partiamo dal presupposto che abbiamo un posto dove stare." Mi sto scaldando di nuovo, gesticolando con le mani. "Per seconda cosa, sia io che mia cugina, non abbiamo bisogno di nessuno, tanto meno di un tutor che ci faccia da padre." Lo guardo anche io negli occhi ora, per fargli capire che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno.
Mi guarda e ride. Cosa c'è di tanto divertente? Io lo guardo inarcando il labbro superiore, mentre lui ancora ride.
"Quindi? Cosa ho detto di tanto divertente?" Sputo queste parole con una sicurezza che in questo momento non ho.
"Non ho intenzione di farvi da padre, stai tranquilla, ho già tre belve a cui pensare" dice un po' rammaricato. Chissà se si riferisce ai figli che ha citato prima.
"Voglio farvi stare bene in questo periodo di assenza di tuo padre, che stando a quanto dicono gli avvocati, si aggira tra i 4 e i 25 anni di reclusione. Dipende tutto da come si metteranno le cose". Torna subito serio e rimette le mani intrecciate sul tavolo.
Ma di quali cose parla? La poca sicurezza che cercavo di dimostrare, è sparita al solo pensiero di non vedere più mio padre per tutto questo tempo, e per il fatto che noi dovremo vivere in questo modo, Cercando di risparmiare il più possibile. La cosa che mi fa imbestialire più di tutte, è che questo sconosciuto sia a contatto con gli avvocati di papà, e sicuramente anche con lui, mentre io e Summer è da quando l'hanno portato via che non abbiamo sue notizie.
"Farvi stare bene in che modo?" Cerco di mantenere la calma, e acquisire sicurezza.
"Anche in modo economico, se è questo quello che intendi." Mi guarda un po' dispiaciuto. "So che da quando ve ne siete andate, non avete più tanto denaro con voi, sopratutto da quando Meghan vi ha tagliato i conti." Ma quante cose sa questo tizio?
"Per prima cosa, se anche dovessimo accettare questo suo sforzo caritatevole, vorrei sapere con chi avere a che fare. Non so neanche come si chiama." Alzo le spalle, mentre ricevo un sms.
Controllo il cellulare, mentre l'uomo seduto davanti a me, mi guarda e aspetta che abbia finito prima di procedere a parlare.
L'sms è di Summer che mi informa che farà tardi a causa del traffico, rispondo velocemente con l'emoji del pollice alzato, metto via il cellulare e torno ad ascoltare l'uomo.
"Hai ragione. Non mi sono neanche presentato. Il mio nome è Blythe Milton."Mi sorride con un sorriso molto cordiale. Non ci posso credere, ecco dove avevo già visto i suoi grossi occhi blu, deve essere sicuramente il padre di Logan Milton, il tipo che ho conosciuto questa mattina. Lo fisso ancora per qualche minuto.
"C'è qualcosa che non torna con il mio nome?" Mi chiede curioso, non capendo il motivo della mia reazione.
"No, assolutamente. È che molto probabilmente questa mattina ho conosciuto suo figlio, Logan vero?" Gli chiedo sorridendo, ricordando il volto perfetto e magnifico di Logan.
Nei suoi occhi intravedo un lampo di preoccupazione. "Hai conosciuto Logan? Dove? Spero sia stato gentile". È spaventato forse? Si, è decisamente spaventato, o forse preoccupato. Ha paura che suo figlio mi abbia fatto qualche "apprezzamento", anche in modo volgare.
"L'ho conosciuto questa mattina a scuola. Sono andata lì per iscrivermi con mia cugina." Sorrido. "E si, non si preoccupi, è stato abbastanza gentile" sorrido ancora un po' di più, e arrossisco un pochino.
Tira un sospiro di sollievo e abbassa le spalle che gli si erano irrigidite. "Diciamo che non era quello il modo in cui avrei voluto farvi conoscere, ma sono felice che sia andata bene dai". Ride mentre io arrossisco sempre di più.
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Perdersi per ritrovarsi
Novela JuvenilAlexis e Summer Garcia, diciassette anni, cugine, un passato disastroso alle spalle e una fuga. Non è questo che sognavano le due cugine, quando solo un anno prima sorseggiavano drink a bordo piscina della loro lussuosissima villa a Los Angeles, epp...