«Ma ti ispira così tanto questa...ragazza?» chiese il moro al suo migliore amico.
«Tranquillo Reed, fa' pure come se non ci fossi.»
«Oh, andiamo, amico...sii gentile con Sophia» tagliò corto Michael, dando un pugno amichevole sulla spalla di Christopher.
Quest'ultimo non rispose, e senza proferire parola voltò le spalle e se ne andò.
«Perdonalo, Sophia, molto spesso non sa ciò che fa.»
«Non devi preoccuparti, ci sono abituata. Solo...non capisco come facciate ad essere migliori amici. Siete così diversi in praticamente... tutto.»
«Probabilmente hai ragione, ma ci completiamo. E poi ci conosciamo da una vita, siamo cresciuti insieme, sarebbe strano se non lo fossimo.» Il ragazzo guardò l'orario, poi concluse: «Ora devo andare, ho l'allenamento di football. È stato un piacere parlare con voi, in particolare con te, Sophia.»
Occhiolino tattico.
Non sapeva dire che intenzioni avesse Michael: sembrava interessato, questo sicuramente, e non aveva nemmeno la fama di essere un playboy, però non si fidava del tutto e voleva aspettare di conoscerlo bene prima di saltare a conclusioni affrettate.
Le ultime lezioni trascorsero tranquillamente anche se Sophia notava uno scompiglio generale: doveva ammetterlo, Christopher era arrivato solo da due giorni ma riusciva già a far parlare di sé e a dare una svolta alle noiose giornate scolastiche.
Dopo aver fatto una doccia rilassante si vestì di tutto punto per l'occasione e le arrivò un messaggio mentre arricciava i suoi lunghi capelli.
"Sarà sicuramente da parte di Michael per chiedermi l'indirizzo di casa."
Prese il cellulare, ma con sua sorpresa il mittente era tutt'altro che Michael: infatti il messaggio recitava a caratteri cubitali REED, QUELLO SCEMO E FASTIDIOSO.
Non che conoscesse molti Reed, voleva giusto sottolineare le sue caratteristiche peculiari.
"Vediamo cosa vuole adesso questo demente..."-Baddy. Sia chiaro, ti lascerei volentieri a piedi, ma Michael non può passare a prenderti...quindi tocca a me.
"Cosa?! No!"
-Preferisco non venire.
-Come vuoi. Tanto meglio.
"Cazzo. Conoscendolo mi lascerà davvero a piedi. Prendere o lasciare..."
-Come siamo irascibili. Scherzavo. Sono già pronta. Perché Michael non può venire?
-Ha bucato la ruota della macchina tornando a casa. Stronzo.
Sophia ridacchiò senza nemmeno sapere il perché. Era con Christopher Reed che stava parlando. Doveva odiarlo e basta.
Sì, per principio.
Menomale che lui non poteva vederla ridere, altrimenti avrebbe cominciato un discorso su quanto lui fosse divertente e fantastico e bellissimo e su come tutte le ragazze cadessero ai suoi piedi.
"Patetico."-Siccome sei pronta...scendi, sono sotto.
-Ma sono le 7:30!
-La mia macchina, le mie regole. Scendi.
-Nessuno mi dice cosa fare.
-Voglio farti vedere una cosa.
-E cosa?
-Ci stai pensando, eh?😏
-Sei squallido.
-Sono ancora il tuo passaggio per stasera. Ti muovi?
E senza rispondergli scese velocemente le scale, salutò Adela e uscì fuori di casa. La fresca aria autunnale la colse alla sprovvista. Sapeva di dover mettere la giacca più pesante, però ehi, non si abbinava bene con l'outfit.
Nella grande macchina nera di fronte a lei era seduto Christopher Reed, con un giubbino di pelle nero che si adattava perfettamente ai suoi capelli corvini.
"Qualcosa mi dice che il suo colore preferito è il nero."
«Dai Reynolds, sali. Non ho tutta la sera.»
«Eccomi, eccomi! Bella macchina comunque.»
«Te la puoi sognare una macchina così.»
«Ehi! Anche la mia non è male.»
«Lo stai dicendo per convincerti?»
«No, sono seria. E comunque la tua macchina sarà anche bella, ma devi saperla portare. E tu non hai l'appeal giusto.»
«Oh, tu invece sì, giusto?»
«Esattamente.»
Christopher alzò il volume della radio a palla. «Scusa Reynolds, non posso sentire le tue cazzate così.» E partì.
Dalla finestra una curiosa signora Dixon aveva osservato l'intera scenetta ed era sempre più sicura di alcune cose: ma ecco, non le avrebbe mai rivelate fino a che non fossero successe.
Una chiamata al suo vecchio cellulare la distolse da quei pensieri.
«Signora Dixon?»
«Sì, sono io. Per quando l'appuntamento?»
«La prossima settimana, giovedì alle 5. Le va bene?»
«Benissimo. La ringrazio.»
«Grazie a lei.»
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
«Ora potresti abbassare la musica? Stai guidando da dieci minuti e non mi hai ancora detto dove stiamo andando.»
«Vedrai quando arriveremo.»
«Ma faremo in tempo ad incontrare gli altri?»
«In tempissimo.»
«Sicuro?»
«Dio, Baddy. Mollami.»
«Rude.»
«Solo con te.»
«Dovrei sentirmi onorata allora?»
«Me lo stai pure chiedendo? Tra l'altro stai parlando con me, nella mia macchina. Potremmo anche accostarci e...»
«Non vedo l'ora di arrivare a destinazione.»
«"Rude".»
«"Solo con te".»
Christopher la guardò alzando un sopracciglio.
«E va bene Reynolds, hai vinto una battaglia ma non la guerra. Comunque eccoci arrivati.»
Non vi era alcun locale all'orizzonte né tantomeno alcun paesaggio da ammirare. Era una strada vuota.
«Reed.»
«Baddy.»
«C'è solo un distributore automatico di sigarette qua.»
«Appunto. Vorresti scusarmi? Devo comprare le sigarette prima di raggiungere gli altri.»
"Non posso crederci. È venuto a prendermi mezz'ora prima solo per comprare delle fottutissime sigarette?!"
«Ma ti sembra il caso?» gridò Sophia abbassando il finestrino.
Lui non rispose fino a che, dopo aver inserito i documenti (palesemente falsi, se stavano funzionando) scelse in tutta calma la marca di sigarette che aveva intenzione di acquistare. Ne tirò fuori una dal pacchetto e la accese.
Doveva ammettere che a pochi ragazzi si addicevano le sigarette: la maggior parte li trovava di cattivo gusto e rozzi. Ma a lui, a Christopher Reed, quella stramaledetta sigaretta sospesa tra le sue labbra carnose stava dannatamente bene.
«Dimmi Baddy» cominciò espirando un po' di fumo «cosa ti aspettavi esattamente? Che ti portassi al Luna Park?»
"Stronzo."
«No di certo, ma non immaginavo che avessi bisogno di sostegno pure per comprare un pacchetto di sigarette. E tanto per la cronaca, giacché ci siamo, me ne darai una.»
Christopher la osservò ridendo. «Non sapevo fumassi.»
«In effetti non tantissimo. Capita una volta ogni mille.»
«Ti avrò sulla coscienza?»
«No.»
E senza dire nulla il ragazzo le porse una sigaretta.
Fumarono così, per pochi minuti, completamente in silenzio. A lui non piaceva essere disturbato, e a lei andava bene così. Ogni tanto cercava di fare degli anelli di fumo, ma senza riuscirci. Fumava troppo poco per poter fare pratica. Pazienza.
«Hai finito?» chiese lui con un tono di voce piatto.
«Sì.»
«Allora andiamo.»
Il viaggio per raggiungere gli altri sembrò infinito, ma arrivarono perfettamente in orario. Appena scesi videro subito Michael che parlava con una ragazza: aveva lunghi capelli ondulati di un castano molto scuro ed era abbastanza magra. Non riusciva a distinguere i tratti del volto perché erano troppo lontani.
«La conosci?» chiese dunque. Non che le interessasse per un motivo in particolare, però la curiosità la affliggeva dal momento che Michael non aveva fatto cenno ad una terza compagnia quella sera.
«Sì.»
«Chi è?»
«Sei troppo curiosa, Baddy.»
«Sono seria. Chi è?»
«Una vecchia amica.»
Una vecchia amica? Che razza di risposta era? Nome, cognome, età, occupazione, codice fiscale, indirizzo...c'erano tante cose da sapere. Magari non a quel punto, ma voleva essere a conoscenza almeno delle informazioni di base: non le piaceva arrivare impreparata ad una situazione, e in quel frangente era decisamente impreparata.
Michael riuscì a localizzarli e alzò un braccio, pensando che i due non l'avessero notato. Si avvicinarono lentamente.
Ora sì che riusciva a vedere i tratti della misteriosa ragazza: non lo pensava con cattiveria, ma si aspettava qualcosa di più. Non era solita giudicare dall'aspetto fisico, e quella ragazza sicuramente non era brutta, ma aveva un non so che di...comune. Una ragazza normalissima, con occhi marroni leggermente allungati e un naso abbastanza evidente, ma effettivamente nulla di speciale.
«Ehi ragazzi!» salutò il biondo «tu la conosci già, ma tu no, Sophia: lei è Meredith Johnson.»
Stretta di mano. «Piacere, come ha già detto Michael, io sono Sophia.»
La bruna la guardò con occhi penetranti e puntigliosi. Non le piaceva per niente quella sensazione. «Piacere mio, Sophia. Ho sentito molto parlare di te.»
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Back to you
Teen FictionSophia Reynolds è una ragazza dal carattere forte e difficile da descrivere. La tipica ragazza tosta, indipendente, determinata ma anche un po' sognatrice, con una storia dietro da raccontare, una storia per pochi temerari che hanno il coraggio di t...