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Caro diario;
Amavo il modo in cui riusciva a farmi sentire, mi faceva credere di essere qualcuno, di essere importante per qualcuno, con lui riuscivo a sentirmi viva. Riusciva a levare la nebbia che da anni occupava la mia testa e ingombrava il resto del corpo. Amavo il senso di leggerezza che provavo con lui, riuscivo a essere me stessa e riuscivo a non pensare allo schifo che dovevo inghiottire ogni giorno, da troppi giorni. Riusciva ad anestetizzare quei pensieri che si permettevano di rovinarmi le giornate riempiendomi la testa e svuotandomi lentamente il cuore. Prima di lui le giornate erano vuote, sfocate. Riempiva le ore solo guardandomi e rimanevo incantata da questa sua capacità. I bozzoli che avevo da tempo nello stomaco avevano iniziato a schiudersi e mi solleticavano volando. Pensavo che quei bruchi fossero morti tempo prima, quando mi ero buttata in quel mare pieno di pesci grossi che mi avevano mangiata a pezzi piccoli. Non riuscivo più ad aprirmi e ad esternare quello che provavo. Iniziai ad allontanarlo. Iniziai a stringere il cuore in una morsa dolorosa e sentii le farfalle morire. Lo lasciai andare e con lui se ne andò anche un pezzo di me.

Diario di una ragazza in costruzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora