3. Ricordi

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Credo di aver avuto addosso il suo sguardo per tutta la durata della lezione. È stata dura, ma sono riuscita ad arrivare alla fine.

Al trillo della campana sono quasi saltata dalla sedia, recuperando al volo tutte le mie cose e precipitandomi fuori dall'aula prima di tutti quanti.

Col cuore a mille percorro il corridoio a passo svelto, facendomi spazio tra la gente.

Persino il professore è riuscito a mettermi in imbarazzo, chiedendomi il perché del mio improvviso ritorno. Mia madre era stata piuttosto chiara al momento dell'iscrizione; non voleva che mi fossero state fatte troppe domande. Ma penso che non l'abbiano presa seriamente. Tutti in classe hanno trattenuto il fiato aspettando la mia risposta.

Ho raccontato loro la stessa versione detta ad Amy. Mi sono preparata da giorni a tali evenienze. Tranne ad una. A quella, purtroppo, non trovo soluzione.

Mi guardo dietro prima di svoltare l'angolo. Bene, non mi ha seguita.

Ma non mi aspettavo lo facesse.

Mi appoggio al muro rilasciando un lungo respiro. Socchiudo gli occhi e mi godo la sensazione di calma che mi invade a pieno. Sono riuscita ad uscirne viva dal primo incontro. Pensavo che sarebbe stato terribile, come le ultime volte prima della mia partenza, quattro anni fa.

Ogni volta che ci incontravamo, per sbaglio o per sua volontà nei corridoi, era un motivo per umiliarmi, per deridermi, per farmi soffrire. Per pugnalare il mio povero cuore.

Questa volta si è limitato a guardarmi da lontano, a domandarsi quello che si domandando tutti in questa scuola.

Perchè Evelyn è tornata?

Le restanti ore sono trascorse molto più tranquille, rispetto alla prima. Quasi tutti ormai si sono accorti della mia presenza a scuola, e nonostante al mio passaggio ci siano incessanti borbottii sorpresi, ci sto quasi facendo l'abitudine. Prima o poi la gente se ne farà una ragione, sopratutto si farà una sua opinione ed io verrò lasciata in pace. È cosi che voglio che vada.

Al termine della giornata scolastica sono stranamente in pace con me stessa. Se sono riuscita a superare questa prima giornata, riuscirò a superarne altre duecento. Spero di non incontrare Amy; all'orario di pranzo non mi sono presentata a mensa come aveva deciso lei. Mi dispiace di averle dato buca, di sicuro mi odierà, ma sarebbe come fare il passo più lungo della gamba. Non sono ancora pronta per mettere piede in mensa. Lì non avrei trovato solo Chase, ma anche il resto della combriccola, la cui reazione nel vedermi lì, mi è ancora ignota.

Percorro velocemente il cortile per poi fiondarmi fuori dai cancelli. È una bellissima giornata di metà settembre, il sole è caldo ed il cielo è di un azzurro splendente. Sembra piena estate, ed è per questo che adoro il Texas; questo posto non conosce inverno. Ed io odio il freddo.

Ora che sono libera da tutti quegli sguardi, tiro fuori i miei auricolari, facendo partire la mia solita playlist. La voce di Katy Perry invade i miei pensieri. Infilo il mio piccolo mp3 nella tasca dei jeans e proseguo lungo una strada che non percorrevo da troppo tempo.

Quando eravamo piccoli io e Chase la facevamo quattro volte al giorno; per andare a scuola, per tornare a casa e per andare al parco che si trova proprio l'edificio scolastico. Trascorrevamo i migliori pomeriggi a giocare nell'erba, a rincorrerci e a volte anche a studiare. Prima di tutto, siamo stati grandi amici per tutto il tempo dell'infanzia. L'adolescenza ci ha portato solo guai. Lui ha conosciuto quelli che ora sono i suoi amici, ed io sono passata in secondo piano. La sua migliore amica veniva sempre dopo di loro, non aveva mai la precedenza. Quante volte l'ho aspettato con le sue promesse che mi frullavano nella testa, per poi rimanere delusa?

Poi è cominciato il primo anno di liceo. Il suo accorgersi di quanto fossi cresciuta mi metteva spesso in imbarazzo. Spesso era addirittura difficile riuscire a tenerlo lontano. E poi è stata la catastrofe, la mia rovina. La mia caduta nel vuoto.

Mi lascio trasportare dai miei pensieri, con il pezzo che più mi piace di Katy Perry: Part of me. Mi sono sempre rivista nelle parole di questa canzone, l'ascolto anche due volte di seguito, se proprio ne ho bisogno. l'adrenalina mi scorre nelle vene, mi fa stare bene. Mi ritrovo a sorridere da sola, soddisfatta di questo mio piccolo traguardo. Posso dire a mia madre, a mio padre e a me stessa di avercela fatta. Esatto, ho superato la prova del primo giorno di scuola. Amy mi ha accettata di nuovo, Chase si è limitato a guardarmi e fortunatamente non ho incontrato nessuno della sua combriccola. So che avverrà, ma se resto indifferente come ho fatto con Chase a lezione di chimica, filerà tutto liscio come l'olio. Deve andare cosi, devo farcela. Sempre.

Mia madre mi ha abbracciata trattenendo a stento le lacrime. Mio padre mi ha chiamato, ed il suo tono soddisfatto mi ha reso felice.

Alla fine di tutto ciò, mi chiudo in camera e mi getto sul letto a braccia aperte. Osservo il soffitto e chiudo gli occhi beandomi il silenzio di casa. Il cinguettio degli uccelli fuori dalla finestra è l'unico suono udibile. Sfilo le scarpe restando con i miei calzini rosa e cammino verso la scrivania. Lego i capelli in una coda alta e dato che fa caldo tolgo anche il maglione rosso.

La canotta bianca mette in risalto la mia terza di seno. Mi è cresciuto parecchio negli ultimi anni. Sono dimagrita ed ultimamente ho preso a correre, quando mi ritrovo del tempo libero. Forse più tardi potrei addirittura farci un pensierino.

Accendo lo stereo, lasciando partire la playlist a caso. Voglio che sia il destino a scegliere il giusto pezzo per me.

Questa volta partono i Coldplay a tutto volume. Mia madre non protesta, credo che approvi il mio gusto in fatto di musica.

Ore dopo, quando esco dalla doccia penso a cosa dire domattina ad Amy. Rimpiango di non avere il suo contatto telefonico, o le avrei chiesto scusa senza aspettare l'indomani. Domani potrei segnarmi il suo numero, se mai vorrà ancora parlarmi dopo la buca di oggi.

Asciugo i capelli in una mezz'ora bella e buona. Voglio perlomeno dare una buona immagine di me. Una nuova Evelyn, nuova di zecca.

Mi infilo a letto prima delle dieci e spengo le luci, concentrandomi sul panorama fuori dalla mia finestra rimasta aperta.

Dati i trascorsi della mia vita, non dovrei farlo. Ma ora come ora, Chase non si arrampicherà più sul melo, per poi scavalcare il mio davanzale. Non entrerà più nella mia stanza e non cercherà disperatamente di infilarsi nel mio letto. C'è riuscito solo una volta, ma soltanto perché la situazione si era fatta troppo elettrizzante persino per me.

Ma non siamo mai andati oltre i baci o a qualche toccatina sfuggente. Lui l'avrebbe voluto, io non ero pronta.

Non potevo esserlo a quindici anni.

Si è ancora troppo immaturi per inciampare nel letto di una persona.

Stringo forte il cuscino tra le braccia, perdendo lo sguardo all'orizzonte, li dove il cielo è una pozza di colore blu scuro, punteggiato di stelle.

Mi domando cosa abbia pensato oggi nel rivedermi. Vorrei avere il super potere di leggere nel pensiero. Sarebbe cosi comodo per me che forse diventerei addirittura invincibile.

Lentamente le palpebre si chiudono, trascinandomi in un sonno senza sogni.

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