Capitolo 16

500 15 3
                                    

Pov's Chuck
Esco dal locale in preda alla collera. Perché sono stato così duro con lei? Mi ero ripromesso di andarci piano,ma perché mi è stato così difficile? E perché mi sento così in colpa per ciò che ho fatto? È del mio futuro che sto parlando. Non posso darlo nelle mani di una cotta da 4 soldi che mi passerà tra una settimana. Eppure mi sento così vuoto e vederla con il viso ricoperto di lacrime mi ha fatto più male di quanto pensassi. Inizio a camminare battendo i piedi sull'asfalto nervosamente. Anche se non sarò mai capace di ammetterlo,in fondo lo so che lei non sarà mai solo la mia scopatina di turno. Mi ha fatto provare qualcosa che non ho mai provato fino ad ora. Quando sono con lei non mi interessa solo portarmela a letto,come con tutte le altre. Mi interessa vederla sorridere,quel dannato bellissimo sorriso. Questa ragazza mi ha completamente stravolto. Ma adesso l'ho persa,forse per sempre. Meglio così,forse. Lo ha detto anche lei che non sono capace di amare.
Un grido di disperazione mi distoglie dai miei pensieri: -Papà smettila!-
Mi giro nella direzione da cui viene l'urlo e intravedo a malapena un uomo che sta picchiando un ragazzo nettamente più giovane di lui. Mi avvicino sempre di più e poi lo scorgo. Il ragazzo in questione è Nate. -Finiscila!Figlio ingrato!- esclama l'uomo a voce alta e gli da un pugno sulla pancia. Io inizio a correre verso di lui mentre Nate si piega in due dal dolore. L'uomo sta per sferrargli un altro pugno in pieno viso ma io faccio in tempo a bloccargli la mano. Lui mi guarda con un'espressione mista di rabbia e stupore. -Non ci provare- dico io prima di sferrargli un pugno con la mano libera e spingerlo fino a gettarlo a terra. L'uomo pian piano rialza la testa e si porta una mano sul naso:sta uscendo sangue.-Ben ti sta- commento io disinvolto. Lui mi fulmina con lo sguardo. -Farai meglio ad andare via prima che chiami la polizia- continuo. In un battibaleno lui si alza e corre via. Io mi giro verso Nate e gli porgo la mano. Lui l'afferra subito e l'aiuto ad alzarsi. -Stai bene?- chiedo preoccupato. -Si grazie amico.- amico?Mi considera ancora un amico? -Ma figurati. Quello stronzo se lo meritava-
-Hai ragione- abbassa lo sguardo.
-È tuo padre vero?- lui annuisce senza dire una parola. -Non dirmi che testimonierai a suo favore- -È proprio per questo che mi ha picchiato. Perché ha saputo che non lo farò-risponde secco,ma si può leggere dai suoi occhi tutta la disperazione che prova. -Andiamo, ci prendiamo qualcosa in qualche pub e poi puoi venire a dormire da me- dico tirandogli una pacca sulla spalla. -E perché faresti questo?-
-Non siamo forse amici?- lo lascio spiazzato. In realtà lascio spiazzato anche me stesso. -Grazie-mormora lui e io sorrido. -Allora andiamo,ti porto in un posto pieno di ragazze sexy- affermo io mettendomi a camminare .-Aspetta,cosa?- domanda lui da dietro le mie spalle. Io mi giro. -Che intendi dire?- -Tu stasera vuoi...scopare?- continua a chiedere lui come se avessi appena bestemmiato. -Io no,ma tu si amico-alzo il sopracciglio. -No ma...aspetta ma...- -Ma cosa?- inizio a irritarmi. -Tu ecco...Blair non sarà gelosa sapendoti in uno di questi locali conoscendo il tuo passato?
sussulto. Per un istante mi ero dimenticato di Blair. Ora il suo nome mi trafigge. -Io ecco...-
-Aspetta non dirmi che l'hai lasciata-
-In realtà non siamo mai stati insieme-respiro profondamente-cioè,solo per una notte-
-Vorresti dirmi che l'hai usata come un giocattolo sessuale?-chiede palesemente infastidito.
-No ecco...vedi io avevo intenzioni serie con lei ma poi...- -Ma poi cosa?- insiste lui. Io gli indico una panchina poco distante da noi.
-È una lunga storia. Andiamo a sederci un attimo- lui annuisce e mi segue verso la panchina. Io inizio a raccontargli tutta la serie di sventure che hanno caratterizzato questi ultimi giorni,tra cui appunto mio padre e le sue minacce.
-Perciò non puoi stare con Blair per colpa di tuo padre?-
-Esatto- -Mi dispiace amico. Vedrai che si risolverà tutto- -Lo spero vivamente...- mi blocco. Lo spero davvero? Mi sto meravigliando di me stesso.
-Allora andiamo?- dice Nate -offro io- continua strizzando l'occhiolino. Io emetto un risolino e mi alzo insieme a lui dirigendomi verso un locale non poco distante da qui.

É lunedì mattina e io e Nate siamo nel cortile di Yale a chiacchierare sorseggiando un caffè preso da Dunkin' Donut poco fa. Oggi sarà il mio primo giorno da apprendista alle Bass Industries e sono particolarmente agitato.
-Che palle anche oggi devo andare in quella stupida biblioteca a fare volontariato.- dice Nate all'improvviso. Io trasalgo. Mi ero completamente dimenticato del volontariato. Come farò? Non riuscirò nemmeno a guardarla negli occhi. Dopo tutte le cattiverie che le ho detto,come rimedierò? -Che c'è?- mi chiede Nate preoccupato. -Nulla è che mi sono appena ricordato che Blair mi fa da tutor.- rispondo abbassando lo sguardo. -Oh...beh vedila così,hai l'occasione per sistemare le cose e dirle la verità!- -La verità? Ma sei impazzito per caso?- -Perché no scusa?- -Dovrei dirle che ho scelto il mio futuro al posto suo?- -E perché no?Sono sicuro che capirà. E anche se non dovesse farlo,che te ne importa?- le sue parole mi entrano in testa e si attaccano al mio cervello come fossero calamite attirate dal metallo. In effetti se non dovesse capire cosa mi interesserebbe? Io ho scelto me. E lo farò sempre. -Non lo so,ci penserò- taglio corto io.
-Che materia hai?- domanda lui spostando la conversazione su un altro argomento. -Economia- -Bene,allora ti dispiace se ti lascio?Io devo arrivare alla Columbia,tra mezz'ora ho storia- -Non preoccuparti ci vediamo dopo amico- dico fumando l'ultimo pezzo di cicca e buttandolo a terra. -Allora a dopo- dice Nate sorridendomi. Io ricambio il sorriso: -A dopo amico-. Poi gira i tacchi e si dirige verso il cancello. Mi sto dirigendo tranquillamente verso l'aula quando una voce autoritaria richiama la mia intenzione. -Signor Bass!- il preside esclama il mio nome soddisfatto. Aspetta,soddisfatto? -Mi dica signor preside-dico cercando di sembrare il più calmo possibile. -Sono davvero fiero di lei!- continua lui. Io assumo un'espressione confusa. -Come scusi?- -Ma su,non faccia il modesto! La signorina Waldorf mi ha rivelato tutto- ho un sussulto. Che cosa gli avrà mai detto Blair? -Continuo a non capire-dico facendo spallucce. -Ah per essere giovane lei è davvero smemorato. So che ha completato le sue 6 ore di volontariato tutte venerdì. Deve essere stato davvero faticoso,ma lei è strepitoso signor Bass!-continua a elogiarmi per qualcosa che non ho fatto,ma io lascio correre,perché intento a pensare ad altro. Blair ha davvero fatto questo per me nonostante quel che le ho detto? Quella ragazza ha un cuore d'oro.
-Mi sta ascoltando?- la voce dura del preside mi richiama all'ordine. -Sissignore. Ora mi scusi,ma devo andare a Economia. Spero di rivederla presto- sorrido educatamente e mi giro per dirigermi verso la classe. -Bravo signor Bass,sempre attento alla disciplina!- sento gridare da dietro e strozzo una risatina.Certo,disciplina. Mi sto avviando finalmente verso la mia lezione quando la vedo. È Blair che va verso la classe di fisica. Senza pensarci due volte,inizio a correre verso di lei e le blocco il braccio afferrandola dal minuscolo polso. Lei si gira verso di me e una scarica di energia mi pervade,facendomi dimenticare il fatto che io le stia tenendo il braccio. -Lasciami andare Chuck- mi intima lei freddamente. Io poso lo sguardo sulla mia mano e la ritiro subito. -Scusa- dico io abbassando lo sguardo.
-Cosa diavolo vuoi ancora?- mi domanda con un pizzico di rabbia nella voce.
-Io...ecco...- -Entro oggi grazie-continua lei disinvolta. Non so perché ma il trattamento che mi sta riservando mi fa stare male.
-Volevo ringraziarti per avermi evitato le ore in più di volontariato-continuo tutto d'un fiato.
Lei scoppia in una risata fragorosa.
-Mi stai prendendo per il culo?- -No è che-commenta fra una risata e l'altra-pensi davvero che io l'abbia fatto per te?- dice continuando a ridere. Io la guardo perplesso. Che vuol dire?
-Che vuoi dire?- -Ma non è ovvio?L'ho fatto solo per non passare altre 4 ore con te. Preferirei farmi espellere piuttosto che passare dell'altro tempo con te,ragion per cui non mi vedrai mai più. Addio Chuck- dice ricomponendosi,poi gira i tacchi ed entra in classe. "Addio Chuck". Ma perché fa così male?
Decido di non pensarci e mi avvio verso la classe.

Quando sono arrivato davanti alla grandissima azienda che gestisce dagli uffici i conti delle Bass Industries sono rimasto a bocca aperta. Quando ero più piccolo ci venivo ogni tanto,ma non ricordavo tutto questo senso di impotenza che l'enorme edificio riesce a trasmettermi.
Quando sono entrata una graziosa signorina che avrà avuto una ventina di anni mi ha accolto cordialmente e poi mi ha portato fino all'ufficio di mio padre che mi aspettava con un sorriso soddisfatto stampato in viso. Poi mi aveva spiegato quello che avrei dovuto fare oggi e infine mi ha fatto accompagnare dalla ragazza dal tubino nero fino al mio momentaneo ufficio davanti al quale mi trovo ora. -Vuole entrare o aspettiamo qui?- mi intima la ragazza mentre nota che sono rimasto impalato a fissare la grande porta in legno di ciliegio. Mi giro a guardarla: è davvero carina. Ha i capelli ricci e neri, gli occhi castani e la pelle olivastra. -Si scusi- dico aprendo la porta.
-Può darmi del tu- -Anche tu puoi- dico sorridendole. L'ufficio è così grande che mi lascia senza parole. Una grande scrivania si stanzia al centro con dietro una poltrona nera in pelle girevole e davanti due poltroncine in pelle. Sul tavolino c'è un grande computer della Apple e vi sono carte sparse qui e lì. In un angolo dell'enorme studio c'è anche una macchinetta per il caffè. Io mi dirigo verso la scrivania e mi siedo sulla poltrona girevole, mentre la ragazza si siede di fronte a me.
-Allora, sai già quello che devi fare,ma per qualunque cosa chiama con questo telefono- dice indicando il telefono sul grande tavolino l'"133",il numero del telefono che si trova di sotto.- continua sorridendo.
-Va bene grazie...- -Vanessa- -Vanessa- commento sorridendo. Lei mi strizza l'occhiolino e se ne va via. Tutto d'un tratto mi ritrovo a pensare che due settimane fa me la sarei portata a letto volentieri e di nascosto, ma adesso il solo pensiero della parola "sesso" mi fa riaffiorare alla mente la notte con Blair e le sue parole. Mi porto una mano sugli occhi. -Basta Chuck,pensa al tuo futuro!-intimo a me stesso cercando di convincermi. Eppure c'è qualcosa che non mi convince di quel che sto facendo. E sono quasi sicuro che quel qualcosa abbia i capelli castani e gli occhi color nocciola.
Metto fine a questi pensieri e mi metto a sistemare conti qua e là,cercando di lavorare il più possibile per distrarmi.
Dopo un'oretta circa di lavoro mi sento sfinire. Serie di numeri mi appaiono davanti agli occhi e mi sta venendo l'emicrania. -Devo prendermi una pausa- dico a me stesso alzandomi e incamminandomi verso il grosso portone che da sull'esterno. Quando esco i corridoi pullulano di persone in continuo movimento. "Wow" penso io mentre mi rendo conto di tutto il lavoro che c'è dietro alle Bass Industries,non contando il Victrola.-A proposito di Victrola!- esclamo un po' troppo ad alta voce. -Come?- chiede un signore di mezza età che sta portando una cartellina in mano. -No niente- mi discolpo io. E invece no,mi sono completamente dimenticato di aggiungere i conti del Victrola. Che disastro,ora dovrò aggiungere di nuovo tutto. -Chuck- come se avesse fiutato che qualcosa non andava,la voce di mio padre mi arriva forte e chiara nell'orecchio. Mi volto verso di lui di scatto. -Si papà?- -Va tutto bene?- -Si certo- mento spudoratamente,in preda al panico. -Benissimo- spiega lui -voglio informarti che ho iniziato una collaborazione con una grande stilista New Yorkese e la sua prossima sfilata si terrà al Victrola. Ti passerò gli assegni con i conti tra domani e dopodomani- continua imperterrito e io ascolto attentamente,pensando a tutti i conti che dovrò aggiungere. -Mi raccomando non sbagliare a fare i conti.- continua a intimarmi lui. -Quando si terrà la sfilata?- -Tra due mesi- -D'accordo- taglio corto io.-Adesso vado a continuare il mio lavoro- dico rivolgendomi a lui. Io sto per andarmene quando la sua voce mi blocca. -Ah e domani sera avremo una cena informale con lei,sua figlia e Vanessa. Alle 20:00 al ristorante dell'Empire. Mi raccomando sii puntuale. Ora vai a lavorare- mi dice indicandomi la porta del mio ufficio. Io annuisco con il capo e mi dirigo verso il mio dovere.
—————————————————
Spazio autrice:
Hey,come avrete notato non accade nulla di interessante in questo capitolo,ma non preoccupatevi,ne arriveranno alcuni davvero movimentati! Grazie a voi che state seguendo la mia storia, vi adoro tutti💗

-Punto tutto su di noi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora