Capitolo 1

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-Ma dove diavolo sono finita...-

-E levati- un motociclista infuriato le gridò contro.

Era disorientata, stava per farsi investire per la terza volta. Aveva mal di testa e non sopportava le luci della città, le infastidivano gli occhi.

-Oh mio... Ma che ore sono!?-
L’orologio segnava le 21.45. Era in ritardo.
La festa di Emma era iniziata da minimo un’ora.

Si mise a correre, alla ricerca del "Zed’s Fish&Chips".
Era il locale preferito da Chris, ed Emma aveva deciso di festeggiare lì il suo sedicesimo compleanno per convincerlo a partecipare.
Lui era troppo timido e doveva essere spronato per fare qualcosa.

Spedita, imboccava anguste scorciatoie e passaggi nascosti. Conosceva quei luoghi come la sua stessa casa. Si fermò, con un sorriso soddisfatto in volto: doveva essere arrivata.

-Non è possibile... Si può sapere che fine ha fatto?!-

Fece un giro del quartiere, senza riuscire a trovare quel dannato ristorante. Era un po’ agitata e decise di chiamare suo padre. Aveva perso il cellulare, così si avviò in centro, sperando di imbattersi in una cabina telefonica.

Lungo la strada, incontrò Millie. La riconobbe a malapena: ne era passato di tempo dall’ultima volta in cui le aveva parlato.

-Signora White!- fece, avvicinandosi.
-Signora White, si ricorda di me?-
La donna era assorta nei propri pensieri e si spaventò, sentendo la voce della ragazzina.
-Oh Signore, vuoi farmi prendere un colpo!?-
-Mi scusi, non volevo. Come sta, signora?-
-Come vuoi che stia! Che cosa vuoi?-

La giovane le chiese di poter usare un telefono, ignorando i suoi toni acidi: poteva comprendere quell’atteggiamento, dopo tutto ciò che aveva affrontato. Avrebbe preferito non infastidirla, ma era un’urgenza.

-Puoi telefonare in farmacia. Stavo per chiudere, ma posso aspettare cinque minuti-
-La ringrazio e mi perdoni per il disturbo-

Alzò la saracinesca e accese i grossi neon.
Le indicò il vecchio telefono sul bancone.
La signora White continuò a guardarla, squadrandola dalla testa ai piedi, e fermò lo sguardo sulla collana che la ragazzina indossava: pendeva un cammeo bluetto, con incise delle rose e il profilo di una donna.

-Fai in fretta- disse Millie con astio e si spostò in magazzino, mentre lei continuava a comporre i numeri, meno a disagio.

Non rispondeva nessuno, erano tutti irraggiungibili.

Sentì un gemito.
Silenzio.
Poi percepì un fruscio, un veloce movimento.
La tenda a perline sul retro ticchettava appena.
Iniziò a preoccuparsi.
Posò la cornetta lentamente, per non far rumore, e si affrettò verso il portone vetrato.

La signora White le piombò addosso e bloccava l’uscio, trattenendo il pomello con le mani ossute.

La giovane adolescente era sorpresa e terrorizzata: Millie pur essendo molto esile, l’afferrò e la trascinò per i capelli verso il deposito, con una lestezza inaspettata. 

La ragazza riuscì a colpire forte una gamba e la testa della donna, tanto che allentò le grinfie. 

Allora si precipitò fuori, lontano dagli strilli folli di quella persona.

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