Capitolo cinque

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Perché no?
È una domanda che costantemente mi pongo.
Qualsiasi cosa io voglia fare,la compio sempre e solo dopo aver risposto a questa domanda.
E nel caso in cui,la mia mente riesca a formulare una buona risposta,e quindi una motivazione per dire di no,non faccio ciò che avevo intenzione di fare.
Ed è così anche ora,dopo l'ennesima proposta della mia coinquilina di andare ad una festa.
Domani sarà la nostra ultima giornata di indipendenza,per poi tornare tutti tra i banchi di scuola.
Ormai,dopo quasi una settimana,ho un lavoro fisso da cui potrei guadagnare anche una discreta cifra di soldi.
Fortunatamente però,per domani mi è stato dato il turno di pomeriggio,e quindi ho la possibilità di poter andare a divertirmi per questa sera,senza rischiare di fare tardi il mattino dopo.
Quindi,perché dovrei fare in modo che il passato mi freni sempre?
Non vado avanti da tempo ormai,non riuscendo a superare l'accaduto.
Ma ho deciso di cambiare aria, così da ricominciare tutto da capo,come se nulla mi fosse mai successo.

"Allora,vieni con me a quella dannata festa?"mi chiede quella nanetta esuberante che ho per compagna di stanza.
"Va bene"rispondo io facendo spallucce,mentre nel frattempo cerco qualcosa da indossare.
Dakota si affaccia all'armadio e dà un'occhiata ai miei vestiti,ma dalla smorfia che appare sul suo volto capisco che ha adocchiato i nuovi acquisti che ho fatto in questi giorni.
Non è colpa mia se odio i vestiti dei reparti femminili,essendo gremiti di roba che lascia la mia pelle eccessivamente scoperta,e quindi vado a spendere in quelli maschili,dove sono sicura di non ritrovarmi mezza nuda.

"Secondo me,dovresti abbinare questa"dice lanciandomi uno dei pochi top aderenti a giromanica che possiedo,il quale è nel mio armadio solamente perché ha il simbolo dei Nirvana sul petto.
È una delle mie band preferite in assoluto,non potevo non comprarlo!
Esso mi arriva poco al di sopra dell'ombelico,ma che mi copre perfettamente il petto,avendo una scollatura che si ferma esattamente nel punto giusto.
"Con questi pantaloncini."continua e mi lancia un paio di shorts borchiati neri,che fortunatamente mi coprono per bene il sedere.
Grazie a dio li ho provati prima di comprarli!

Mi accorgo poi del fatto che la mia amica mi fissa in modo strano,quasi volesse convincermi a fare qualcosa,ed io intuisco subito le sue intenzioni.
"Non indosserò mai i tacchi alti, scordatelo."dico minacciosa puntandole un dito contro,dopo aver capito a cosa vuole andare a parare questo diavoletto.
"Non puoi non metterti i tacchi!Almeno per questa volta!"esclama lei corrucciata,facendo la finta esasperata e sbattendo un piede sulle piastrelle che abbiamo sul pavimento del bagno.
"Se solo volessi, potrei anche venirci con le ciabatte dei Simpson."ribatto fermamente, incrociando le braccia al petto.
Ebbene sì,il mio paio di pantofole hanno la forma del viso di Bart Simpson,come se fossero dei peluche da piede.
Ma ehi,sono calde e comode,non potevo sceglierne di migliori.
"Va bene,mettiti le scarpe che vuoi!Mio dio ma come devo fare con te..?"borbotta lanciandomi un occhiataccia,dopo che io le rifilo un sorrisetto compiaciuto.
Le alzo i pollici sorridendo come un ebete e lei scoppia a ridere, probabilmente per la stupidità della mia espressione.

"Adesso esci immediatamente che devo iniziare prepararmi!"esclama lei,spingendomi letteralmente fuori dal bagno,per poi chiudermi letteralmente la porta in faccia, nonostante manchino ancora quattro ore all'inizio della festa.
"Cerca di non metterci troppo come al solito!"esclamo dando un colpo con la mano alla porta,Dakota però m'ignora.

"Si prospetta un lungo pomeriggio.."dico sospirando, per poi lasciarmi cadere sul letto con un tonfo.

Appena sento la musica partire e la sua voce che canta,capisco che ci metterà secoli.
Non arriveremo mai a quella festa,e potrebbe anche essere meglio così.

***

"Siamo di nuovo in ritardo per colpa tua,te ne sei resa conto?" chiedo esasperata alla mia compagna,notando che ci sta mettendo un infinità di tempo per mettere in moto la macchina,troppo impegnata a ricontrollarsi il trucco.
"Be',che sarà mai un po' di ritardo!"dice lei,sistemandosi per l'ennesima volta il rossetto.
"Dakota,ti giuro sulla poca lunghezza dei miei pantaloncini che se tra dieci secondi esatti, non hai ancora messo in moto l'auto,mi levo le scarpe e te le butto in bocca."sibilo,lanciandole un'occhiataccia.
"Va bene!Calmati tigre."dice,mentre accende finalmente la macchina,guadagnandosi però una seconda occhiataccia da parte mia.

Ho sempre provato a un odio profondo nei confronti del ritardo,ma sembra che il destino voglia giocarmi degli scherzi di cattivo gusto facendo in modo che io arrivi sempre più tardi rispetto all'orario prestabilito.
E ancora di più di questo non sopporto quando,nel momento del tuo arrivo,gli occhi di tutti si puntano su di te.
Va bene che ho fatto tardi,ma perché cazzo dovete fissarmi tutti?

Dopo una decina di minuti,che mi è parsa durare tre secoli e mezzo,arriviamo finalmente a questa festa tanto importante per Dakota,che l'ha portata a preoccuparsi così tanto per il suo trucco.
La villa in cui si svolge è molto ampia e spaziosa, quasi a sembrare che sia la casa di qualche riccone,anche se penso lo sia.
Essa è posizionata precisamente sulla spiaggia,e sono più che sicura ci sia un'uscita la quale porta direttamente alla spiaggia.
Nonostante abbiamo parcheggiato circa 500 metri più in là,il volume assordante della musica si percepisce fin da qui,in modo più ovattato ma comunque si sente.

Varchiamo dopo poco la soglia dell'ingresso e come immaginavo,molte persone si voltano nella nostra direzione, come se avessero visto un fantasma.
La mia accompagnatrice comincia a salutare un po' di loro e io ne approfitto per sgattaiolare subito via,alla ricerca delle bevande.
Sento il bisogno di una birra fresca, immediatamente.

Dopo qualche minuto in cui mi faccio con fatica largo tra la valanga di corpi sudati che si dimenano sulla pista da ballo, finalmente riesco a raggiungere il posto in cui é stata allestita una postazione da barista e mi poggio al bancone.
"Una birra,per piacere."dico io rivolta al giovane barista che ho davanti,passandomi una mano tra i capelli castani.
Lui,dopo pochi secondi,mi passa velocemente una birra stappata e mi sorride.
É carino:ha la pelle scura,i capelli ricci e gli occhi di un bel verde acqua,ma non é assolutamente il mio tipo.
"Ecco a te bellezza."dice nel mentre mi passa la bottiglia di vetro.
Io gli faccio un cenno di ringraziamento,ma solo dopo aver bevuto un lunghissimo sorso dalla bottiglia.
Mi allontano subito dopo,alla disperata ricerca di una porta che non mi faccia ritrovare direttamente sulla strada.
P

asso con vari spintoni tra la gente e, dopo parecchi minuti,riesco a trovare una porta che,come avevo intuito inizialmente, porta sulla spiaggia.

Cammino velocemente verso l'esterno e sospiro di sollievo quando l'aria marina sostituisce la puzza di alcool,fumo e sudore che aleggia nella casa.
C'è una piscina abbastanza grande qui sul retro,dove stanno sguazzando allegramente in boxer dei ragazzi che tentano in modo alquanto patetico di approcciare con due ragazze sedute su di una sdraio,le quali però li ignorano beatamente parlottando tra di loro.
Saranno ubriachi,sicuro.
Alzo gli occhi al cielo,divertita dalla scena,e m'incammino subito verso la riva del mare,decisa ad allontanarmi il più possibile dal chiasso.

É solo la terza festa a cui partecipo ed é anche la terza volta in cui scappo,isolandomi sulla riva del mare con una birra.
Io ci provo a divertirmi,ma non ottengo altro se non un mal di testa atroce ed una sensazione assurda di vomito.
Mando giù un'altro sorso,e ascolto con  tranquillità le onde del mare,il rumore che emettono quando s'infrangono contro la sabbia.
É quasi musica per le mie orecchie, così rilassante e bello,da farmi spuntare un piccolo sorriso sulle labbra.

Un'ulteriore sorso scende giù per la mia gola e successivamente incastro la bottiglia gelata tra i granelli di sabbia, così da non doverla tenere tra le dita.
"Non dovresti bere,sai?"chiede una roca voce maschile a me leggermente familiare ma che non riesco ad identificare, sedendosi un po' di metri più in là.
Lo ignoro,non riconoscendo la voce e quindi non associandola ad un volto.
Chiunque egli sia,non può dirmi cosa dovrei fare e cosa no.
"Dakota è già ubriaca marcia,e solo tu puoi riportarla in camera."continua quel ragazzo,tossicchiando leggermente.
Sentendo il nome della mia amica mi giro verso di lui,aggrottando le sopracciglia.
La persona che mi ritrovo davanti è davvero l'ultima che mi aspettavo.

Shane Phillips,il quale come al solito,trasuda indifferenza da tutti i pori.
"Non credo siano affari tuoi, sai?"dico io,alzando gli occhi al cielo,scocciata.
"Dakota è mia amica,non vorrei morisse in un incidente provocato dall'irresponsabilità della sua compagna di stanza."dice con una totale indifferenza,come se quelle parole non appartenessero a lui.
"L'accompagnerai tu allora,vista l'irresponsabilità della sua compagna."dico fredda rivolgendogli successivamente un sorriso falso,per poi alzarmi con la birra fredda tra le dita,lasciandolo lì da solo.

 Away [TEMPORANEAMENTE IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora