Le lenzuola stamani mi sembrano vuote. Penso a quando rimanevo sdraiata insieme ad Alessandro sul letto, a stringerci e a giurarci un amore eterno. Belle battute, belle bugie.
Tre tocchi, una voce forte: Federico.
"Avanti."dico assonnata.
I miei capelli non si possono guardare, come le mie occhiaie sotto agli occhi, così vedo dallo specchio.
"Buongiorno!"esclama entrando in camera. Noto prima un vassoio pieno di cibo, poi il suo sorriso.
"Stamani mattina colazione a letto, Sara."strilla ancora.
"Ma cosa urli?"piagnucolo nascondendomi sotto alle coperte.
Sento che si siede e aspetta che mi renda conto.
"So che non ti muoverai finché non mi alzerò."dico, stringendomi ancor di più al cuscino.
Sospira e poi mi abbassa le coperte dal volto.
"Sarà ora di svegliarsi. Il latte si è già raffreddato."mi avverte posando il vassoio sul comodino.
Così appoggio la schiena alla testata e comincio a mangiare.
Lui mi guarda. Quell'aria cupa di bambino innocente, che sembra analizzi ogni minima cosa che fai.
"Puoi anche smetterla di fissarmi."dico, mordendo un pezzo di cornetto con sopra la glassa "E puoi anche proseguire verso l'uscita.".
Mette il broncio, poi mi guarda con la coda dell'occhio.
"Non mi fai tristezza."proseguo "Non sono così facile da conquistare.".
"Immaginavo..."fa l'offeso. Poi si mette a ridere e con la mano destra si accarezza il ciuffo nero.
"Sai la cosa bella che hai?"domanda guardandomi dritta negli occhi.
"Tutto."rispondo. Alessandro ripeteva che avevo solo pregi, nessun difetto.
Ride: "Sei piena di difetti, paranoie, voglia di cambiare, ma riesci ad essere forte.".
Mi mordo il labbro. Federico ha centrato. Un'altra volta.
"Modestamente..."mormoro.
Si alza in piedi e mi guarda, fiero di sé.
"Non sono piena di difetti."mi difendo appena arriva alla soglia della porta.
"Nessuno è perfetto."sospira, prima di scomparire.
Le urla di Andrea mi incitano ad alzarmi e a raggiungerlo.
Si trova al piano di sotto pronto ad andare alla scuola estiva, con un cappellino colorato sopra la testa e uno zainetto. Sorride e saluta il vuoto, poi mi guarda e mi indica.
Il mio chignon penso gli faccia più paura di qualunque altro.
Federico si ferma per un attimo, poi prosegue verso mio cugino.
"Vuoi accompagnarci?"mi domanda, sorridendo.
Guardo il mio pigiama, lui fa lo stesso. Insieme ci mettiamo a ridere.
"Vatti a cambiare. Sandra dovrebbe essere qua a momenti."comunica.
Faccio una lunghissima corsa. Riesco a prepararmi in meno di cinque minuti: strano ma vero.
Saliamo in macchina. Mia zia mi guarda insospettita chiedendosi il perché della mia presenza.
"Ha paura a stare a casa da sola."risponde Federico, sorridendo.
Mi volto verso i posti dietro e lo guardo in modo cagnesco, poi mi difendo: "Non è vero! Quello sarai te!".
La discussione prosegue. Alla fine siamo come il gatto e il cane, sempre a litigare.
L'arrivo al campus ci costringe a dover smettere.
Si sistema i capelli e mi accenna un sorriso. Io ricambio con una smorfia.
Ci sono troppi ragazzi che strillano, corrono e si danno la mano.
Poi coppie di adolescenti. Mi sale un brivido. E ricordare che un tempo pure io accompagnavo Alessandro fuori da scuola, mano nella mano, senza lasciarci. Facevamo invidia a tutti.
"A cosa pensi?"mi affianca il mio amico, appoggiandosi alla macchina.
Siamo soli. Mia zia è entrata con Andrea chiedendoci di aspettare cinque minuti.
"Hai una sigaretta?"domando.
Incurva le sopracciglia e poi cerca nelle tasche dei pantaloni. Tira fuori un pacchetto.
Non pensavo ce l'avesse davvero.
"Ma andiamo da un'altra parte. Se Sandra ci vedesse, sarebbe la nostra fine."comunica.
Ci avviamo dalla parte opposta. Stiamo in silenzio. Ascoltiamo solo i discorsi delle altre persone.
Ci fermiamo ad un muretto, siamo solo io e lui. Nessun altro.
Ne accende una per sè e una per me, entrambi emettiamo fumo.
"Non ti facevo da uno che fuma."ammetto, sciogliendo il ghiaccio.
"Fumo davvero poco."comunica, sorridendo.
"Mi rilassa."proseguo "Mi rilassa davvero.".
"Ti ha fatta iniziare Alessandro?"chiede, incuriosito. Mi fa male sentire il suo nome ma so benissimo che parlarne mi farebbe altrettanto bene.
Annuisco: "Prima, ricordo, che lo guardavo da lontano. Vedevo che si cannava, fumava, si drogava e alle mie amiche dicevo: -Sapete, un giorno lo farò smettere.-. Che scema.".
"Perchè?"chiede, emettendo fuori fumo.
"Quando l'ho finalmente conosciuto, ho dovuto iniziare."sorrido.
"Dovuto?"domanda sorpreso.
"Era ovvio. Non fumi, non sei come loro. Poi Alessandro mi ha davvero accettata.".
Scuote la testa, sicuramente non riesce a capire.
"E tu lo amavi davvero?"
"Io lo amo tutt'ora. Quando sei innamorata, fai di tutto.".
Sorride, ora ha afferrato il concetto.
Lo ammiro. Non perde mai il sorriso.
Gli suona il telefono, lo guarda e sbuffa. Cerco di intravedere chi può essere e naturalmente, visto che sono negata a non farmi vedere, lui si gira e con voce dura dice: "I cazzi tuoi?".
"Volevo vedere l'ora."mi difendo scendendo dal muretto e la mia imbranata capacità mi accompagna.
Metto male il piede e scivolo.
La sua mano afferra il mio braccio, io faccio lo stesso.
"Che spavento!"esclama. Dai suoi occhi posso notare la verità di quello appena detto.
Mi metto a ridere, poi proseguo sulla mia strada.
"Chi era al telefono?"chiedo curiosa, appena mi affianca.
"Chiara."risponde, sospirando.
"Non è una bella notizia?"chiedo"Fino a ieri eravate a baciarvi sul divano di casa.".
"Io non penso di amarla."dice dopo un breve periodo di silenzio.
Mi blocco per un attimo, poi lo guardo dritto negli occhi: "Mi stai prendendo in giro?".
Non dice una parola.
"E perchè ci stai insieme?"insisto "Per farla solo illudere?".
Silenzio ancora.
"Demente."scandisco.
"Voi maschi siete tutti uguali."finisco, svoltando l'angolo.
Zia Sandra non è ancora arrivata.
Federico mi raggiunge dopo qualche minuto, a quanto pare ho camminato troppo velocemente.
"Se percaso io la lasciassi, lei perderebbe tutto."risponde, dandomi una cingomma così da rinfrescarmi l'alito di fumo.
Mostro il pollice in segno di un "OK.".
"Non mi dire che adesso non mi parlerai mai più."dice, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla macchina.
Resto impassibile.
"Rimarremo così per sempre, ho capito."si arrende sospirando.
Da lontano vedo la chioma della Zia e il suo sorriso che ci invita ad accomodarci in macchina.
Io davanti, lui dietro. Nessuno sguardo. Nessuna parola.
"Andrea lo riporteranno verso le 18. Vanno in gita!"scioglie il ghiaccio la zia.
Annuisco e sforzo un sorriso, concentrandomi sul paesaggio fuori dalla macchina.
Vedo anziani che passeggiano con il proprio cane, altri che si tengono a bracciatto. Bambini in cortile a fare colazione e i campi ben curati.
"Ci si vive bene qua."mi prende di sorpresa Sandra, quasi mi leggesse nel pensiero "Ma tua mamma non è mai voluta trasfersi.".
"Ha fatto più che bene."sbuffo "Gruppi di ragazzi ne vedo ben pochi.".
"C'è pure la discoteca."insiste, cercando di convincermi.
"Immagino tutti i vecchietti a ballare sulle note di una canzone degli anni '50."rispondo, arreggendomi la testa con il palmo della mano.
Arrivati a casa, mi posiziono nel retro. L'infito giardino mi fa scomparire, mi fa sentire piccola.
Resto con la maglia tirata quasi sopra il seno e i pantaloncini corti davanti al sole di Giugno, per almeno mezz'ora.
Poi, sul divanetto vicino, noto un libro.
Amavo leggere, eccome. Succedeva che rimenessi sveglia fino a tarda notte e finire un libro. Alla mattina mi svegliavo e avevo le occhiaie, così dovevo assistere alle lamentele di mia madre per tutto il tragitto fino a scuola.
Da quando mi sono messa con Alessandro, non ho nemmeno sentito il profumo della prima pagina.
Ormai non avevo più bisogno di nascondermi dentro un libro, lui assomigliava a quei principi delle fiabe.
Poi la sera tornavo quasi sempre un po' brilla. Beh, non era la situazione migliore per seguire un racconto.
Ma queste prime righe, mi fanno ricordare i bei tempi. Il vento che mi sposta i capelli e il sole che mi riscalda.
"A che pagina sei?"chiede Federico, sedendosi accanto a me.
Alzo lo sguardo. Vedo da tutte le parti solo parole su parole.
"140."rispondo, sospirando "Non riesco a smettere.".
"Messa bene!"esclama, iniziando a ridere.
"Con te non devo parlare."mi faccio seria chiudendo la copertina.
"Mi perdoni?"chiede facendo due occhi dolci e mordendosi il labbro "Perfavore.".
Faccio la misteriosa: "Solo se mi porti a fare un giro in moto.".
Sorride, si accarezza il ciuffo e poi annuisce: "Sbrigati scema.".
Infilo il casco e salgo sul mezzo.
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Complici
RomantizmSara è costretta a passare la sua fantastica estate a casa della zia, lontana dal suo fidanzato e dal suo gruppo. Ma la sua vita prenderà una svolta appena vedrà Federico, il ragazzo che vivrà con loro.