Non c'era differenza tra cielo ed oceano. Una vasta superficie azzurra riempiva il finestrino dell'aereo privato a cui ero affacciata. Ero seduta su quel sedile da sola. I miei genitori erano poco distanti ma avevo chiesto espressamente a tutti e due di lasciarmi un po' sola. Il mio distacco era dovuto al fatto che la rabbia per quello che mi stava succedendo mi stava sormontando dentro rabbiosamente e non volevo riversarla su di loro. Il fatto di perdere tutto in così poco tempo indeboliva ogni parte di me; non sarei più stata la ragazza che si nascondeva dietro un paio di occhiali da vista e sotto maglioni enormi,non sarei più potuta andare scuola e uscire con i miei coetanei, avrei perso le mie amiche più care: Hope, Alex e Jessica. Non ero potuta uscire con loro per quel “piccolo contrattempo” che mi aveva reso un fenomeno da baraccone. Mi chiedevo in che modo i miei genitori ed X le avessero avvertite della mia assenza improvvisa. Chissà in che modo avranno reagito loro e gli altri nostri conoscenti. Mi riproposi di chiedere spiegazioni ai miei. Sentii una porta aprirsi; era X che ci informava dell'imminente atterraggio. Guardai ancora una volta il paesaggio fuori dal finestrino e vidi sotto di noi una grande isola così nascosta e protetta dal mondo.
Quando atterrammo,la prima cosa che notai fu un'enorme è vasta foresta divisa da un'unica strada. Lì ad aspettarci c'era appunto una macchina che ci avrebbe condotto probabilmente al campo.
Il campo di addestramento era una struttura che si sviluppava intorno ad una cupola di vetro. Era sostenuta da travi di ferro e acciaio che proseguivano nella costruzione vera e propria. Colonne salde facevano da portanti all'edificio ed erano come grandi meccanismi di un metallo elastico che assicuravano la costruzione al terreno. Era l'edificio più moderno che avessi mai visto. I materiali con cui era formato sembravano inossidabili,indistruttibili. Era circondato da vasti appezzamenti di terra con erba rigorosamente tagliata per gli allenamenti. Tutte le attrezzature erano momentaneamente abbandonate visto l'orario: dovevano essere tutti dentro a pranzare. La cosa che più mi sorprendeva era l'assenza di misure di sicurezza. Un luogo così bisognoso di protezione era lasciato stranamente incustodito. Dubitavo che il potere dei dominatori bastasse per contrattaccare attacchi di qualsiasi genere. C'erano così tante domande da fare, ma presumevo già che il tempo per porle scarseggiasse visti i pericoli che il mio nuovo popolo correva. X ci invitò ad entrare ma proprio quando stavo per varcare la soglia sentii un verso animalesco provenire dalla boscaglia.
-”Cos'è stato?” chiesi allarmata.
-”Tranquilla,niente di pericoloso.”disse X evasivo.
Entrammo,ma non dimenticai quel suono che tanto mi aveva spaventato.
-”Avete fame?” chiese X.
-”Sto morendo di fame!” rispose mio padre tutto entusiasta.
La mensa non era poi così lontana,si trovava proprio sotto la cupola di vetro. Il tempo di attraversare un corridoio ed eravamo già lì,di fronte a quell'enorme portone che ci divideva da tutta la razza dei dominatori. Appena X ci fece entrare tutti si zittirono. Sembravano attirati tutti dalla stessa cosa: da me. Non c'era dominatore che posasse il suo sguardo su qualcosa d'altro,persino le cuoche mi fissavano. Ero pietrificata. Mai è capitato che così tanta gente mostrasse tanto interesse per me. Non sapevo se salutare cordialmente o se andarmi semplicemente a sedere. Ma non ci fu il tempo di fare una di queste due cose perchè tutti in sala si alzarono e si misero la mano sul cuore.
-”Lo sanno.” sentii il sussurro di X vicino all'orecchio sinistro.
Sapevano chi ero. Sapevano che ero la prescelta. Non avevo idea di come interpretare quel gesto; noi umani ci mettiamo la mano sul cuore per dimostrare che crediamo in qualcosa, gli diamo molta importanza e promettiamo di tenerla nel cuore. Ricordai solo dopo di non essere più un'umana e che avrei dovuto smettere di prendere ad esempio la mia vecchia natura per capire quella dei dominatori, ma l'unica interpretazione che riuscivo a dare era questa e non potevo che esserne orgogliosa e commossa. La mano di X trovò la mia schiena e la spinse con delicatezza verso un tavolo vuoto dove io,lui e miei genitori ci sedemmo. Ci vollero alcuni minuti,ma poi il vociare che prima si era interrotto con il mio arrivo ripartì e tutti tornarono a sedersi,ma sentivo di essere io l'oggetto delle conversazioni dei miei nuovi compagni.
-”Vieni a prendere qualcosa da mangiare con noi,tesoro?”chiese mia madre lievemente imbarazzata.
-”Non ho fame,grazie.”
Quando i miei si allontanarono per andarsi a servire X mi disse:
-”Non sentirti in imbarazzo per quello che è appena successo. Questo è il loro modo per dirti che ti rispettano e ti ammirano. Prendilo come un complimento.”
-”Sai...non ci sono abituata,non sono mai stata soggetta a tanti complimenti.”
Sorrise. -”Una cosa che ci accomuna l'abbiamo trovata.” sussurrò.
Sorrisi a mia volta. Abbandonai l'argomento per un momento. Dovevo assolutamente sapere cosa era stato quel rumore che mi aveva spaventata.
-”Prima mi hai liquidata,ma ora siamo soli...me lo puoi dire che cos'era quella creatura nella foresta.” sussurrai.
-”Dominatori.”
-”Cosa? E perchè non vivono nel campo?”domandai stupita.
-”Hanno deciso di vivere allo stato brado. Volevano estraniarsi dalla guerra contro Concassion,per questo molto spesso sono in disaccordo con noi. È capitato che ci attaccassero perchè abbiamo estirpato parte della loro foresta per creare i campi in cui i dominatori oggi si allenano,ma è da molto tempo che non ci sono dissapori tra di noi.”
-”Ci sono stati feriti o morti in questi scontri?”
-”I dominatori non muoiono,nè possono essere feriti. Noi che abbiamo scelto la strada del bene siamo vulnerabili solo di fronte ai dominatori caduti e viceversa. I dominatori da noi chiamati selvaggi,in un certo senso,sono dalla nostra stessa parte nonostante tutto. Per questo non ci è permesso ferirci a vicenda. Ci deve essere unione anche nel nostro disaccordo per le entità. Per questo i nostri conflitti non erano mai pienamente corpo a corpo; c'erano volte in cui si discuteva solo animatamente. ”
Morire mi sembrava una parola ancora così lontana ma presto non lo sarebbe più stata e non per mia volontà.
-”Ma se moriamo solo per mano dei caduti e per nient'altro,siamo in un certo senso immortali?”chiesi.
-”Moriamo allo scoccare dei cent'anni. L'entità hanno appurato che da quel momento in poi un dominatore non può più servire la sua causa. Quando sei uno di noi devi sapere che non tutto dipende da te; tienilo sempre a mente Sophia.”
Rimasi per un po' in silenzio guardando la superficie trasparente del tavolo, riflettendo sul discorso appena affrontato e sulla poca libertà di scelte nella mia nuova vita da dominatrice.
-”Ti comunico che i tuoi allenamenti inizieranno la settimana prossima.”disse X cambiando discorso.
-”Ecco come iniziare bene una settimana...” dissi trattenendo una risata.
Lo guardai e vidi le sue labbra aprirsi in un sorriso. Era bello il modo in cui un piccolo movimento o cambiamento d'umore lo rendesse così solare. Sapeva essere così ostile ma osservandolo ora sembrava quello il suo lato sincero. Di fronte a quell'espressione tutte le sue indelicatezze cadevano perchè con quella faccia beata poteva illuminare il mondo. A dimostrazione della sua cordialità notai che stava salutando con entusiasmo due ragazzi: lei aveva dai capelli corvini e degli occhi azzurri che si increspavano come il mare diventando di un blu più scuro; aveva un fisico ovviamente perfetto e lineamenti simmetrici che venivano evidenziati da dolci sorrisi. Il ragazzo in sua compagnia aveva capelli castani e occhi marroni. Era oggettivamente bello ma segnato da uno sguardo timido. Non osavo chiedere a X chi fossero e che cosa dominassero. Per questo abbassai lo sguardo,ma sentii su di me il loro.
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L'Esercito dei Dominatori
FantasíaL'uniformità della stanza rende Sophia ancora più fragile, più spaesata. Cosa è accaduto? Solo guardandosi in quella superficie riflettente capirà in cosa è coinvolta...