Mi svegliai con il rumore della porta che sbatteva. Aprii gli occhi con l'amara sorpresa che mi circondava. Ero ancora in quella camera d'ospedale. Non feci in tempo a dare una risposta che entrò il ragazzo tatuato.
-”Non ne volevi parlare ieri,ma non possiamo più rimandare quindi ascoltami!”esclamò il ragazzo.
La compassione che mi dimostrava era pari a zero. Mi catapultava in una realtà che non conoscevo e si aspettava che reagissi con indifferenza alla nuova vita che mi si prospettava. Avevo perso la normalità della mia esistenza, l'ordinarietà del mio aspetto e con ipocrisia mi veniva chiesto di passarci sopra, come se la mia vita precedente non avesse importanza. Non volevo essere sottomessa a questa indifferenza quindi sussurrai con sarcasmo:
-”Buongiorno anche a te...”
-”Per favore risparmiamelo. Quello che devi sapere è che viste le tue condizioni non potrai avere contatti con il mondo esterno,almeno per ora.”continuò.
-”In che senso?” domandai in allerta.
-”Non potrai tornare a scuola,non potrai contattare i tuoi amici,non potrai parlare con gli umani a meno che non ti venga concesso e dovrai trasferirti. È necessario che tu impari a controllare i tuoi poteri per questo dovrai vivere in un campo di addestramento.” disse.
Non provava nessun tipo di sentimento nei miei confronti. Mi informava sul mio futuro come se fosse già prestabilito,non curandosi della mia reazione. Stava solo svolgendo un compito e non si curava nemmeno di chi aveva davanti. Avevo capito solo in quel momento che non ero più umana,ma questo non voleva dire che non lo sapessi ancora essere.
-”Hai idea di quanto siano dolorose le tue parole? Mi stai dicendo che la mia vita è finita e lo fai come se fosse una cosa normale,che devi fare non curandoti di quanto tu possa far male con il tuo distacco e la tua freddezza. Sarò anche una semplice ed insulsa diciassettenne per te,ma questo non ti da il diritto di incasinarmi ancora di più la vita!” gli sbraitai contro. Tutto quello che covavo dal giorno prima in quel momento si era riversato su di lui.
-”Sono venuto qui solo per questo. Partiremo domani mattina. I tuoi genitori sono tornati a casa per prendere il necessario per fare la tua valigia. A domani.” disse uscendo,ma ero troppo arrabbiata per fermarmi:
-”Ti odio!” urlai con tutta la voce che avevo in corpo. Appena dopo le mie grida sentii un rumore. Guardandomi intorno vidi crepe che si estendevano su tutta la lunghezza delle pareti. Mi strinsi al letto terrorizzata...ma presi coraggio,mi alzai cautamente e mi diressi verso quei solchi che rendevano quella parete così fragile,così indifesa. Le sfiorai con la massima delicatezza,avendo quasi paura di arrecare altro dolore a quel muro così spoglio...e inaspettatamente scoppiai a piangere lasciandomi cadere a terra dalla frustrazione. Mi sentivo come quella parete: rotta dentro,fragile...così prossima al decadimento da esserne terrorizzata.
Mi sdraiai di nuovo su quel letto così freddo,così estraneo...mi avvolsi con le ruvide lenzuola e piansi in silenzio fissando quelle enormi crepe bagnate dalle mie lacrime.
*
Passai la giornata immobile su quella piattaforma così scomoda che veniva definita impropriamente “letto”. L'infermiera incaricata di portarmi i pasti insisteva con forza per farmi alzare ma invano. La stessa signora la prima volta che vide le condizioni della mia camera chiamò terrorizzata un responsabile per decidere sul da farsi. Mi costrinsero a sistemarmi una nuova stanza,più sicura.
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L'Esercito dei Dominatori
FantasiL'uniformità della stanza rende Sophia ancora più fragile, più spaesata. Cosa è accaduto? Solo guardandosi in quella superficie riflettente capirà in cosa è coinvolta...