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Jimin era appena uscito da scuola, stava sbloccando il lucchetto della sua bicicletta per tornare a casa. Le lezioni non erano state molto faticose e il sole splendeva cocente nel cielo, rendendo l'appena diciassettenne felice. Indossò il casco, schiacciando i vaporosi capelli neri, e montò in sella. Casa sua non era molto lontana dal suo liceo, in bicicletta ci metteva circa un quarto d'ora.

Arrivò nella villetta a due piani più velocemente del solito, non c'era nemmeno l'ombra del traffico. Buttò lo zaino vicino al divano, provocando un forte tonfo nella casa silenziosa. I suoi genitori viaggiavano spesso fuori dal paese per lavoro, quindi non passavano molto tempo con il giovane, ma gli volevano un gran bene. Ogni mese gli mandavano dei soldi per mantenersi, ma Jimin aveva deciso di fare un lavoretto part-time per non gravare troppo sulle loro spalle. Mangiò dell'insalata contornata da mozzarella e prosciutto, poi si preparò per andare al cafè e pasticceria nel quale lavorava.

Uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Prese ancora una volta la bicicletta appoggiata alla staccionata e pedalò verso il "White roses bakery",  dove a suo parere facevano le migliori ciambelle del mondo, opinione puramente personale e non condizionata dal fatto che ci lavorasse.

Aprì la porta di vetro, facendo suonare i campanelli d'argento situati al di sopra di essa. Con un sorriso si inchinò e salutò il resto del personale. Corse verso la stanzetta dei dipendenti munita di spogliatoio per indossare la semplice divisa, formata da una camicia bianca crema e dei pantaloni neri.

Gli piaceva lavorare lì, i colleghi erano simpatici, i clienti prevalentemente gentili e la paga ottima. Lavora due ore al giorno, dalle 16 alle 18, quattro volte ogni settimana. Guardò l'orologio e si accorse che era quasi finito il suo turno. Finì di servire un vassoio di pasticcini a portar via ad un'anziana signora accompagnata dalla nipotina e poi si andò a rimettere i suoi vestiti normali.

Salutò il manager del posto e uscì. Aveva iniziato a piovere ed il cielo era buio, di certo non era il tempo migliore per andare in bicicletta. Le ruote scivolavano leggermente sull'asfalto bagnato, i suoi vestiti erano ormai zuppi e la pioggia gli offuscava la vista. Tutto a un tratto una macchina sembrò sbandare, e, per evitarla, un'altra macchina andò a tutta velocità verso il povero Jimin. Il conducente si era accorto troppo tardi del ragazzo in bicicletta e lo colpì, facendolo volare a due metri di distanza. L'uomo scese immediatamente dalla macchina, precipitandosi verso la figura inerme sulla strada.

Chiamò un'ambulanza mentre provava a far riprendere i sensi al giovane, con scarsi risultati. Il ragazzo aveva molte ferite su tutto il corpo ma la testa sembrava stare bene, grazie a Dio aveva indossato il casco. In lontananza si sentiva la sirena del veicolo mandato dall'ospedale e piano piano le luci colorate si intravedevano, sfocate dall'acqua che continuava a scendere. L'ambulanza accostò vicino ai due e subito degli infermieri posizionarono il ragazzo svenuto su una barella. Velocemente ripartirono per portarlo all'ospedale, seguiti in macchina dall'uomo che lo aveva involontariamente colpito.

Erano ormai passate delle ore, ma Jimin non si svegliava. Yoongi aveva sistemato le cose con la polizia, per provare che la colpa dell'incidente non fosse sua ma del conducente dell'auto sbandata. Si sentiva molto in colpa, era stato fuori dalla camera d'ospedale di Jimin tutto il tempo. Era fradicio dalla testa ai piedi, probabilmente avrebbe avuto il raffreddore il giorno dopo. Un dottore uscì dalla stanza del ragazzo e subito Yoongi gli si avvicinò per chiedere aggiornamenti sulla sua condizione.
-Ha molte ferite, ma la testa non ha nemmeno un graffio. Gli basterà qualche ora di riposo per riprendersi, non si preoccupi- rispose l'anziano medico dai capelli bianchi, per poi andarsene. Yoongi si accasciò su una sedia e aspettò il risveglio di Jimin.

People are staring (Yoonmin)Where stories live. Discover now