Capitolo 7

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Un rumorino fastidioso fa sì che li riapra velocemente. Sono nella mia stanza, sotto alle coperte. Il sole penetra attraverso le persiane semiaperte. Poi mi guardo: sono ancora vestita.
Scendo le scale con furia, nessuno si trova in casa.
Un bigliettino sul frigorifero: "Abbiamo accompagnato Andrea a scuola. Devi abituarti a svegliarti un po' prima.".
Sistemo la mia camera, poi mi affaccio a quella di Federico, la cui porta è socchiusa.
Ancora sulla scrivania c'è la coca-cola mezza piena.
Sorrido involontariamente, poi mi fermo a guardare le sue foto. Alcune solo, altre con una donna, altre in famiglia, altre con un gruppo di amici, con Chiara, con altre ragazze, alle feste, l'ultima con suo nonno immagino. In una riconosco la casina di legno, con lui davanti che mostra il pollice e suo nonno al fianco con la mano sulla spalla destra di Federico.
Quel suo sorriso in quel momento,quasi avesse raggiunto un obbiettivo.
Appena sento le chiavi nella serratura, al piano di sotto, esco dalla sua dimora. Scendo le scale e lo trovo al tavolo, mentre si toglie il casco.
"Buongiorno."mi saluta "Sandra mi ha dato un po' di cose da fare questo pomeriggio e nella lista c'è pure scritto -La signorina Sara deve accompagnare Federico-" imita la sua voce. E devo ammetterlo, sa fare davvero bene.
"Fammi almeno sistemare."indico la mia acconciatura.
"Sì, penso che tu debba anche cambiarti."indica i miei vestiti.
Scuoto la testa, poi risalgo le scale: "Aspettami.".
"Non mi muoverò, promesso.".
E le promesse lui le mantiene, ve lo posso assicurare. Appena pronta, noto che non si è spostato nemmeno di un centimetro.
Mi guarda sorridendo, sembra sia davvero contento di rivedermi.
Prendo il casco, lo infilo prima di salire.
"Sono un'astronauta!"esclamo, agitando le braccia.
Si mette a ridere, quasi i vicini escono di casa per vedere chi può essere.
Mi stringo al suo bacino, prima di slittare per le vie del paese.
Primo step: una scuola.  
"Cosa ci facciamo qui?"chiedo curiosa. L'edificio presenta un grosso cancello, poi un parcheggio pieno di macchine e infine delle ragazze che ci guardano sbalordite.
"Fede!"esclamano poco dopo,correndoli in braccio.
Le guardo confusa. Hanno dei pantaloni a vita alta che gli vanno a valorizzare tutte le forme, una maglietta corta attillata. Sembrano tutte uguali, una la copia dell'altra.
"Chi è questa?"mi indicano con disgusto.
"Sara"faccio un sorriso sfacciato, dandoli la mano. Ma nessuno di loro me la stringe.
Anzi, guardano Federico esclamando: "E Chiara? Non vorrai mica farla soffrire.".
"Certo che no."risponde l'interlocutore "Sono sicuro che lei e Sara instaureranno una bellissima amicizia.".
Risate a iena, quasi mi verrebbe da sputargli lì, come faceva Gabriele quando si arrabbiava.
Le superiamo.
"Orrende."rabbrividisco "Antipatiche.".
"Me le sono fatto tutte e tre. Poi le ho lasciate lì."racconta, quasi vantadosene.
"Stai scherzando?"lo blocco, sbalordita.
"Sì, scemina."si mette a ridere "Sono delle mie amiche, le conosco dall'asilo.".
"Ma perché siamo qui?"mi guardo d'intorno.
"Questa è il mio istituto,devo portare questi fogli in segreteria."gli tira fuori della tasca dei suoi pantaloni strappati. 
"Ti aspetto qua."dico, appena ci troviamo sulla porta. Annuisce, scomparendo in una stanza. 
Mi guardo d'intorno, locandine di corsi. Foto di classi passate, fogli di avvisi. 
"Ei bella!"si avvicina un ragazzo. La sua pelle scura risalta i suoi occhi azzurri. 
Lo ignoro. Continuo ad analizzare parola per parola quello scritto sul cartellone. 
"Samuel,vedi, non ti considera."interviene un altro. 
Appena mi volto, noto un gruppo di quattro ragazzi. Alti, fisico da urlo, già abbronzati, nonostante l'estate sia appena iniziata. 
"Ti piacciono?"si intromette uno tra loro. Trattengo le risate, poi annuisco. 
"Non sapete fare ad approcciare con una ragazza."scuoto la testa. 
Li lascio spiazzati. A bocca semiaperta si guardano tra di loro, poi uno deglutisce.
"Sei...Sei nuova?"proseguono a chiedere. 
"Sempre più scemi!"esclama Federico appoggiato al muro. 
Lo guardo confuso, poi sorridendo domando: "Gli conosci?". 
"Ovvio,sono i miei fra"risponde. 
Ora sì che collego. Sono quelli della foto che ho visto stamani in camera sua.
"La conosci?"continuano all'unisono. 
Federico mette un braccio attorno al mio collo e mi stringe a sé:"Certo, e voi non dovete provarci.". 
Lo ammiro, quella frase mi ha colpita. 
Alzano le mani in senso conciliante. 
"Comunque sono Samuel, Jacopo, Luca e Matteo."me li presenta. 
"Sara."dico. 
"Scusaci, non volevamo essere così invadenti."si fa avanti Luca. I suoi occhi verdi si addicono con la sua maglietta. Poi noto le fossette al margine della sua bocca. 
Si salutano tutti con dei gesti, non riesco bene a capirli. 
"Ciao bellissima."proseguono all'unisono. Una risata squillante appena Federico gli fulmina con lo sguardo, pure la mia si unisce. 
"Sono fatti così."alza le spalle, prima di mettersi il casco.

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