Capitolo 5

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Sapeva come ci si sentiva a tremare così prima di toccare qualcuno.
Un desiderio così acuto che è diventato disperazione

Holly Black

Il vestito stringeva sui fianchi tutta l'ansia che avevo nel cuore. Ero arrivata da meno di un giorno e non sentivo più il sapore della forza e dell'equilibrio che mi avevano sempre contraddistinto. Qualcosa in me era cambiato. Ero sempre stata una ragazza che puntava dritto verso la meta e in un altro tempo non sarei rimasta ospite di quel castello e di un uomo così scostante. Eppure c'era qualcosa in tutto quello che mi circondava che caricava la mia vita di domande, domande che non conoscevo e di risposte, quindi, altrettanto impossibili. Avevo indossato il vestito blu. Non avevo mai indossato un abito da sera, lungo, elegante. Mi sentivo una donna, forse per la prima volta nella mia vita. Avevo raccolto i miei capelli con uno chignon morbido e qualche ciocca cadeva sulle mie spalle nude. Il seno circondato dal pizzo blu ammorbidiva le mie forme, mostrandole al mondo forse per la prima volta. Il corpetto nascondeva la nudità con la seta che rendeva il disegno di quel modello un taglio perfetto sul mio corpo congiungendosi alla vita con il rinforzo della stoffa che girava sui miei fianchi fino alla scollatura che lasciava scoperta buona parte della schiena per ricadere in una gonna morbida fino sotto le caviglie. Indossavo i sandali argentati e il trucco che mi aveva fatto Maria sembrava perfetto, ma adesso che mi guardavo mi sentivo eccessiva, troppo elegante, avrei indossato un paio di jeans e mi sarei sentita a mio agio.

- Ci siamo signorina Vanni? - Mary mi aspettava in cima alle scale che ci avrebbero portate nel salone già pieno di gente.
- Direi di no - guardai il vestito di Mary. Lei era perfetta, lo era sempre stata. Una donna a tutti gli effetti - Si accorgeranno tutti che io e questo vestito abbiamo poco da dividere.
- Mina, sei perfetta, adesso smettila di pensare ai tuoi vecchi jeans e buttati nella mischia. Sei una favola, guardati un po' - Mi fece girare su me stessa e sentii il rumore della gonna che seguì la mia giravolta gonfiandosi leggermente. Sorrisi divertita e un secondo dopo il mio sguardo si posò su di lui. Tassoni era in fondo alle scale, in mezzo a una folla di gente venuta da tutto il mondo. Lui sembrava quasi non vederli. Guardava me. Solo me. Per un attimo mi chiesi che cosa volesse dirmi o se avesse qualche commento cattivo sul mio vestito, ma feci un bel respiro. Non mi avrebbe vista in imbarazzo. Non avrebbe capito che quella era la prima volta che mi sentivo elegante come una donna dovrebbe essere, non avrebbe intuito che ero ancora una ragazza, solo una ragazza. Era bello, affascinante, perfetto, purtroppo. Il suo carattere ostile verso il mondo non aveva nulla a che vedere con la sua figura. Indossava un completo blu scuro, come la cravatta e sul taschino c'erano degli stemmi e delle stelle, come delle onorificenze. La cravatta era tenuta da un fermacravatte che sembrava avere una forma strana, ma da quella distanza non riuscivo a distinguerla. Mi feci forza, sollevai il vestito e scesi quelle scale. Mary andò a salutare Jasper e scomparve in pochi secondi. Il conte Tassoni mi venne incontro. Da una parte speravo che non stesse venendo proprio da me, ma il suo respiro fu accanto al mio in un attimo. A un passo da me.
- Siete bellissima... - Il suo commento mi fece tremare. Era un uomo incomprensibile. Mi prese la mano e la baciò facendomi spostare al di là della folla che ci circondava.
- Grazie. Voi invece siete strano.
- Che volete dire?
- Non riesco a capire chi siete davvero.
- Credo che voi lo sappiate, conte Tancredi Tassoni - finalmente conoscevo il suo nome, il suo lunghissimo nome
- Non mi riferisco al vostro titolo nobiliare. Forse questa rivelazione vi sconvolgerà, ma non tutti in questo mondo sono interessati al patrimonio di chi gli sta di fronte.
- Credetemi, più di quanti voi immaginiate... - Sorrise ancora - Ma so che per voi non è così.
- Lo sapete?
- Sì - continuava a parlarmi come se mi conoscesse, ma di me non poteva sapere nulla.
- Non credo che mi possiate conoscere tanto da sapere anche la minima cosa che riguardi la mia vita - Sorrise ancora e non rispose.
- Siete felice di questo stage?
- Cambiate spesso discorso quando non volete rispondere? - La mia domanda lo stupì tanto che si fermò e si voltò verso di me.
- Io faccio sempre quello che ritengo giusto e so sempre quello che è giusto, quindi sì, cambio spesso discorso quando ritengo che mi sia stata posta una domanda inutile. Se non vi dispiace - Mi fece un inchino con il capo e se ne andò. Restai di nuovo da sola. Arrabbiata. Infastidita. Non avevo più intenzione di farmi rovinare neanche un solo minuto di quel soggiorno da un padrone di casa così instabile. Ero stata stupida a fermarmi ad ascoltarlo. Non mi sarei più fermata. Mai più.

La primula bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora