Prendo la prima giacca che trovo in camera, infilo le scarpe, apro la porta e sconvolto, me ne vado da casa. Girovagando, so esattamente dove mi trovo. Un luogo dimenticato dalle persone, abbandonato. Inaspettatamente sento della vita qui, una cerchia familiare che lavora nei i campi. Tempo fa, in quello stesso campo, piantarono dei piccoli ulivi e io mi chiedevo sempre di chi fossero. Finalmente avevo trovato la risposta. Della nuova vita stava arrivando, credo che queste persone stiano per trasferirsi qui, ne ho quasi la certezza. Io, indifferente, vado sul trullo dove è solito che io vada quando voglio stare un po' da solo. Sono appoggiato su una facciata di esso e d'un tratto con la coda dell'occhio vedo alla mia sinistra un'ombra svanire, istintivamente giro il capo verso la destra, ecco che l'ombra riappare. È l'ombra di un cane, non sembra di grande statura, ma abbaia potentemente, mi guardo intorno, per un momento ho pensato che qualcuno mi stesse guardando, ma non era così. All'improvviso sento un urlo, veniva da lontano, dalla strada per andare a casa, qualcuno aveva appena urlato "Blaaaack", non ci faccio molto caso, la mia unica preoccupazione era scappare da quel cane. Vedo l'ombra sparire, io scendo dal trullo e percorro la strada a ritroso e col telefono inizio a fare qualche foto. Sento dietro di me dei passi veloci e un fiato pesante, mi giro di scatto, mi ritrovo davanti Black, il cane dei vicini di mia zia. Di solito quel cane è sempre in casa, l'ho visto libero poche volte, ma adesso è qui davanti a me e posso passare del tempo con lui. Nonostante ciò, provo a riportarlo a casa ma si ostina a non ascoltarmi e inizia percorre la strada opposta a quella di casa. Decido di seguirlo per controllare che non facesse qualche danno. Facciamo molta strada. Siamo arrivati alla fine del tratturo, io non ero mai andato oltre poiché dopo la strada, segue un'enorme prateria. Black girovaga nei dintorni, io lo tengo sott'occhio fino a quando inizia ad allontanarsi e ad addentrarsi nella pianura. Noto che al centro della valle c'è un grande ammasso di legna secca, che accumulata, formava un grosso cerchio. Lo seguo e proseguiamo fino alla fine di quest'enorme distesa definita da un possente albero fiorito, si, possente. Mi sentivo quasi sottomesso da quest'albero, come se fosse lui a tenere tutto sotto controllo, perché alla fine se ci pensi è così. Quando ti trovi nella natura, essa ha il controllo, la natura è un'unica cosa manifestata in più elementi che appunto la rappresentano. Nel sottosuolo, gli alberi sono connessi tra di loro ma anche con le radici dell'erba, dei fiori e delle piante ed è questo che permette la supervisione di tutto. In realtà la terra è un'enorme cervello, perché è formata da tantissime connessioni che interagiscono tra di loro, proprio come il nostro cervello. Da quel momeno il cane iniza ad ascoltarmi, come se anche lui si sentisse inferiore. Gli dico di andarcene, così facciamo, e inizia a seguirmi. Black iniza ad allontanarsi verso destra, io non dico nulla, ormai avevo capito che non avrebbe fatto più un passo falso. Lo guardo, lui s'immobilizza. Qualche istante dopo entrambi iniziamo a correre, lui all'estrema destra del campo, io all'esatto opposto. L'unica cosa a dividerci erano le ramaglie. Non so descrivere questo momento, è così strano, come se fosse avvenuta una sorta di connessione tra noi. Gli sguardi s'incrociano in mezzo all'erba selvatica e gli alberi, e nessuno supera l'altro. Arriviamo all'inizio della vallata e ci mettiamo sulla strada di casa. In lontananza vedo delle persone vicino al trullo e avvicinandomi le riconosco, erano i miei vicini di casa con i loro cugini che portano a spasso i loro cani. Mi chiedono di mettere il guinzaglio al cane; sono ancora lontano da loro, e l'unica cosa che faccio è un gesto con le braccia che sta a significare che non potevo far nulla. Li raggiungo, e nel frattempo speravo che Black non attaccasse nessun altro cane, e fortunatamente non accade nulla. Adesso siamo davanti alla casa dei padroni del cane, ma loro non sono qui. Poco dopo eccoli che arrivano in macchina, stavano cercando Black. Scendono dalla macchina e ci ringraziano, ma effettivamente avevo riportato io il cane a casa. Continuo a camminare fino ad arrivare a casa mia, scavalco la recinzione e sono dentro. Mio padre mi dice che sul tavolo in veranda c'è qualcosa che potrebbe interessarmi. Mi dirigo al tavolo e in una busta arancione vedo delle cinte. Sono quattro, e due mi piacciono di più rispetto alle altre due. Su quelle che preferisco ci sono delle incisioni, la scritta che mi colpisce di più è "S. FRANCISCO CITY U.S.A.". Questa città era il luogo che precedentemente, per otto ore, aveva sconvolto la mia mente. Avevo capito che tutto ciò che era accaduto era stato in qualche modo stato previsto. Sono più sconvolto di prima.

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ContoSituazioni, sensazioni, emozioni. Raccolta di testi brevi, che esprimono una parte di me, il mio modo di pensare, la prospettiva della mia vita. 27/02/19