Capitolo 4

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Savannah prese il telefono con le mani ancora bagnate. Era tornata dalla corsa mattutina e si era fatta una doccia veloce, dimenticando di massaggiarsi le punte dei capelli con il balsamo. Dovresti fare qualcosa per quei poveri capelli, le diceva spesso Fiona. Metti un po' di questo, aveva esclamato un giorno Ian dopo essersi sputato sulle mani e averle sfregate per bene tra di loro. L'aveva rincorsa per tutta la casa, quando ancora vivevano a Southampton con i genitori.

Con una mano selezionò il numero di Fiona, mentre con l'altra reggeva l'asciugamano rosa e spesso.

Fiona rispose dopo tre squilli. Dimmi, disse.

«Dove sei? Mangiamo comunque insieme?».

Breve pausa. Scusa, ho avuto da fare. Tonerò nel pomeriggio.

Savannah esultò muta. «Fa niente». Senza la sorella, poteva mangiare a letto guardando Netflix.

Il tono di Fiona sembrava spento e frettoloso, a tratti distratto, la sua voce si allontanava e si avvicinava a scatti, come se si stesse guardando intorno convulsamente. «Ma va tutto bene? Sembri strana».

Tutto a posto, rispose subito Fiona. Compreresti il latte, tornando a casa?

«D'accordo... Allora ci vediamo stasera. Finisco verso le sette.»

Ti aspetto per cenare.

Dopo pranzo, Savannah si vestì velocemente con l'uniforme del negozio, si raccolse i lunghi capelli rossissimi in una coda, terminò di bere il suo caffè e uscì.

Il negozio distava qualche centinaio di metri, ma Savannah riusciva comunque ad arrivare spesso in ritardo al lavoro. Entrò, evitando lo sguardo della sua collega, e si mise subito a riordinare scaffali sperando che Vanessa non commentasse il suo ritardo.

«Senti un po'...» Iniziò Vanessa, sistemandosi la giacca e coprendosi meglio l'abbondante scollatura. «Hai da fare stasera? Ally dà una festa in quella discoteca nel Cowgate».

Savannah tirò un sospiro di sollievo. Nessun commento sul ritardo. Conosceva a malapena questa Ally, ma aveva voglia di uscire, quindi annuì, fingendo di essere concentrata sul lavoro. «Non ho pianificato nulla... Quindi okay». Vanessa se ne andò contenta e tornò alla cassa.

Savannah aprì uno scatolone di shortbreads e prese a mettere ciascun pacchetto sullo scaffale, rigorosamente in ordine di scadenza. Riponeva gli articoli totalmente soprappensiero, con la mente rivolta al racconto di Fiona e al ritrovamento in bagno. Si chiese quanto tempo ci avrebbe impiegato a dimenticare e a tornare alla normalità. Era la prima falsa speranza in un anno e mezzo, ed era arrivata come una pugnalata alla schiena; era sicura che qualcosa fosse successo a Ian, ma non sapeva né da cosa né da dove iniziare. Per quanto ne sapeva, lui poteva essere ovunque. Sospirò e si sforzò di pensare ad altro, ma tutto quello a cui riuscì a pensare fu quanto la annoiasse quella vita, sempre piatta o solcata dall'amarezza per la partenza di Ian. Le piaceva sognare ad occhi aperti ogni tanto, immaginare un qualche incontro misterioso, una storia d'amore, le classiche cose per cui veniva presa in giro da Fiona. Lei era realista, non amava le complicazioni e tutte quelle situazioni equivalenti ad un gioco di parole. Qualche mese prima aveva incontrato uno, un tizio a posto, Michael, erano usciti per qualche settimana, si erano baciati sotto la pioggia fredda. Savannah pensò fosse romantico. Quella sera decise che sicuramente ci avrebbe fatto sesso, le piaceva; ma poi i suoi sogni avevano preso il sopravvento. Mancava una sorta di elettricità che le scorreva nelle vene ogni mattina, quando si svegliava e prevedeva grandi cose e avventure. Poi non accadeva nulla, ma il suo giorno era trascorso con quel pizzicore sulla lingua che le dava l'attesa. Invece, Michael non le dava niente. Le aveva spento quella fiamma, e questo accadeva con tutti. Aveva questa idea che un giorno - Tardi, diceva Fiona, deridendola - la persona per lei l'avrebbe presa per mano e l'avrebbe condotta in posti che non avrebbe mai potuto partorire dalla sua testolina bacata. Savannah arrossì e sorrise, aveva smesso di pensare a Ian e ora attendeva la festa di quella sera. Perché forse, forse la sua avventura sarebbe iniziata lì, quella notte. O magari il giorno dopo. O dopo qualche settimana.

La fine del turno arrivò in fretta. Finì in fretta di riordinare lo scaffale dietro la cassa e salutò distrattamente Vanessa, dandole appuntamento a Grassmarket per qualche birra prima della festa. Vanessa annuì sorridendo. «Tua sorella e Michael possono venire, se ti va».

Fuori dal negozio c'era Fiona, con il latte. Savannah lo aveva dimenticato. Rise sommessamente e ringraziò la sorella. «Sei invitata ad una festa nel Cowgate!» disse, cambiando discorso. «Ci aiuterà a dimenticare i pensieri di ieri». Fiona non rispose, fece un sorriso tirato e indicò con un cenno del mento un uomo al di là della strada.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 23, 2021 ⏰

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