On the road - Capitolo 3

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Ci sono due forze motrici fondamentali: la paura e l’amore. Quando abbiamo paura, ci ritraiamo indietro dalla vita.
Quando siamo innamorati, ci apriamo a tutto ciò che la vita ha da offrire con passione, entusiasmo ed accettazione.
~John Lennon

Per tutta la notte non avevo fatto altro che pensare al terrore di salire su una macchina, ripensando anche alla reazione avuta qualche giorno prima a casa di Lyn.
Mi domandavo se il nostro patto fosse realmente sicuro e se realmente fossimo pronti ad aiutarci, comprendendo che come io ero rimasto colpito dalla sua paura anche lei sarebbe potuta restare turbata dalla mia.

Il solo pensiero di poterle fare del male mi faceva tremare e dubitare anche di come si respirasse.
Pensavo ai suoi occhi chiusi dopo esser caduta in acqua ed in quel momento mi resi conto di come la sua vita in entrambe le situazioni si trovasse tra le mie mani: in una la salvavo ed in un'altra la uccidevo.

Iniziai a camminare avanti e indietro aspettando l'arrivo di Carolyn, non sopportando l'idea di poterla distruggere con un semplice tocco.
Presi a guardare fuori dalla finestra e non appena la vidi corsi alla porta e la spalancai.

«Diamine Hood che volevi fare, uccidermi?!», disse mettendosi una mano sul cuore, ridendo.

Io la guardai torvo smettendo di respirare a causa del fatto che quelle parole mi sembrassero ancora più reali pronunciate da lei, che vedendomi teso si avvicinò a me è mi accarezzò il volto.

«Rilassati stavo scherzando.
Mi fido ciecamente di te, ma ora sei tu a doverti fidare della tua istruttrice» disse facendomi l'occhiolino.

Annuii ed uscimmo di casa ma immediatamente mi bloccai, iniziando a sudare.
L'idea di avvicinarmi a quella scatola mortale mandava in tilt il mio cervello.
Mi convinsi a raggiungere la macchina solo dopo aver sentito la mano di Lyn avvicinarsi alla mia e stringerla, infondendomi forza.
Ogni passo fatto mi faceva percepire la sensazione di spostare blocchi di cemento a causa di quanto erano tese e rigide le mie gambe.

«Cal respira so che hai paura ma per ora devi solo salire al posto del passeggero.
Ti condurrò io in un luogo adatto ad "allenarci" un po' o quantomeno cercare di farlo».

Alle sue parole non mossi nemmeno un muscolo sentendo nuovamente la paura prendere possesso della mia anima.
La vidi raggiungermi e mettersi di fronte a me, prendendo di nuovo ad accarezzarmi la guancia.
«So che hai paura e capisco perfettamente la sensazione di spaesamento e terrore che stai provando, ci sono passata anche io qualche giorno fa.
Ora sei tu a doverti appoggiare a me, io non sosterrò il tuo busto, ma ti stringerò la mano se vorrai e non ti metterò alcun tipo di pressione, però come tu hai preso in mano la mia paura per sconfiggerla anche io voglio farlo con la tua».

Presi un respiro e, dopo averla guardata negli occhi quasi implorandola di non andarsene, salii sentendo la tensione svanire nel momento in cui vidi e sentii la sicurezza di Lyn che senza esitare si mise al volante dell'auto ed iniziò a guidare.
Iniziai a percepire la tranquillità che da tempo mi mancava, quasi sentendomi una persona totalmente diversa da quella di pochi minuti prima.
Con lei al mio fianco mi passarono per la testa migliaia di domande, tra le quali il perché io non avessi preso prima questa decisione.
Forse ci stavamo salvando a vicenda ed io non potevo far altro che ringraziare me stesso per quell'idea.
Sorrisi al mio pensiero e guardai Lyn che sollevò un sopracciglio mordendosi il labbro quasi a voler spezzare la tensione e nel frattempo ripercorrere mentalmente la strada da compiere.

«Per quale motivo ti stai prendendo gioco di me, Hood?», disse voltandosi un momento verso di me.

Io scoppiai a ridere perdendo di vista l'obiettivo di quell'uscita, riscuotendomi dai miei pensieri solo quando sentii la macchina rallentare e spegnersi.
In quell'attimo persi la voglia di ridere e divertirmi ed immediatamente diventai serio.

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