Provincia di Catania, 22:32
Caro A.,
è la quarta volta circa che scrivo una lettera per te, e forse, di volte, c'è ne saranno tante.
Scrivo queste lettere per parlarti di noi, di come tutto ha avuto inizio.Tutto iniziò due anni fa, al primo superiore, nel tuo secondo e il mio primo giorno di scuola. Avevate tutti lo sguardo rivolto alla porta, dove si trovavano tre nuove persone: me, mia madre e la professoressa di italiano.
Quando sono entrata non sapevo che tipo di inferno avrei incontrato, ma adesso sono qui, a raccontare ciò che è successo.
Nei giorni successivi, la classe si è rivelata per quello che era: un incubo. I nostri compagni preferivano la comunicazione fisica che verbale, così quel gruppetto che si era formato, stava costantemente male ed era sempre arrabbiato perché non potevamo fare nulla o loro reagivano.
Così che tra questi problemi scolastici e tra problemi familiari iniziai a farmi del male davvero. Lo facevo anche prima, ma è diventato diverso quando sono entrata in quella classe. Prima mi ferivo le nocche della mano, così, ogni giorno avevo un dolore in più da sopportare, e forse in una mano le ho pure rotte. Le nocche spaccate iniziarono a non bastarmi più: iniziai a tagliarmi e volevo che qualcuno vedesse i tagli per aiutarmi e per attirare l'attenzione. Più avanti capì che nessuno voleva dedicarsi a me, quindi lo feci e basta fino a quando non facevano più male e non avevo più spazio nella mia pelle.
La classe lo capì dai miei disegni suicidi su un quaderno, mi scoprirono le braccia e li videro.
Avevo chiesto aiuto al mio (ex) migliore amico e lui mi rise in faccia, non mi aiutò. Invece S. cercò di farmi uscire da questa storia non appena lo scoprì. Lui ha provato sin da subito a farlo e non si è mai arreso. Poi a casa mi scoprirono, mi facevano vivere l'incubo ogni giorno per questa storia, non mi aiutarono a smettere, mi facevano venire la voglia di farlo ancora, ma avevo promesso a me stessa e a S. di non farlo più, così provai a fare e ci riuscì.Più avanti la classe iniziava a ricomporsi, ma gli elementi che facevano del male alle persone ancora c'erano. Non erano più come prima ma c'erano. Noi, Ser., Seb., E., tu e io abbiamo legato tanto, ma c'era qualcosa tra me e te non andava, forse perché anche tu preferivi la violenza alle parole su alcune cose. Quindi ti odiavo, avevo paura di te, ma ti volevo sempre accanto a me, ti volevo bene, mi facevi sentire come non mi sentivo da tanto tempo.
Sei stato il mio punto di forza e il mio punto di rovina.
A dopo, ti voglio bene.-Tua,
M.
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Caro A...
General FictionUna serie di lettere che lui non leggerà mai, forse. Lui non saprà mai i sentimenti di lei. Lei si mette di lato perché non vuole essere d'intralcio per lui e la sua ragazza. Lui non saprà quanto manca a lei, lui non sa quanto lei desidera abbraccia...