Capitolo I - L'inizio del viaggio

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La nostra storia ha inizio con un abbraccio; ed è proprio con quest'ultimo che tutto finì.

"Durante l'incontro preliminare tra l'universo 7 e 9 e anche nel bel mezzo del Torneo del Potere, organizzati dai due Zeno-sama, mi sono trovato ad affrontare diversi stati emotivi: ero impaurito, a tratti sollevato, speranzoso, ma anche terrorizzato e sconfitto.
Quarantotto minuti, cento takk. In quel lasso di tempo sono riuscito non solo a sopravvivere con tutto il mio universo, ma anche ad innamorarmi come un perfetto idiota. Questo sentimento mi schiaccerà per tutta la durata della mia vita; quindi, se tutto va bene, per milioni e milioni di anni. La cosa non mi rincuora neanche un po'.
Sarebbe stato forse più facile essere distrutto durante il torneo?
Ma cosa dico?! Io sono il Kaioshin del Settimo Universo, un Dio della Creazione, non posso dire una cosa del genere...sarebbe stato facile, però. Sarebbe finito tutto in un attimo: niente palpiti improvvisi al cuore, guance arrossate, sogni imbarazzanti, mani tremanti. In fondo, però, è giusto che io provi questi sentimenti! Se fossi completamente vuoto, incapace di amare, non meriterei di proteggere il mio universo e le persone a me care. Ma allora perché dovevo innamorarmi proprio di lui? Perché devo complicare e rovinare tutto? Così testardo, egoista, prepotente! Io non ti amo, hai capito? Ti odio, B-"
«Kaioshin, hai visite! Sono Goku e i suoi amici», mi avvisò Kibito dal corridoio del tempio, senza però entrare nella mia stanza. Io lo ringraziai, riponendo il diario - nel quale stavo scrivendo - nel cassetto della scrivania, per poi avviarmi verso il cortile.
Mentre camminavo, lentamente ma inesorabilmente, ripensai al periodo passato come fusione insieme a Kibito: nessuno dei due sapeva che, utilizzando gli orecchini Potara, non saremmo più stati in grado di dividerci. La mia coscienza c'era, ma era sepolta, e vivevo senza avere il pieno controllo di me; i miei ricordi sembrano quelli di un sogno. Non so cosa desiderasse Kibito, cioè se volesse rimanere fuso con me...e non nego che la risposta a questa domanda, ancora a me sconosciuta, mi spaventa tuttora. In quella confusione non capivo se i pensieri e i ricordi fossero miei, di Kibito o di Kibitoshin, il nome della nostra fusione. Ma per fortuna non avevo perso la consapevolezza di esistere, e fu questo che mi portò a raccogliere le Sfere del Drago; e infine, utilizzando l'ultimo briciolo di forza che mi era rimasta, prima di essere assorbito del tutto e svanire nel nulla, espressi il mio desiderio: essere liberato da quella prigione.
Riemerso, lanciai verso di lui uno sguardo glaciale, sentendomi violato; era stata colpa di entrambi se ci eravamo ritrovati in quella situazione, eppure sentivo come se non volesse più lasciarmi andare, come se quello fosse sempre stato il suo desiderio più grande. Per questo motivo avevo preso le distanze da lui, rifiutando qualsiasi sua gentilezza o aiuto che non riguardasse il suo dovere di Assistente Kaioshin.
Arrivai in cortile, dove il Sommo Kaioshin, Kibito, Goku, Whis e Beerus mi stavano aspettando.
«Ma che sorpresa, Son Goku, Whis-san, Beerus-sama!», esclamai, cercando di comportarmi normalmente, «a cosa devo questa visita inaspettata?».
«Shin, lascia perdere i convenevoli, ormai puoi anche evitare di usare gli onorifici con noi», disse Whis sventolando la mano, in segno di negazione.
Goku mi si avvicinò, sorridendo in modo quasi sospetto; già immaginavo qualche strana richiesta, che avrebbe messo in pericolo non solo la mia pazienza, ma anche l'intero Universo.
«Yo, Shin! Tutto bene? Spero proprio di sì, perché vedi... ecco... avrei una richiesta da farti!», disse dandomi una pacca sulla spalla, facendomi indietreggiare.
Intanto il Sommo Kaioshin se la rideva sotto i baffi, mentre Kibito versava il tè, invitando i presenti, me compreso, ad accomodarsi al tavolo per parlare con tranquillità. Tutti seguirono il suo consiglio, anche Beerus che, fino a quel momento, non aveva pronunciato neanche una parola. Allo stesso modo, io non avevo osato alzare lo sguardo verso di lui, per paura di incrociare i suoi occhi. Da qualche mese, praticamente dalla fine del Torneo, Beerus non era più lo stesso: parlava poco, si arrabbiava subito e, soprattutto, era sempre serio, anche quando mangiava.
«Dimmi pure, Goku», chiesi subito dopo aver bevuto un sorso di tè, sfiorandomi il lobo dell'orecchio destro, dove il Potara scintillava in bella vista.

Creazione e Distruzione || Beerus x ShinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora