Non aveva fiato per piangere.
Stava attraversando una piazzetta di pietra ed intuiva un certo scompiglio al suo passaggio: le tendine delle finestre si scostavano. Era osservata.
Ma aveva ben altro a cui pensare: camminava con l’ unico obiettivo di ritrovare la sua casa.Strano da dire, no? Chi potrebbe mai dimenticare il luogo in cui abita? E se non l’avesse piú trovata?
-No, no, no- scrollava il capo e scacciava i brutti pensieri, respirando profondamente. Si aggrappava ad immagini sfuggenti della sua memoria: un giardino fiorito, una dimora enorme. Troppo poco, doveva sforzarsi di piú: giardino, dimora…TERRAZZO!
Un terrazzo, che aveva vista su un lago e delle montagne! Iniziò così a percorrere delle stradine di campagna, fortunatamente illuminate a sufficienza da non inciampare in qualche sasso.
La paura si faceva comunque sentire: temeva di incappare in un lupo di passaggio o peggio, qualche altro pazzo maniaco, al pari della signora White.
Il cielo era limpido e la luna risplendeva indisturbata, unica guida e compagna del suo vagabondaggio. L’aria era fredda per essere in prossimità della primavera.
Rifletteva sull’accaduto: perché la signora White si era comportata in quel modo? Era stata la migliore amica di sua figlia Aileen, insieme a Beth. Forse era impazzita dopo la scomparsa di Aily, oppure le aveva risvegliato un dolore che non poteva sopportare.
Sentiva la mancanza delle sue amiche.Un cartello mostrava la mappa della zona ed erano raffigurate anche le abitazioni presenti. Imboccò un sentiero e proseguì verso quelle piú vicine al lago. Non molto dopo giunse in un piccolo quartiere.
In fondo, isolata, ecco casa sua, dipinta di celeste chiaro e circondata da un vero e proprio parco, piú esteso della dimora in sè. Analizzandolo, notò che era tremendamente trascurato. Impossibile: sua madre non l’avrebbe mai permesso. Si accostò alla porta e udí delle voci e della musica. Si affacciò alla finestra e osservò la sua intera famiglia ballare, scherzare e chiacchierare allegramente. Emma indossava un abito rosso con una scollatura a cuore, i suoi capelli castani erano raccolti lateralmente. Posava per alcune foto, vicina a Chris, vestito di nero e Jack, vestito di grigio chiaro. I due fratelli si erano sempre odiati ed era difficile lasciarli tranquilli insieme senza che scoppiassero liti dalle motivazioni banali. Nessuno sembrava notare la sua assenza. Chissá perchè non avevano ricevuto le sue telefonate. Doveva entrare, scusarsi per il ritardo e rallegrarsi con loro.All’entrata, suonò piú volte il campanello.
Nessuno venne ad aprire.
Probabilmente non se n’erano accorti per il chiasso che facevano, no?
Un colpo di genio: la chiave d’emergenza sotto il nano da giardino. La recuperò e aprì la porta, impaziente.
-Auguri Em...-
Si bloccò.
La stanza era vuota, mancavano perfino i mobili.-Dove siete tutti!? Perché questi scherzi!?-
Non era un gioco.
Si accasciò sul pavimento e scoppiò in lacrime.
Le mancava il respiro e il panico prese il sopravvento.
-Shh, calma. Ce la puoi fare, respira- cercava di autoconsolarsi. Avvertì un brusio dall’esterno.
Vide qualcosa che le fece accapponare la pelle: migliaia di cittadini fissavano immobili la casa, con lo sguardo perso nel vuoto. Indietreggiò e si trattenne dal gridare. Non sapeva definire ciò che stava succedendo, nè la ragione. Volevano ucciderla? Ma era amata da tutti! Non sarebbe mai stata così cieca di fronte all’ipocrisia. Lo era stata?
Si stavano susseguendo fatti inspiegabili e inquietanti. Non poteva essere normale. Non le sembrava una comune manifestazione.
Le si annebbiò la vista e cadde a terra.
Una luce accecante irruppe all’improvviso.
-Monica!- la chiamava, ma aveva perso totalmente i sensi.
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Memoriae
General Fiction-Non vuoi proprio capire, eh? È morta, Luciel! Non riapparirà mai da quella porta!- -Addio, Monica- Scomparsa da mesi, il caso di Monica è ormai chiuso. La sua famiglia lascia la cittá, disperata e afflitta. Ma che cosa è accaduto in realtà? La gio...