Conan stava camminando tranquillamente immerso nei suoi pensieri quando inciampò per caso su quello che sembrava un cadavere.
Quando si avvicinò per vederlo meglio impallidì notando che quello che credeva essere un cadavere era in realtà Gin.
Per un attimo il suo cuore perse alcuni battiti.
Non ebbe idea di cosa fare per qualche minuto, ma poi notando che era ferito decise di aiutarlo.
Si avvicinò a lui: «Signore, sta bene?»
Gin aprì gli occhi osservandolo perplesso: «Sto bene. Sono solo dei graffi»
«Non si direbbe...» borbottò lui mordendosi il labbro.
«Ragazzino, hai visto un auto nera da queste parti?» chiese lui senza dar peso alle parole del ragazzo.
«Credo di sì. Pochi minuti fa» disse Conan voltandosi verso l'entrata del vicolo.
Gin fece per alzarsi da terra, ma si lasciò scappare un gemito di dolore portando la mano su un fianco.
Conan aprì lo zaino che aveva con sé e prese da lì dentro un asciugamano tagliandolo a zig-zag.
Si avvicinò a Gin aprendogli il giaccone nero guadagnandosi un occhiata omicida da parte sua.
«Voglio solo medicare questa ferita. Se perde altro sangue potrebbe non farcela a tornare a casa» sbuffò il bambino.
A quelle parole Gin si arrese lasciandosi fare quella medicazione provvisoria.
Una volta che Conan ebbe terminato gli sistemò nuovamente i vestiti.
Vide nuovamente la macchina nera passare più lentamente e il guidatore guardarsi attorno.
Il bambino si morse il labbro: «Credo che la stiano cercando...»
«Lo pensò anch'io...» disse l'uomo guardando il conducente della macchina: «Il mio amico è alla guida. Vai a chiamarlo, ragazzino»
«Va bene» nonostante tutto Conan era un po' preoccupato. Non voleva di certo avere su la coscienza anche la morte di Gin se per caso fosse successo qualcosa di strano nell'organizzazione degli uomini in nero.
Conan raggiunse la macchina e bussò al finestrino.
Quello si abbassò e Vodka lo guardò perplesso, ma prima che potesse chiedergli qualcosa lui disse: «Signore, il suo amico è dentro quel vicolo. È ferito...»
Vodka parcheggiò la macchina scendendo. Si diresse nel vicolo per poi aiutare l'amico a raggiungere la macchina: «Certo che sei stato proprio sfortunato prenderti quel proiettile. Almeno sei riuscito ad allontanarti»
«Lasciamo perdere. Mi sarei cercato un posto migliore se non fosse stato per questa ferita» sbuffò Gin rispondendo a quelle sue parole.
Conan che aveva aspettato vedendoli arrivare alla macchina non ci pensò due volte ad aprire lo sportello stando attento a non farlo sbattere in modo che Vodka aiutasse Gin a salire.
Mentre saliva in macchina il capello dell'uomo biondo scivolò a terra e Conan lo raccolse dandoglielo una volta che ebbe legato la cintura di sicurezza.
«Grazie...» disse semplicemente Gin rimettendoselo per poi lasciare che Vodka chiudesse lo sportello.
«Bravo, ragazzino. Adesso mi occuperò io di lui» disse semplicemente l'altro uomo andando a sedersi nuovamente al posto di guida per poi partire nuovamente.
Conan li osservò allontanarsi e mettendosi le mani in tasca tornò a casa chiudendosi la porta alle spalle.
Ripensò a lungo a quello che era successo e al motivo per il quale avesse aiutato Gin, ma non ci mise molto ad andare a letto chiedendosi se Vodka avesse medicato sul serio la ferita dell'amico.
Tormentato da quei pensieri non dormì molto bene, ma la mattina dopo quando si alzò per andare a scuola era praticamente a pezzi.
Dopo aver fatto colazione uscì di casa trovando poco dopo nella cassetta della posta una lettera in una busta nera.
Notando che era indirizzata a lui l'aprì con cura per poi prendere il foglio al suo interno leggendolo.
Un sorriso comparve sul suo volto mettendo il foglio in tasca dopo averlo rimesso nella sua busta.
Ran notando la cosa gli domandò: «Chi ti scrive?»
«Nessuno di particolare...» ammise lui tranquillamente avviandosi verso scuola.
Non si chiese come Gin avesse fatto a trovare il suo indirizzo perchè sapeva bene che l'aveva letto sull'etichetta che portava attaccato allo zaino, però, era molto felice di sapere che lui stesse bene nonostante tutto quello che era successo in passato sapendo anche che se l'uomo avesse scoperto la sua vera identità sarebbe stato in pericolo.