Capitolo 1

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Le sirene della macchina della polizia slittano sulle mura della città.
Manuel nasconde in una borsa tutta la droga ed Alessandro mi stringe la mano, costringendomi a scappare.
"Corri!"sento a rallentatore. Va sempre così. Sembra la tipica replica della stessa identica storia.
"Vandali"ci chiamerebbe mia nonna se sapesse in che mondo mi sono cacciata.
Da quando mi sono messa con Alessandro, la mia vita ha preso una svolta. La ragazza dolce e gentile di qualche mese fa è volata nel vento, prendendo un'altra faccia. Un'altra Sara.
Ho perso tutte le amiche che avevo. Anche Isabel, la mia migliore amica. Ha cercato di starmi dietro ma la forza con cui mi attrae questo stile diverso, è maggiore.
Nascondo il mio volto nel cappuccio della felpa di Alessandro che sa di fumo. Ma ormai, anche di quello, mi sono abituata.
Appena le persone ci vedono passare spalancano gli occhi.
Siamo un gruppo di circa dodici persone.
Io e Teresa siamo le uniche femmine. Ma lei è troppo occupata con lo sport che pratica, per questo mi ritrovo quasi sempre sola.
Mamma sa tutta un'altra realtà. Pensa che vada tutto per il verso giusto, pensa che Alessandro sia il tipico ragazzo che fuma ma che non faccia niente di malefico.
Si fida. Non so come faccia.
Loro tengono a me. Diverse volte mi invitano a casa, mi passano a prendere in macchina o in moto.
Ne combinano di tutte. Ad esempio hanno rotto l'auto del ragazzo che mi ha scritto, Alessandro era assai geloso.
Il buio penetra nel parco giochi.
"È meglio entrare in città."sussurra preoccupato Gabriele "O rischiamo di finire in galera.".
Alcuni si mettono a ridere, io compresa, al solo pensiero di stare ferma in una cella.
Ma nonostante questo, torniamo alla luce.
Alessandro non lascia la mia mano. L'ha così calda che riscalda pure la mia.
Ci siamo conosciuti in una rissa. Manuel stava picchiando un ragazzo con qualche ritardo mentale ed io, essendo lì ad assistere, ho notato gli occhi marroni del mio futuro fidanzato.
Bullismo, lo hanno intitolato a scuola. Bullismo, scrivono sui giornali.
Nessuno sa che è stato Manuel quella sera a creare il casino solo per aver bevuto un bicchiere di troppo, nessuno tranne noi.
Abbiamo giurato di non dire niente ed io mantengo le promesse, eccome se lo faccio.
Vedo da lontano Isabel che mi fissa con sguardo di sfida e noto le sue gambe che tremano, forse dal freddo.
Accanto ci sono altre mie ex amiche. Mi hanno rinfacciato più volte che sono cambiata, che questo gruppo mi dà alla testa.
A mezzanotte, torno a casa. Cerco di rientrare presto così da non fare preoccupare i miei genitori.
Sono due persone stupende, intelligenti e rispettosi. Tante volte mi sento in colpa a non dirgli i fatti che mi succedono, i problemi che mi affliggono e i casini che creo. Mi sento in colpa di non parlarli delle serate in città. Mi limito ad un "È andato bene." quando, forse, quella sera, abbiamo commesso azioni non nella norma.
"È divertimento "mi convinco sempre "Un giorno lo racconterò ridendo.".
Prima di andare a letto, lascio i vestiti all'aperto così da farli prendere un po' d'aria visto che siamo in estate.
Amo questo periodo. Amo il relax totale. Amo non avere più la professoressa Mindelli a urlarmi di stare zitta, non avere più il dovere di svegliarsi la mattina e aspettare il pullman per venti minuti.
È iniziata da poco.
Vedo già tre mesi di pura serenità, di divertimento sulla spiaggia insieme a tutto il mio gruppo.
Le serate sul motore stupendo di Gabriele mentre cerca di fare qualche impennata.

A svegliarmi è Alessandro. Non capisco cosa ci faccia qua.
"Tua mamma mi ha aperto. Sono le dieci e neancora ti sei svegliata. Dobbiamo andare in piscina!"esclama, togliendomi le coperte.
"Me lo sono dimenticata amore. Scusami."metto una mano sulla testa.
Mi aspetta al piano di sotto. Il tempo di cambiarmi e preparare la borsa che sono pronta.
"Vi dobbiamo accompagnare?"domanda mio padre sbucando dalla cucina.
"C'è Manu, non ti preoccupare."sorride.
Il "fai ammodo" di mia mamma si espande in tutta casa appena mi chiudo la porta alle spalle.
"Buongiorno dormigliona."si mette a ridere Tommaso abbassando i suoi occhiali da sole.
"Ero sveglia da troppo tempo."invento, incrociando le braccia e facendo uno sbadiglio.
Manuel slitta tra le vie velocemente così da non fare tardi.
"Sara non si svegliava."mi danno la colpa appena vediamo il resto del gruppo attaccato alle proprio moto con le gambe accavallate.
Appena davanti al cancello, Alessandro mi prende per un braccio e mi porta dietro alla siepe.
"Non paghiamo."fa un mezzo sorriso "Con quei soldi ci andiamo a mangiare fuori domani.".
Sa della paghetta che ogni settimana mi danno i miei genitori e sa anche che cerco sempre di organizzarmi per non finirli.
"So un passaggio segreto. L'ho sempre fatto." prosegue non vedendomi del tutto sicura.
Dopo tante convinzioni, accetto. So che mi devo fidare di lui, a tutti i costi.
E stranamente, pure questa volta, ha avuto ragione. Nessuno ci vede, nemmeno il giardiniere.
È una piscina pubblica dove gruppi di amici, pagando, entrano e si divertono una giornata.
Ci venivo pure con Isabel e l'antica compagnia.
"Che giornata!"si stende sul lettino Nicola, mostrando a tutti il suo fisico bianco latte.
Pure io sono chiara di pelle mentre Alessandro già si avvicina al colore più scuro.
Dice sempre che sia per il fatto che suo padre è della Spagna anche se gli ho ripetuto troppe volte che non c'entra niente.
Sento prendermi dal dietro e buttarmi in piscina sfacendo la piega fatta qualche giorno fa.
Insieme si buttano tutti gli altri creando una grossa confusione.
Molte persone si allontanano cercando di non prendersi le pallonate in testa.
"Vado a prendere il sole."avverto dopo circa un'ora che sono nell'acqua. Le mani sono raggrinzite. Odio questo fatto!
"Dopo che l'hai preso, presentacelo."dice di scherno Matteo.
Esco dall'acqua quasi come se fossi in una pubblicità di costumi e infatti tutti fissano le mie forme.
"Smettetela."gli rimprovera Alessandro tirando la palla.
Faccio un mezzo sorriso avvolgendomi nel telo e stendendomi a terra.
Una sorpresa mi aspetta appena riapro gli occhi. Il volto di un signore che con voce arrabbiata urla: "Non siamo scemi!".
Non riesco a capire, alzandomi subito.
Noto, al di là della sua testa, Alessandro che dice: "Lei non c'entra niente. La lasci in pace.".
Il resto del gruppo cerca di difenderci ma la questione non si risolve.
Non so cosa sta succedendo, non riesco a realizzare nemmeno quando vedo mia mamma infuriata arrivare davanti al cancello. Dalle sue orecchie esce un fumo immaginario e il suo volto è segnato dalla tanta rabbia.
In macchina rimane in silenzio e devo ammettere che quando non apre bocca mi fa ancora più paura.
Ci pensa a casa a sfogarsi. Mio padre si prende l'incarico di chiudere le finestre così da non disturbare i vicini.
"Cosa ti abbiamo insegnato? Ad entrare nei posti senza pagare?"urla. Vedo le sue corde vocali tirate al massimo.
"Non ho mica ammazzato qualcuno."mi difendo, mordendomi il labbro.
"Sappiamo che non stai facendo le cose per il verso giusto. Isabel non l'abbiamo più vista a casa nostra e su i tuoi vestiti si sente l'odore del fumo. Cercavamo di passarci sopra e speravamo che fosti tu a dircelo. Quel ragazzo ti ha cambiata."esclama, mettendosi le mani nei capelli.
A quel punto mi alzo in piedi e con tono duro dico: "Non metterci di mezzo i miei amici. Non provarci. Soprattutto Alessandro.".
"Non ci posso credere che da ragazza per bene sei passata ad essere un diavolo."prosegue stringendo i denti dalla rabbia.
"E tu hai il coraggio di offendere tua figlia così? Bene, che brava mamma che ho."mi volto salendo il primo scalino.
"Non andartene che non ho ancora finito."mi blocca ancora più fredda. Dai i suoi occhi vedo una tempesta universale.
Rimaniamo a discutere per altri dieci minuti e poi mi lascia via libera per scappare in camera.
A tavola non voglio presentarmi ma mia mamma mi prende per un braccio costringendomi a sedermi o dovrà togliermi pure il telefono, anche se so che tra poco decideranno di sequestrarmelo.
"Abbiamo pensato a quale punizione darti."mi fissano entrambi negli occhi.
Prendo il cellulare e lo pongo sul tavolo: "Tenete.".
Scuotono la testa. Cosa? Qualcosa di più grave di togliermi il telefono?
"Andrai a stare per un buon periodo da zia Sandra."dice, incrociando le braccia, mio padre.
Muovo l'orecchio chiedendo gentilmente di ripetere.
"Starai per un'estate là. Cosa c'è di male?"prosegue "Avrai il tempo per capire i tuoi sbagli.".
"L'ho vista solamente una volta. Mi volete rovinare tutta l'estate."batto i piedi a terra, mettendomi a piagnucolare.
"Ci sarà Andrea."continua mia mamma.
"Il figlio problematico? Stiamo scherzando?"faccio una faccia di disgusto.
"Sara."mi richiama mio padre "Abbiamo deciso e abbiamo già chiamato la zia. Ha detto che le va benissimo. Domani vedrai Alessandro e gli racconterai tutto. Farà bene ad entrambi riflettere.".
Salgo le scale con furia e rabbia nascondendomi sotto alle coperte e soffocata dal cuscino. 

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