Alzare troppo il gomito

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Che cosa era appena successo?
Che cosa aveva appena fatto?

Levi correva sotto la pioggia con un cappuccio in testa, lo sguardo basso e un evidente rossore sul viso. Guardava le gocce rimbalzare sul terreno, mentre  quelle immagini gli scorrevano nella mente:  gli occhi che si chiudevano lentamente, il sapore di alcol di cui erano impregnate le sue labbra, il respiro di lei sulla sua faccia. Ricordava ogni minimo dettaglio, ma, più di ogni altra cosa, ricordava il piacere che aveva provato quando le loro labbra si erano incontrate.

Quella sera il corpo insegnanti si era riunito per festeggiare l'inizio delle vacanze di primavera, certo sarebbero durate solo una settimana e molti di loro avevano delle montagne di verifiche da correggere, ma ogni occasione era buona per uscire tra amici. Così un bicchiere dopo l'altro avevano passato la serata a ridere per vari aneddoti riguardanti il loro lavoro. E poi era successo: Levi è Hanji si erano baciati lì sotto gli occhi di tutti, che, molto probabilmente, non se ne sarebbero neanche ricordati il giorno seguente per come erano conciati.

Levi entrò in un vicolo e si fermò qualche istante a prendere fiato. Lì solo poche gocce riuscivano a raggiungerlo, quindi si tolse il cappuccio e fece dei respiri profondi, nel tentativo di togliersi quelle preoccupazioni dalla testa.
Era stato sicuramente l'alcol: si erano ubriacati ed era successo, fine della storia. Un bacio tra due adulti ubriachi, che sarà mai.
Una bugia chiaramente. Levi sapeva benissimo quanto fosse in grado di reggere l'alcol. In vita sua non si era mai ubriacato, non importa quanti bicchieri bevesse, era sempre perfettamente sobrio.
Però Hanji era ubriaca, lei lo aveva baciato e lui era stato troppo lento per respingerla, doveva essere andata così. Che colpa ne aveva lui in questo caso? Un'altra bugia chiaramente, visto che non solo il bacio gli era piaciuto, ma lo aveva anche assecondato.
Si obbligò comunque a prendere quella versione dei fatti per verità, ignorando completamente quella vocina che gli diceva che stava mentendo a se stesso.
Con questo pensiero in testa si diresse verso il suo appartamento.

Fortunatamente non doveva preoccuparsi di essere stato visto. I suoi amici non si sarebbero ricordati un gran che di quella serata e il resto del locale era vuoto. Il proprietario, Dot Pixis, aveva tenuto aperto apposta per loro. L'uomo era un ex insegnante della loro scuola andato in pensione qualche anno fa. Una volta ritiratosi aveva deciso di aprire un bar, vista la sua innata passione per l'alcol e spesso li lasciava entrare dopo l'orario di chiusura, approfittandone per bere insieme al gruppo, ovviamente. Per questo Levi aveva potuto sgattaiolare via senza preoccuparsi di lasciare tutti in quello stato: i suoi colleghi si sarebbero svegliati dopo la sbronza e sarebbero tornati  a casa, altrimenti Pixis li avrebbe tranquillamente ospitati lì fino al mattino seguente. Nessun testimone, nessuna domanda a cui lui stesso non avrebbe saputo dare risposta. L'unico a conoscenza del fatto era lui.

Entrato nel suo appartamento Levi si buttò sul letto e la bugia a cui si era aggrappato prima scomparve sotto il peso della verità.

Nel buio della stanza la domanda sorse spontanea: perché aveva assecondato quel bacio? Aveva avuto il tempo di allontanarla e lo sapeva, invece si era avvicinato, quasi fosse una cosa naturale.
La risposta a quella domanda era semplice ed evidente, ma Levi continuò ad ignorarla. Non poteva essere così giusto? Non Hanji Zoe, non la donna disordinata ed esagerata che conosceva. Ci doveva essere sicuramente un'altra spiegazione.
Tra teorie confuse Levi si addormentò.

Quella notte Levi sognò la donna.
Era seduta su un prato lo sguardo lontano e il vento che le scompigliava i capelli. C'era qualcosa di bellissimo in quella massa arruffata, rifletteva perfettamente il carattere della donna: sempre fuori dalla norma, difficile da controllare. Indossava pantaloni a pinocchietto e una maglietta leggera, le cui estremità svolazzavano al vento. Levi si avvicinò alla figura, ma proprio quando l'aveva raggiunta il rumore delle cicale, che fino ad allora era stato un piacevole sottofondo, aumentò fino a diventare assordante. La sua vista si oscurò e tutto intorno a lui scomparve. La mancanza della donna accanto a sé gli fece provare un senso di solitudine quasi angosciante. Schiacciato da questa emozione l'uomo si svegliò di colpo. Era tutto sudato nel suo letto perfettamente rifatto, visto che la sera prima non si era infilato sotto le coperte. Era mattina presto e una luce fioca iniziava a filtrare tra le tapparelle.

Fu in quel momento che Levi Ackerman si rese conto di essersi innamorato di Hanji Zoe.

Una semplice verità ~Levihan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora