9.

11 0 0
                                    

Si svegliò con la percezione di aver dormito un secolo. Si sedette e si portò le dita alle tempie, per aiutarsi a distinguere gli incubi dai fatti. Il mal di testa non aiutava.

Aveva sognato di veder annegare mamma e Giuseppe. L'avevano guardata per tutto il tempo, finché non erano più stati capaci di vedere. Fluttuavano a venti centimetri da lei mentre l'acqua ha cominciato a rubare l'aria, Elena gridava, piangeva e batteva sulla parete che separava morte e vita, ma ogni volta che la toccava veniva respinta da una corrente elettrica. Si rialzò, prese la rincorsa e si schiantò contro il vetro. Il suo corpo venne sbalzato via e scaraventato a terra. Le sembrò di morire. Il cuore in fibrillazione cominciò a calmarsi. Rimase a terra capendo di non poter fare nulla per salvarli. E se c'era la possibilità non si sarebbe uccisa per scoprirla.

Sentì il bisogno fondamentale di sapere che ore erano. Prese il cellulare, inutilmente. Lo rigettò in fondo al materasso. Si alzò e sbirciò dalle persiane della finestra. Una distesa trasparente e limpida attraversava in cielo senza mai essere interrotta dalle nuvole. Pensò che da tempo il cielo non era così bello. Forse era solo una sua impressione.

Percepì, muovendosi, che il suo corpo era sgradevolmente umido. Doveva aver sudato nel sonno. Quasi sorrise pensando alla situazione paradossale in cui si trovava: era fuggita così, istintivamente, prima che la volontà diventasse idea era già nell'ascensore diretto al piano terra. Era in un albergo senza i suoi genitori che le chiedevano di sbrigarsi a prepararsi lo zaino per non perdere il tour turistico prenotato tre mesi prima, non c'era Giuseppe che la svegliava baciandola sul collo. Era sola e senza nulla, in un albergo di persone che attendevano trepidanti di visitare Padova mentre lei desiderava solamente avere una felpa appena stirata.

Pur schifando l'idea di indossare nuovamente gli stessi abiti e di entrare in un bagno pubblico senza ciabatte, volle lavarsi. L'acqua calda ricadeva sul suo corpo disegnandone le forme. Guardava compiaciuta il suo seno pieno, osservò come dolcemente l'acqua ne accarezzasse la superficie. Si concentrò sui fianchi, il suo pezzo forte secondo Giuseppe. Erano così perfettamente pronunciati, una esse elegante e sensuale. Con sorpresa stava innanzi ad una grazia che mai aveva scorto in tutti quegli anni, che non veniva riflessa negli specchi. Non era captata dagli occhi degli altri. Era la prima testimone della bellezza segreta di un corpo che veniva guardato, che lei stessa guardava, senza particolare attenzione o interesse, una rosa nascosta in un cespuglio di rovi. Si sentì felice perché era bella e lo era davvero, non aveva bisogno della conferma di nessun altro.

Decise di fare un programma per occupare la giornata. Sapeva che se avesse passato il tempo distesa sul letto a guardare la parete bianca sarebbe successo qualcosa di brutto, come ogni volta che pensava troppo. Saranno le dieci circa. Non troppo lontano ci dovrebbe essere la collinetta dei picnic. Potrei stare lì a prendere il sole. Magari prima cerco una libreria e mi prendo un romanzo da leggere. Meglio un negozio di libri usati. Devo anche cercare un supermarket che venda panini confezionati. Pensando al cibo le venne una fitta allo stomaco. La sera prima non aveva cenato. Pensò che fosse un buon segno, quando stava emotivamente male non aveva mai appetito.

Guardò la pila di asciugamani appoggiati sopra il lavello. Ne aprì uno: più che un asciugamano sembrava un fazzoletto. Non le sarebbero bastati dieci per ricoprire in maniera discreta il suo corpo. Alzò gli occhi al cielo, ma alla fin fine non poteva pretendere nulla di più dal prezzo stracciato che aveva speso per quell'alloggio. Quel inconveniente, però, in fondo le fece piacere, era la prima distrazione che si sarebbe portata via un po' del suo tanto, troppo tempo.

Incominciò a tamponarsi diligentemente, ricoprendo mano a mano ogni centimetro di pelle. Rivestirsi non fu così atroce come pensava, il corpo manteneva ancora quella dolce sensazione di calore anomalo che mano a mano andava disperdendosi, riaccogliendo il freddo degli abiti gradualmente, senza fretta. Avrebbe voluto che ogni cosa avesse quella discrezione, che le novità non le cascassero addosso all'improvviso. Però, a quanto pareva, la vita non aveva alcun interesse a venirle incontro.

Una storia che non esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora