𝐋𝐀 𝐂𝐇𝐈𝐀𝐕𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐂𝐔𝐎𝐑𝐄 || 𝐃𝐀𝐍𝐈𝐄𝐋 𝐒𝐇𝐀𝐑𝐌𝐀𝐍

5. 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐢𝐭𝐚 𝐚 𝐬𝐜𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢

   Sophie Smith amava i romanzi rosa, davvero. Li divorava! Questo, però, non voleva di certo dire che apprezzasse vedere certe cose di prima mattina, soprattutto se riguardava Oliver Campell che infilava la lingua nella gola di Victoria Taylor: la rossa appiccicata a lui in quel momento, tutta gambe.

Se ne stavano poggiati a una colonna poco lontana da dove si trovava lei che, appena riconosciuti, si era bloccata sui suoi stessi passi. In generale, guardare la gente baciarsi la metteva un po' in imbarazzo, ma quello era davvero troppo anche per un tipo indifferente al resto del mondo, come il suo migliore amico. Oliver la stringeva forte, Victoria, e, nonostante la distanza, Sophie riusciva a vedere il modo in cui le loro lingue si cercassero.

«Secondo te, sarebbe il caso di ricordargli l'uso del preservativo?» domandò una voce accanto a lei, maschile e roca, facendola sobbalzare. Sophie spostò di scatto lo sguardo, incrociando quello maliziosamente divertito di Andrew Sheppard. «Sei tutta rossa, bambolina. Sei gelosa o imbarazzata per il tuo amico?» ammiccò poi, prendendola in giro.

Sophie per un attimo rimase in silenzio. Sulla lingua tratteneva una risposta acida delle sue, tutta per lui, ma la bellezza del suo viso sembrò bloccare qualsiasi istinto. I ricci di Andrew erano disordinati, baciati sempre da quei riflessi dorati, gli occhi torbidi ma profondi attorniati dagli occhiali neri, mentre la sua mano grande e affusolata sistemava la tracolla della sua borsa sulla propria spalla.

"Smettila di incantarti, Smith!", le urlò contro la sua coscienza.

Quello sembrò essere abbastanza per riportarla alla realtà.

Assottigliò gli occhi nocciola nei suoi e sbuffò: «Non credo proprio siano affari tuoi.»

«Avanti, ti si legge in faccia che vorresti strozzare quel Campell.» la schernì lui, beffardo. «Hai una cotta per lui?» le chiese, abbassando fin troppo il viso verso quello di lei.

Sophie fece un passo indietro, lo fulminò con lo sguardo. «Non ci dormo la notte, guarda!» esclamò, sarcastica. Scosse leggermente la testa e poi il suo sguardo ritornò verso la direzione di prima. «Che stronzo!» apostrofò poi il suo migliore amico, una smorfia a piegarle le labbra sottili.

Daniel sogghignò, convinto che comunque quella fosse una buona opportunità per attirare Sophie Smith a sé. La guardò però meglio in volto e si ritrovò ad aggrottare la fronte, vedendo l'espressione delusa sul viso della ragazzina.

«Ma ti piace sul serio?!» esclamò allora, incredulo.

«Senti, non sono affari tuoi!» sbottò Sophie, esasperata e disgustata. «E sta lontano da me, non voglio dirtelo più!» gli puntò l'indice contro, arrivando a sfiorargli il petto involontariamente.

Quando se ne accorse, quasi sussultò ma cercò di mantenere un'espressione impassibile, limitandosi a rivolgergli un'occhiata eloquente prima di allontanarsi e dargli definitivamente le spalle.

Daniel la guardò andare via con un mezzo ghigno sulla bocca. Aveva quel tono acido ancora nelle orecchie dalle sue sere precedenti, passate da Henry's: ogni volta che si era avvicinato al bancone, lei gli aveva ripetuto di starle alla larga. Eppure, era proprio Sophie a trarlo a sé, con quel naso alla francese arricciato ogni volta e l'espressione esasperata. La sera prima, Peter l'aveva praticamente preso per il colletto della camicia e trascinato fuori dal pub, capendo che quella povera ragazza avesse ormai perso la pazienza.

Lui però non cedeva.

Era come una partita a scacchi, di quelle che non giocava da quando era morto suo nonno, sedici anni prima. Studiava l'avversario e le prossime mosse disponibili: fingeva di cedere alle parole acide di Sophie, ma l'attimo dopo era pronto a coglierla alle spalle. Come quella mattina. L'aveva riconosciuta subito, dopo più di una settimana passata a osservarla: i jeans e il maglioncino lilla che indossava erano stati praticamente una calamita per lui, che adorava tracciare con i propri palmi i corpi femminili.