Il cielo era nero. Dannatamente nero.
L'oscurità in quelle circostanze è la cosa peggiore del mondo. Cancella i colori, la diversità, la chiarezza, crea un mondo tinta unita, senza riferimenti, senza fine. Il salice del parco dietro alla strada, quasi unica macchia verde in uno sfondo grigio cemento, era stato inghiottito dalla notte. Solo la forma permaneva invariata, eppure non sembrava la stessa. Sicuramente nessun bambino in quel momento si sarebbe messo a fare le bolle di sapone ai suoi piedi. L'albero altalena prediletto della zona ora sembrava una nube di fumo grigio, denso, tossico. Come poteva il solo colore portare a questo cambiamento? Come poteva la mente umana avere una visione così diversa di un albero dal giorno alla notte?
È troppo facile guardare le cose alla luce. Il colore ci da sicurezza e presunta comprensione. Tutto ci pare sensato e non occorre indagare, l'albero è verde ed è normale, le guance son rosse ed è sentimento, il cielo è grigio ed è nuvoloso. Il colore ci distoglie dagli altri aspetti della realtà, ci porta a darci risposte che ci paiono esaurienti, convinzioni che svaniscono nel momento in cui si spegne la luce. Un manichino in un negozio pare, in un primo momento di irrazionalità, una persona sospetta che ci insegue, una cassetta postale un enorme animale aggressivo che si avvicina alle nostre spalle, un sacchetto di plastica che svolazza per la strada, che la nostra parte istintiva non fa in tempo a classificare, sembra un qualcosa di furtivo ed inquietante che ci vuole fare del male. Se non restiamo aggrappati alle certezze dei colori la nostra visione del mondo è tendenzialmente raccapricciante e dominata dal mistero. Sì, il mistero. Sorge il mistero guardando l'albero su cui si butta l'occhio circa sei volte al giorno, solo che al posto di verde su grigio è nero su pece.
Il buio svela la nostra autentica incomprensione della realtà, ci mostra con chiarezza quanto sia vincolante la vista anche nelle più semplici cose. Il buio ci fa male perché crea dimensioni sconfinate in cui non abbiamo grandezza, ci annulla. Una pennellata nera in un quadro di sfondo nero, presente ma impercettibile, presente ma invisibile. E al cospetto del buio la mente si spegne, si abbandona ai pensieri irrazionali e primitivi, perché comprende la sua incapacità di comprendere. Alla mente sorgono domande a cui non si riesce dare risposta, che consideriamo stupide alla luce del mattino seguente. L'oscurità è il tutto che si riduce a nulla, è il niente che si estende all'infinito.
Elena sentiva l'oscurità nella città, che offuscava maggiormente le idee confuse che si facevano spazio a spintoni nella sua testa. L'aveva vista negli occhi di Giuseppe, che si era arreso al predominare dei colpi avversi della vita. Elena percepiva l'oscurità dentro di sé, sentiva il nulla, comprendeva di essere sola in un mare nero.
Si costrinse a non disperarsi e a cercare una soluzione, perché è risaputo che i bambini hanno paura del buio.