Capitolo III - Il marchio di Psiche

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«Buongiorno Goku. Vedi che oggi c'è anche Vegeta con noi», li salutai, incrociando il mio sguardo con quello del principe dei Saiyan.
«Tsk. Non permetterò mai a Kakaroth di imparare una nuova tecnica mentre io sono sulla Terra», rispose con tono duro, senza interrompere il contatto visivo.
Sospirai, affranto. Non ero riuscito a riposare molto a causa dell'incontro della sera precedente, soprattutto visto che avevo accumulato costantemente ki.
«Il meccanismo di questa tecnica è molto semplice: dovete avere pazienza e concentrazione», iniziai a spiegare, venendo immediatamente interrotto dai miei allievi.
«Mi prendi in giro?»
«Shin! Non ho capito nulla!»
Trattenni una risata, ignorando i loro commenti e continuando a spiegare.
«Dovete creare dentro di voi un contenitore, chiamato Kontena, di qualsiasi forma: immaginatelo come un vaso, una scatola, un fiume... ciò che più vi aggrada. Non appena avrete assimilato e fatto vostra questa immagine, dovrete passare ogni momento della giornata ad accumulare energia».
Notai Whis osservarci da lontano, cucinando, mentre Beerus aspettava con impazienza la colazione. Sembrava così innocente, sereno e spensierato, nonostante fosse - in realtà - il completo opposto. Tutto di lui odorava di disperazione, urla di dolore: erano forse i pianeti che aveva devastato senza alcuna pietà, solo per il divertimento di farlo?
Eppure i suoi occhi sembravano così vacui, tristi; emanava una forte sensazione di tristezza e solitudine, impossibile da percepire se non da un'altra divinità.
Ma forse lo stavo solo psicanalizzando troppo.
«Dovrete farlo anche mentre vi allenate, mangiate, dormite. Sarà difficile all'inizio: ve lo dimenticherete, magari mentre riposate, interrompendo così il meccanismo. Arriverete al punto di riuscire a farlo, come me, senza nemmeno pensarci; ma più vi concentrerete, più ki riuscirete ad accumulare. Ogni persona però ha un proprio limite, naturalmente: in questo periodo ho accumulato energia passivamente, senza concentrarmi, e mi ci sono voluti 6 mesi per riempirla del tutto», mi fermai un attimo, osservando il volto di Goku e Vegeta inasprirsi a questa notizia.
«Shin, ma è troppo tempo!», si lamentò Goku, che fino a quel momento era rimasto fermo ad ascoltarmi. Gli sorrisi, grato dell'attenzione che mi stava prestando.
Anche Beerus e Whis ci avevano raggiunti, ascoltando in silenzio la spiegazione; iniziai a sudare freddo, mentre un forte calore sembrava bruciarmi la carne del petto, proprio all'altezza del mio marchio. Distolsi lo sguardo dall'angelo, conoscendo la sua perspicacia, ignorando il dolore del simbolo che mi ero ritrovato sul corpo qualche mese prima.
«So che è troppo tempo per dei guerrieri, ma non preoccupatevi: dipende dalla capienza del vostro Kontena e, una volta abituati al sistema, vi ci vorrà meno di una notte», conclusi, rilasciando nuovamente la mia energia, dimostrando loro di averla nuovamente accumulata. Il dolore scomparve qualche minuto dopo, permettendomi di tornare alla normalità e scatenare tutto il mio potenziale.
«E questo dovrebbe aiutarci?», sentì dire a Vegeta, stizzito dall'energia che stavo sprigionando. Decisi così di dargli una breve dimostrazione: mi mossi con gran velocità, portandomi alle sue spalle per poi sfiorarlo con la punta delle dita. Il Saiyan venne scaraventato al di fuori del pianeta di Beerus, in direzione della Terra, meta che avrebbe velocemente raggiunto se non si fosse trasformato in Super Saiyan Blu per rallentare e, infine, bloccare la traiettoria.
«Prima di insegnarvi ad accumulare l'energia e dove canalizzarla, però, devo avvisarvi: come tutte le tecniche, nemmeno questa è perfetta, ed ha un punto debole. Se doveste avere un Kontena molto capiente e pieno di energia, ma un fisico che non è pronto a contenerla e utilizzarla... il vostro corpo non sopporterà la pressione, e i vostri vasi sanguigni si spezzeranno, portando il cuore a scoppiare».
«Urca, esploderemo!», ripeté Goku, affascinato dalla tecnica e per niente spaventato da questa ipotesi.

La giornata passò velocemente, fra tentativi e liti tra i due Saiyan.
«Shin, sento che qualcosa ti disturba», disse Whis ad alta voce, mentre supervisionavo gli allenamenti, probabilmente riferendosi all'episodio di quella mattina. Come aveva fatto? Era impossibile che avesse notato il mio malore!
«Che cosa intendi, Whis?», risposi, tentando di sembrare credibile e di non usare l'onorifico, cosa per cui ero stato più volte rimproverato.
«Cosa nascondi sotto gli abiti?», mi chiese stavolta, facendomi arrossire violentemente. Sapevamo entrambi a cosa si riferiva, ma dall'esterno era facilmente fraintendibile! Che cosa avrebbe pensato Beerus? Ma almeno ci stava ascoltando?
Quando incrociai il suo sguardo, lo vidi: disteso su un'amaca, lo sguardo fisso su di noi ma completamente disinteressato alla faccenda. Perché mi facevo del male illudendomi in quel modo? Era ovvio che al Dio della distruzione non importasse di me, se non per la sua vita: se io fossi morto, lui mi avrebbe seguito nella tomba.
«Non so di cosa tu stia parlando, Whis», continuai a fingere innocenza, terminando l'allenamento e spronando Son e Vegeta a tornare sulla Terra per riposarsi.
Sapevo bene cosa stava succedendo: avevo ricevuto il Marchio di Psiche, fanciulla nota per aver scatenato la gelosia della Dea greca Venere ed aver sposato il figlio, Eros.
Avevo trovato, dal nulla, il simbolo inciso sul mio petto una mattina: era una maledizione che, probabilmente, avrei avuto a vita. Si narra che chi riceva il marchio rappresenti Psiche, e che che solo il vero amore - Eros - sarebbe stato in grado di liberare l'amata. Chi mi aveva marchiato, invece, rappresentava Venere, alla quale si sarà legati fino allo scioglimento del sigillo o, al contrario, per l'eternità.
Essendo il Dio della Creazione, però, so bene di non essere destinato all'amore, nonostante io lo brami e bruci di passione. Ciò significa che apparterrò a quella persona, che saprà sempre dove mi trovo e che potrà farmi del male ogni volta che vorrà.
«Non puoi assecondarlo per sempre, Shin. Dobbiamo scoprire chi è stato».
Le sue parole mi confortarono, ma al tempo stesso mi fecero infuriare: perché era sempre così perfetto? Se solo un angelo era degno di stare al fianco di un Dio della Distruzione, allora era inutile per me continuare a sperare!
«Ma come possiamo farlo? Io ci ho già provato, ma non ho scoperto niente!», sussurrai, ormai sconfitto, incapace di negare oltre l'evidenza.
«Intanto fammelo vedere come si deve», disse Whis sorridendo, trascinandomi dentro il palazzo per poi iniziare a sbottonarmi la tunica.
«W-Whis, posso fare da solo, aspetta-», balbettai, arrossendo violentemente, colto alla sprovvista.
La mano dell'angelo mi accarezzava il petto con estrema delicatezza, come se potessi spezzarmi, mentre il mio imbarazzo cresceva maggiormente. Decisi però di godermi quel contatto, caldo e piacevole, inclinando la testa da un lato per permettergli di osservare meglio il marchio.  
«Che sta succedendo qui?», chiese all'improvviso una voce alle mie spalle, anche se sembrava più un'affermazione che una domanda.
Whis ritrasse la mano, invitandomi a riabbottonarmi, per poi ridacchiare con la sua solita voce acuta.
«Beerus-sama, si è riposato? Come si sente?», chiese, sviando il discorso, nonostante il Dio della Distruzione non sembrava intenzionato a cambiare argomento.
«Whis, non farmelo ripetere due volte», minacciò, senza distogliere lo sguardo da me. Mi guardava come fossi diventato improvvisamente impuro, come se fossi stato violato. Tentai di riprendere il controllo di me stesso, nonostante l'imbarazzo di quel momento mi fece palpitare il cuore.
«B-Beerus, ho chiesto a Whis di controllare come sta il mio cuore, sai com'è, ho già vissuto per millenni e volevo-»
«Whis, lasciaci soli».
«Tranquillo Shin, io e Vados abbiamo organizzato un torneo tra gli universi! Lì potremo scoprire chi è stato!», concluse l'angelo, continuando a ridacchiare, obbedendo all'ordine di Beerus.
Il cuore prese a battermi furiosamente quando ci ritrovammo da soli: stavo cercando di reprimere e tenere nascosti i miei sentimenti, per cui l'ultima cosa di cui avevo bisogno era di ritrovarmi da solo con lui in una stanza.
Senza alcuna gentilezza il Dio della Distruzione si avvicinò a me, aprendo con forza la tunica e facendo saltare via qualche bottone. Osservò il segno, accarezzandolo con le sue unghie feline, facendomi rabbrividire in tutto il corpo.
«Il marchio di Psiche? Davvero, Shin?», domandò ironicamente, avvicinando il viso al mio petto per osservarlo meglio. Mi sentì impazzire nel momento in cui il suo respiro, caldo e umido, entrò in contatto con la mia pelle nuda, scuotendomi con una scarica di eccitazione lungo la schiena, attraversando ognuna delle mie vertebre.
«Dobbiamo scoprire chi è stato», disse solamente, quasi ringhiando, per poi darmi le spalle ed uscire dalla stanza, lasciandomi lì, imbambolato e in parte nudo.
Proprio non riuscivo a capirlo: si era interessato tanto, era parso infuriato, e poi andava via in quel modo? Improvvisamente il dolore si ripresentò, ancora più forte di prima, costringendomi a cadere sulle ginocchia e ad annaspare in cerca d'ossigeno.

«Come osi farti toccare da qualcun altro che non sia io?», urlò l'oscura figura, sbattendo i pugni sul tavolo della sua dimora, «Finché non tornerai da me non ti darò pace, Shin! Ti pentirai di esserti voluto separare da me!»



🌸Angolo S e r e n a🌸
Piccola curiosità!
Il termine Kontena, vale a dire il contenitore spirituale di ki ideato da Shin, sarebbe la traduzione in giapponese della parola "contenitore" scritta in romaji (lettere occidentali).

So di aver perso molto tempo per questo aggiornamento, ma mi sono concentrata principalmente sulla mia EreRiren (Eren x Levi di Attack on Titan), quindi ammetto di aver un po' trascurato questa 🙈

Spero che il nuovo capitolo vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate ♡
Alla prossima!

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 13, 2019 ⏰

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