Capitolo 1

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Cammino lungo i freddi e angusti corridoi dei sotterranei di Villa Malfoy alla ricerca di Draco.

Nonostante sia un po' di tempo che non vengo qui ricordo tutto, ogni pietra, ogni mattone, ogni singola caratteristica di queste mura, soprattutto le urla.

Urla di dolore, di disperazione, di rassegnazione dinnanzi ad una morte imminente, urla che ti squarciano il petto, che ti lacerano l'anima rendendoti un essere vuoto.

Urla che non ho potuto evitare, corpi che non ho potuto salvare, anime che invocavano aiuto ma che ho guardato coperto da una maschera orribile mentre il sangue non faceva altro che macchiare e imbrattare non solo le loro membra.

Ogni volta che attraverso questi sotterranei ogni emozione positiva scompare, quasi come se questo posto fosse la dimora dei Dissennatori, non ci avrei messo più piede qui dentro di mia iniziativa ma Narcissa me lo ha chiesto gentilmente e lei non chiede mai se non si tratta di qualcosa di importante.

Solo io sono in grado di affrontare suo figlio, solo io sono in grado di farmi ascoltare da quel ragazzo troppo chiuso in se stesso, troppo preso ad affrontare qualcosa che va oltre le sue capacità.

Strano ma un po' mi ricorda me.

E' per questo che sono qui, so che quando si sente minacciato o pressato si rifugia qui sotto e a quanto pare nonostante sia passato del tempo continua ad avere la stessa abitudine.

Tipico rifugio Serpeverde eh?!

Pochi capiscono cosa significhi rimanere nell'ombra, celato al mondo che vuole fare di te parte integrante di esso quando invece tu non vuoi altro che startene per conto tuo, indugiando nell'ombra ancora un po'.

Una flebile luce mi illumina quel poco che serve per non inciampare, non che a me serva.

Questa è forse la parte più tetra del maniero, quella più nascosta, quella più oscura, pochi possono accedervi vista la numerosa quantità di incantesimi che rendono il passaggio inaccessibile agli estranei. Di lui nemmeno l'ombra.

Mi volto a destra verso una delle celle che occupano il sotterraneo e mi rendo conto che la porta di ferro è semi aperta.

Mi avvicino per cercare di capire se qualcuno è al suo interno, sembra vuota, tranne che per un flebile lamento appena udibile che mi conferma il contrario.

Mi chiedo se si sia cacciato in qualche guaio, spingo leggermente la porta quel tanto per passare, dalle mie labbra sta per uscire il suo nome quando quello che mi si presenta davanti mi destabilizza.

Un corpo.

C'è un corpo a terra accovacciato, sembra fragile, esile, non ho idea di chi sia.

So che qui è un rituale portare 'le prede' per giocare un po', è questo uno dei classici e perversi intrattenimenti dei Mangiamorte o dello stesso Signore Oscuro, quasi un'ossessione più che un divertimento.

So cosa sono in grado di fare, quante vite hanno spezzato in questo modo, quanto dolore fisico e psicologico hanno inflitto.

E questo corpo qui è l'ennesimo testimone di un calvario perpetuo, un calvario che niente e nessuno può cancellare nonostante il tempo sia passato, nonostante quei corpi siano sepolti chissà dove.

Provo disgusto, rabbia, orrore, un senso di nausea che non accenna a diminuire ogni volta che sono davanti a scene come questa.

La colpevolezza diventa straziante, il mio cuore continua a sanguinare.

Non c'è modo di arrestarne il flusso, non chiede, non aspetta, non ascolta, sanguina e basta.

Mi avvicino lentamente, so che c'è ancora vita in quel corpo anche se probabilmente è molto debole.

Credo di capire che si tratti di una donna, no una ragazza.

I suoi vestiti sono stracci ormai, ridotti a brandelli, non coprono, non riscaldano, sono sporchi così come i suoi capelli.

Ad ogni mio passo la sento gemere, trema sempre di più, ha paura, no, è terrorizzata e sicuramente sconvolta.

Quanto vorrei dare la mia stessa vita per salvarne delle altre, quanto vorrei che tutto questo fosse solo un incubo e non la strada che ho scelto, le persone che ho scelto di seguire non sapendo a cosa andavo incontro.

Il suo respiro è affannato, si stringe ancora di più con le braccia cercando di proteggersi da quei mostri, da me, anch'io sono uno di loro nonostante mi rifiuti di partecipare ai loro svaghi.

Ho ucciso, torturato, le mie mani ancora sanguinano ma questo no, nonostante la mia anima sia lacerata e distrutta non violerei mai un corpo, preferirei morire piuttosto.


"Ti p-prego..."


E' un sussurro quella sua richiesta che arriva come una lama nel mio petto mentre mi avvicino.

"Non sono qui per farti del male"

Cerco di tranquillizzarla anche se so che non servirà a nulla.

La vedo irrigidirsi all'istante, poi sento un singhiozzo, un altro, si volta verso di me e in un istante mi si congelano le viscere.





"Granger..."

Qualcosa di imprevedibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora