Sempre solo un amica

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Levi era sdraiato sul letto e fissava il soffitto. Era fermo in quella posizione da un po', cercando di mettere ordine tra i suoi pensieri.
Come mai tutto ciò stava succedendo in quel momento? Eppure non era la prima volta che aveva a che fare con Hanji Zoe.
I due avevano frequentato le superiori nello stesso posto, proprio quello dove ora si trovavano a insegnare.
Si erano conosciuti mentre aspettavano davanti all'ufficio del preside, dopo essere finiti nei guai. Lui aveva picchiato un ragazzo, perché il tizio aveva insultato sua madre, lei invece era sgattaiolata di nascosto nel laboratorio di scienze, scassinando la serratura. Anche se i due non si conoscevano, Hanji si era messa comunque a parlare, mentre Levi ascoltava in silenzio, inizialmente un po' infastidito da quel blaterare.
-Io non mi sarei certo intrufolata di nascosto se loro ci lasciassero un po' più liberi durante l'ora di laboratorio. Cosa mi può interessare delle cellule viste al microscopio? Posso benissimo cercarmi delle immagini si internet, dico bene? Quegli strumenti sono sprecati. Avrei in mente mille esperimenti in cui potrebbero essermi utili. Vuoi sapere di cosa si tratta?-
Il ragazzo non dava risposta, per questo Hanji ne fu subito incuriosita. Non le capitava spesso di incontrare una persona così particolare, quasi tutti i ragazzi che la circondavano sembravano fotocopie l'uno dell'altro.
-E poi con una serratura del genere! È stato così facile che sembrava fosse fatta apposta per essere scassinata. Non sei d'accordo?-
Levi l'aveva guardata con la coda dell'occhio. Chi diavolo era quella?
-Levi Ackerman, è il tuo turno.- Shadis, il precedente preside, lo aveva chiamato nel suo ufficio.
-Sembra che ci dobbiamo salutare Levi Ackerman, è stato bello parlare con te-
-In silenzio Zoe, dopo tocca te.-
Hanji era diventata tutta rossa e aveva annuito, Levi avrebbe scoperto più avanti che la ragazzina aveva una cotta per il preside.
Prima di entrare nell'ufficio il ragazzo si era voltato un'ultima volta per osservare quella strana persona. A scuola lui era famoso per essere un attacca brighe e in generale la gente tendeva ad evitarlo, allora perché quella ragazzina non si era fatta problemi? Sicuramente era rimasto colpito da quel comportamento.
-Sono Hanji!- gridò lei appena aveva notato di aver l'attenzione del corvino. Poi la porta si era chiusa.
I loro incontri si erano svolti più o meno nello stesso modo durante tutto l'anno scolastico, finché i due avevano finito per diventare amici e avevano iniziato a frequentarsi anche fuori dalla scuola.
Negli anni successivi Levi aveva capito quanto fosse brillante la persona con cui si trovava a che fare. Lei lo aveva aiutato spesso con la scuola, tanto che il ragazzo era uscito dalle superiori piuttosto discretamente. Lui, d'altro canto, ogni tanto la veniva a prendere a casa, per costringerla ad uscire, e i due passavano le giornate nei parchi, dove Hanji raccoglieva bacche e fiori per le sue ricerche, mentre Levi si allenava nella corsa.
Con l'università la loro frequentazione era diminuita, ma non  per questo si erano persi di vista. Anche se solo per un oretta, i due prendevano lo stesso treno alla mattina e approfittavano di quel tempo per raccontarsi come fosse andata la giornata precedente.

Erano passati tanti anni da quell'incontro davanti all'ufficio del preside, ma il loro legame era rimasto.
Però, in tutto quel tempo, il loro rapporto era sempre stato di pura amicizia. Anche quando, dopo l'università, i due di erano trovati ad insegnare nello stesso istituto, le cose non erano cambiate. Loro erano sempre stati amici intimi, ma niente di più.
E in quel vortice di ricordi a Levi sorse una domanda spontanea. Come? Come era possibile che lui e Hanji Zoe fossero amici tanto stretti? Come era possibile che lui andasse tanto d'accordo con una persona che, all'apparenza, era tanto diversa da lui? All'inizio, quando Isabel e Farlan, due suoi vecchi amici, l'avevano conosciuta, a sento riuscivano a credere che la ragazza andasse tanto d'accordo con Levi. Eppure era così. Ormai era abituato al suo entusiasmo e quella sua positività gli faceva anche piacere nella sua visione grigia del mondo. Se poi la si conosceva bene Hanji non era sempre così allegra. Anche lei aveva i suoi momenti bui, i suoi crolli. In quei momenti lui era stato lì. Era felice di essere stato in grado di consolarla in passato, a modo suo ovviamente, però anche quel suo metodo inusuale di spronare la gente sembrava funzionare con la donna. Anche lei c'era stata per lui nei momenti difficili. La loro amicizia si era sempre fatta più stretta con il passare degli anni.
Ora che erano colleghi non era insolito per loro passassare i pomeriggi insieme. Hanji insegnava scienze, invece Levi ginnastica, quindi lui le dava una mano a correggere i test a crocette. Bevevano il tè insieme e chiacchieravano. Lui si trovava davvero bene in quei momenti. Ora che ci pensava erano una delle sue piccole gioie della settimana. In passato aveva spesso messo altri impegni in secondo piano, solo per non doverci rinunciare.

Allora era possibile che forse Hanji gli era sempre piaciuta? Che quell'affezione c'era sempre stata e non aveva fatto altro che crescere nel corso degli anni? Che il fatto della sera precedente non fosse altro che il risultato di quel sentimento, che aveva continuato a maturare durante tutto quel tempo?

Levi non ci capiva più niente, non era mai stato molto bravo con i sentimenti e tutta quella situazione lo stava scombussolando enormemente. Per questo si alzò dal letto e si mise a pulire la casa. Anche se a molti poteva sembrare una mania, pulire era una delle cose che riusciva a rilassarlo di più. Era come leggere un libro o disegnare, quelle attività che la gente fa per calmare i nervi insomma.
Una volta finito andò in cucina per prepararsi un tè. Guardò l'orologio. Le 13, aveva perso tutta la mattina tra quei pensieri, fortuna che se lo poteva permettere, visto che erano iniziate le vacanze.
Ormai era ora di pranzo, ma lui non aveva neppure iniziato a prepararlo. Proprio mentre si metteva ai fornelli si ricordò di una cosa.
Al sorgere di quel pensiero iniziò a sudare freddo.
Come aveva fatto a dimenticarsene?
Guardava l'orologio preso dal panico. Quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto succedesse quel giorno.

Proprio in quel momento suonò io campanello.

Una semplice verità ~Levihan Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora