Capitolo 2

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Sto per chiudere la portiera della macchina mentre trattengo la rabbia.
Mi lascio cadere sui sedili posteriori fissando la foto triste che mi ha appena inviato Alessandro.

"Mi manchi già amore.".

Trattengo qualche lacrima. Non voglio rovinarmi tutta l'estate in quella villa, dovendomi comportare come una principessa e in compagnia di un bambino autistico.
Non è mio cugino o almeno, così penso.
Io sono nata intelligente, lui no. Come mai?
Mi preparo mentalmente anche se non riesco neanche ora a capire perchè sbarazzarsi di me in quel modo.
Pure Manuel mi manda messaggi deprimenti e tristi, nessuno vuole che tutto questo sia vero.
Cinque ore di viaggio passano davvero lente. Ascolto un po' di musica anche se pure quella mi infastidisce.
"Arrivati."sorride mia mamma, forse felice di essere tornata da sua sorella.
Appena alzo lo sguardo, vedo un altissimo cancello. Sembra quello della regina d'Inghilterra. Ci mancano le guardie e sono capitata in un carcere.
Il campanello fa un suono molto venusto. Ho due valigie alla mano, penso che non mi basteranno. Un grandissimo giardino ci accoglie, trattato con cura.
Vedo una donna con una chioma biondo rame e un sorriso radioso sul volto: non può essere che Zia Sandra.
"Quanto è bello vederti."abbraccia prima mia mamma, poi passa a me. Mi stringe così forte che penso di soffocare. A mio padre lascia due baci sulle guance e subito dopo ci invita ad entrare.
Una casa un po' antica ma strutturata bene. Ha qualche mobile di decenni fa, ristrutturati e resi una decorazione.
Lampadari di vetro che scendono giù a picco e oggetti di cristallo in ogni punto. Spero di non far cadere niente.
"Ci sediamo solo per un caffè. Poi dobbiamo scappare."dice mia mamma, sedendosi.
"Cara, posa pure le valigie lì. Dopo Chiara ti aiuterà a portarle al piano di sopra." mi dice, sorridendo.
Al suo nome, compare una ragazza radiosa. Ha un vestito attillato nero e due scarpe a tacco alto.
Mia mamma la guarda un po' sorpresa e con un sorriso le chiede chi è.
"Sono la figlia di un'amica di Sandra. Adesso devo andare o farò tardi a lavoro." dice, sorridendo.
Lascia una scia di profumo e appena uscita, mia zia sussurra: "È fissa qua. Penso che tra lei e Federico ci sia qualcosa.".
Ma non si chiamava Andrea?
"Giusto. Quel ragazzo che ti aiuta. Dov'è? E tuo figlio?"prosegue mio padre bevendone un sorso.
Sono assai confusa. Mio zia è rimasta vedova da quando suo marito, ovvero mio zio, è morto in un incidente stradale. Ero piccola, mia zia era incinta.
Si avvicina alle scale ben ricamate ed esclama: "Fede, venite giù.".
Sento dei passi felpati e poi un ragazzo alto, con i capelli marroni, scendere le scale velocemente. Canticchia e si muove su stesso, agita le mani e se le mette sulla testa.
"Andrea, aspettami."dice qualcun altro apparendo dal dietro. Appena alzo lo sguardo noto un ragazzo con i capelli neri scuro, due occhi marroni e delle labbra carnose.
"Ma quanto sei cresciuto Andre!"esclama mia mamma cercando di abbracciarlo.
Lui sta con lo sguardo fisso a terra e si gratta la testa, dondolandosi sui talloni.
"Mamma, mamma."ripete più volte.
Federico lo blocca e lo invita a sedersi sulla poltrona. Ma lui non cessa di agitarsi.
"Si emoziona quando c'è qualcuno che gli fa visita."ci riferisce mia zia.
Vedo in quelle parole quasi una sofferenza.
Mamma e papà, prima di andarsene, mi ripetono che devo seguire i comandi di zia Sandra e che questa "vacanza" mi aiuterà a riflettere.
"Ci saranno delle regole."dice mia zia, appena sto per prendere le valigie.
Mi blocco e sbuffo. Lo immaginavo. Pensavo di essermene scampata.
Mi fa sedere e mi pone un foglio.

1- Il telefono viene usato solo una mezz'ora la sera e una mezz'ora il pomeriggio.

"Stai scherzando?!"esclamo, rileggendola. Sento una risata provenire dalle mie spalle e appena mi giro noto Federico che si morde il labbro divertito.

2- Le uscite devono essere dette. Soprattutto con chi.

"E secondo te dove dovrei andare in questo posto?"commento.

3- La mattina si dorme fino alle nove, non più tardi.

"La tre è proprio bella zia. Io sono una dormigliona."le riferisco.

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