CAPITOLO 2.

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CAPITOLO DUE.

“Allie, Allie.” Mi girai nella direzione da cui proveniva la voce.

Era un campo enorme, pieno di girasoli. Mio padre mi chiamava, non era molto distante da me.

“Allie, vieni.” Mi richiamò. 

Io ero piccola, sembrava avessi sette anni. Corsi incontro a lui cercando di non inciampare tra i miei piedi. 

Si rannicchiò sulle ginocchia, nelle mani teneva un girasole. Forse il più alto che c’era.

“Tieni, Allie. E’ il più bello che ho trovato.” Mi sorrise e con una mano toccò un mio piccolo ricciolo che cadeva sul viso.

“E’ bellissimo, grazie papa’.” Dissi per poi gettare le braccia al suo collo. Trinse le sue braccia intorno alla mia vita per avermi più vicina. 

Sentii qualcosa di caldo e bagnato sul petto e mi allontanai dalla sua presa. 

“Papà cos’è?” Dissi indicando la sua macchia rossa al di sotto del cuore, un po’ più a destra. Si toccò la macchia e guardò la macchia, la sua mano tremava. 

“Cos’è?” Toccai anch’io la macchia con le mani tremanti, gli occhi pizzicavano. Guardai la mia manina impregnata di sangue, ora il suo petto era completamente rosso. Cercai di riavvicinarmi a lui quando la sua faccia si contorse in una smorfia strana, dolorante. Diversa dalla precedente. 

“Papà!” urlai quando questi scomparve dalla mia presa.

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Mi svegliai in uno stato confusionale, di colpo. La mia maglia era impregnata di sudore e il mio petto si alzava e abbassava molto velocemente. Mi guardai intorno spaesata e guardai l’orologio sul comodino alla mia destra: erano le 5.00.

Passai una mano fra i capelli e notai che anche le radici del mio ciuffo erano bagnate di sudore. Sbuffai e mi rigettai nel letto coprendomi con il piumone. 

Fissai a lungo a finestra davanti a me che ora faceva passare qualche raggio di luce attraverso le tende gialle. Non avevo un pensiero fisso, tutto era così incasinato, troppi pensieri. Il rumore della pistola mi rimbombava nella testa e le mie mani… Mi sembrava di sentire ancora il sangue caldo sulle mie mani. 

Scossi la testa e mi alzai diretta verso la finestra per aprire le tende. Sfregai l’occhio con la mano sinistra e la guardai per vedere il casino che avevo combinato col mascara, l’unica cosa che mi ero preoccupata di mettere il giorno prima. 

Superai il letto alla mia destra e andai decisa verso il bagno, avevo bisogno di una doccia calda. Aprii la manopola dell’acqua calda e mi svestii aspettando che avesse raggiunto la temperatura che volevo. Mi infilai sotto la doccia e le mie spalle, al contatto con l’acqua bollente, si rilassarono. Perché quell’uomo se n’è dovuto andare così? Perché mi ha lasciato? Perché non sapevo nulla sul suo conto? Il dolore che provavo era fermo, sul petto. Un peso che sentivo sul cuore. Se fossi arrivata prima io… Avrei potuto fermare l’inevitabile. Di certo ad una ragazza di 17 anni non avrebbero sparato. 

Allison, cara ingenua Allison, sono assassini. Hanno il compito di uccidere e non importa chi tu sia, il loro lavoro lo svolgono.

Il mio subconscio intervenii nelle mie ricostruzioni del giorno.  

***      

“Stai dicendo che non hai idea di cosa siano le Associazioni Libere?” domandai ad Ashton mentre eravamo diretti al ‘Roses’, sulla settima.

“Esatto, non so cosa siano o non ricordo affatto cio’ spiegato da Kelligan.” Rispose lui alzando le spalle.

“Che cosa ci stai a fare tu nella classe di psicologia, non comprendo.” Dissi portando gli occhi al cielo.

“Ragazze, Allie, ragazze.”  Replicò come se fosse la cosa più scontata al mondo.

Tirai una gomiata nel suo fianco e “Malato.” Dissi. “E’ una tecnica verbale usata per far emergere l’inconscio di una persona, in cui la psicoanalista propone delle parole e il paziente replica con la prima cosa che gli viene in mente e in seguito la dottoressa analizzerà le parole associate, scoprendo cio’ che il paziente tiene nell’inconscio.”

“Interessante.” Ashton alzò gli occhi al cielo. 

“Avresti dovuto sa-” venni interrotta da un rumore metallico proveniente dal piccolo vicolo alla nostra sinistra. “Ashton…” Misi una mano sul suo petto per bloccarlo.

‘La mia famiglia. La mia famiglia, stronzo!’ qualcuno dalla voce grave  e scura urlò dall’interno.

‘Non ne ho avuto tempo, Harvey. La bomba sarebbe scoppiata in pochi minuti e sono riuscito a salvare solo John.’ Tossì l’altro dalla voce famigliare.

‘Zitto!’ L’uomo caricò un calcio che poi finì nello stomaco dell’altro accasciato a terra. Al contatto quest’ultimo emise un lamento. ‘Fossero state Lilian e Allison non ti saresti posto il problema!’ E un altro calcio colpì l’uomo. 'Non è così?!'

Mi immobilizai alla pronuncia del nome di mia madre ed il mio.  L'uomo che si stava tenendo lo stomaco e tentava di rispondere senza tossire o sputare sangue era mio padre.

'Chi tace acconsente.' Sputò lui. 'Non credere che la tua famiglia rimarrà qui per molto.' Disse avvicinandosi al corpo di mio padre.

La presa di Ashton si fece stretta sul mio polso quando io, inconsciamente, corsi in direzione dei due mentre il primo estraeva una pistola dalla tasca interna della giacca puntandola verso il secondo.

'Ti seguiranno molto presto.' Disse serrando le mascelle, la pistola era a pochi centimetri da mio padre.

Nella mia testa avevo mille pensieri, non sapevo che fare. Pensai ad ogni singolo movimento che avrebbe potuto fare l'aggressore se io mi fossi gettata addosso a lui. Venni risvegliata dai miei pensieri quando un colpo partì dalla pistola diretto verso il petto di mio padre. Urlai. Urlai a squarciagola per farmi sentire da qualsiasi dannata persona passasse da lì. Le lacrime già bruciavano sugli occhi quando corsi verso di lui e misi le mani sulla ferita per fermare il sangue. 

"ASSASSINO!" Gridai. 

L'uomo guardò la pistola, quasi incredulo di quello che aveva appena fatto. La gettò a terra e corse più in fretta possibile.

Harvey. 

Così si chiamava. 

Ashton accorse non appena la pistola cadde a terra. 

Non sentivo più nulla, vedevo solo mio padre, li' disteso in fin di vita. Rumori biascicati, sirene di ambulanza e polizia che si mescolavano nella mia testa.

Il suo petto non si alzava più.

---Spazio autrice---

Comincio col chiedervi scusa del ritardo per il capitolo, di oltre due settimane, chiedo perdono. Ho cominciato la scuola e sto cercando di stabilizzarmi un po' con gli orari e tutto il resto, ora cercherò di trovare un giorno definitivo della settimana in cui posterò uno/due capitoli!

Nel capitolo di oggi cerco un po' di spiegare la situazione, non è il massimo, ma i primi capitoli saranno un po' corti e confusionali, se così si possono definire.. :') Per oggi è tutto, al prossimo capitolo! 

HeartlessRoss

Surviving. || L.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora