CAPITOLO 1 - Prove generali

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Febbraio 2019, sei anni dopo

L'unico suono che si percepisce nell'edificio in cui mi trovo è lo scricchiolio delle mie Converse sul pavimento lucido.

Queste sneakers mi accompagnano da quasi cinque anni e non ho la minima idea di comprarne di nuove, sebbene dovrei separarmi da loro. Mi trovo ahimè in un momento della vita in cui devo salvaguardare le uscite dato che il mio conto in banca è veramente messo male. Anche se, in fondo, non ho intenzione di rimpiazzarle perché mi riportano alla mente tanti bei ricordi: con loro ai piedi ho dato il mio primo bacio, ho calpestato diverse città europee e ho pure nuotato – contro la mia volontà – nel mar Mediterraneo. Privarmi di loro sarebbe come fare a meno di un pezzo della mia vita.

Sto cercando di mantenere il passo del mio tutor, colui che per tutta la durata dell'anno mi formerà e mi aiuterà ad acquisire conoscenza ma soprattutto esperienza. Purtroppo per me, William è un metro e ottantasette di uomo e percepisco la differenza di ventisette centimetri che c'è tra di noi ora che mi sta mostrando a passo spedito la maestosa sede della McLaren.

Mi pare di girovagare senza speranze in un labirinto e sono certa che passeranno diversi mesi prima che riuscirò a memorizzare la piantina del palazzo senza perdermi tra i vari corridoi.

«Quando mi hanno inviato la tua cartella di presentazione ho dato un'occhiata veloce alla tua tesi, davvero interessante.» dice voltandosi appena «Non è da tutti laurearsi in Ingegneria in corso e con il massimo dei voti.»

«Grazie.» dico sorridendo con un po' di fiatone.

Percorriamo un lungo corridoio sospeso sul grande salone che vede esposte le vetture storiche e, in men che non si dica, arriviamo nell'ufficio di William. Quando entro avverto subito un fortissimo odore di disinfettante e immagino che sia passato poco tempo da quando ogni centimetro quadrato di questa stanza sia stato pulito e igienizzato.

«Accomodati pure.» dice indicandomi una sedia di fronte alla sua scrivania.

Mi siedo e William inizia di illustrarmi con l'aiuto di alcune slides come si svolgerà il mio tirocinio. Generalmente dovrò limitarmi scrivere rapporti e analisi delle autovetture, assisterlo nelle gare e partecipare ai vari briefing. Al termine della stagione verrò sottoposta a un test composto da due parti: nella prima dovrò analizzare dei dati e, in base a questi, proporre delle modifiche sul settaggio della vettura; nella seconda invece metterò in pratica i miei calcoli al simulatore. William mi ha confidato che da quando è stato attivato questo progetto per formare giovani ingegneri, esattamente tre anni fa, in pochissimi tirocinanti non hanno superato il test. Non dovrei avere nulla di che preoccuparmi e, se tutto andrà per il verso giusto, l'anno prossimo farò a tutti gli effetti parte del team McLaren.

«I nostri piloti verranno in sede lunedì per una prima riunione con il team.» chiude con un tonfo il computer e spegne la lampada da tavolo sulla sua scrivania facendomi capire che è ora di andarmene «Per la visita ufficiale dell'edificio dovrai aspettare lunedì mattina. Si svolgerà insieme agli altri quattro tirocinanti.»

Ci salutiamo e, solo dopo aver sbagliato due volte il corridoio, finalmente raggiungo l'ascensore che mi porta ai parcheggi. Striscio la mia tessera sul lettore di fianco alla maniglia della porta e, una volta aperta, raggiungo la mia macchina al parcheggio 9. Metto in moto la Ford Fiesta e lascio così l'edificio, immergendomi poi nel traffico del venerdì sera.

Arrivata a casa, abbandono la borsa sul tavolo da pranzo e mi dirigo nella camera da letto al primo piano per indossare qualcosa di più comodo e che odori meno di disinfettante per superfici. Infilati i miei leggins e una felpa oversize mi siedo sul morbido divano del salotto e accendo il televisore.

Come primo giorno non è andato malissimo. Mentalmente ripercorro ciò che ho detto e ciò che ho fatto, cercando di capire come e cosa poter migliorare.

Mi sono presentata con largo anticipo in sede. E già questo dovrebbe essere un buonissimo biglietto da visita.

Ho parlato con scioltezza. Niente tentennamenti. Dovrei dire grazie alla mia migliore amica che mi ha aiutato a simulare questo giorno zero di lavoro con largo anticipo.

Spero di essere apparsa sicura di me ma non presuntuosa.

Inoltre William è un buon tutor, è serio e professionale ma per niente chiuso nelle sue idee: mi ha chiesto espressamente di fargli qualsiasi domanda o osservazione e di non aver timore di correggerlo se secondo me sta sbagliando.

Mentre continuo a cambiare canale annoiata dai programmi in onda, sento la porta principale alle mie spalle aprirsi e scorgo il mio ragazzo Enrico.

«Amore, sono arrivata!» dico scuotendo la mano per farmi notare.

«Oh, ciao Ele! Come mai già a casa?» si avvicina a me e mi lascia un bacio sulla fronte. Appoggia il suo zaino al solito posto sulla sedia del tavolo da pranzo, si toglie il giubbino e si lascia cadere sul divano come un carico pesante.

Io ed Enrico siamo insieme da quasi tre anni. Ci siamo conosciuti in università per via di alcuni amici in comune, lui inizialmente si era iscritto come me a Ingegneria, ma ha voluto spostarsi su un altro corso di laurea poiché "l'ingegnere non mi si addice". È un genio e l'ho sempre invidiato perché a lui bastava veramente poco per immagazzinare informazioni e passava gli esami con grande facilità, mentre io ho letteralmente sputato sangue in ogni esame per avere la media del 30. Questa sua capacità gli ha permesso di vincere una borsa di studio a cui in molti del suo corso aspirano per studiare nell'università del Surrey e quindi si è dovuto trasferire a Guildford.

Quando ha saputo del mio tirocinio in McLaren è scoppiato di gioia. Tuttavia, non so ancora se questa sua reazione sia dovuta al il fatto che, trasferendomi in prossimità di Woking, sarei stata anche vicina a lui, oppure per il mio traguardo raggiunto. Lavorare in Formula 1 è sempre stato il mio più grande sogno. Credo però che la prima opzione sia quella più vicina alla verità dato che non ci ha pensato due volte a chiedermi di convivere.

«Com'è andata in McLaren?» chiede abbastanza stanco mentre si stropiccia gli occhi.

«Direi bene, il posto è fantastico! È tutto così pulito e bianco, il salone è immenso e ci sono tutte le autovetture storiche.» dico emozionandomi «E il tutor è veramente bravo!»

«Wow, sono felice per te!» dice sorridendomi «Io invece ho avuto una giornataccia, i laboratori si stanno facendo davvero pesanti. Tra poche settimane inizierò con il progetto per la tesi, se voglio laurearmi a luglio mi devo sbrigare.» sospira e si avvicina a me e ci accoccoliamo guardando la televisione. Enrico fa passare le dita nei miei capelli ed io appoggio la testa sul suo torace, appisolandomi cullata dal suo respiro.

Ultimamente le cose tra di noi non vanno per il meglio, siamo molto impegnati entrambi e passiamo insieme solo la sera. Enrico trascorre la maggioranza del suo tempo in università e io, aspettando l'inizii del tirocinio, ho cercato qualche lavoro part-time. Con troppa positività pensavo che vederlo poco mi spingesse a volerlo di più ma così non è successo: siamo comunque troppo diversi caratterialmente e abbiamo interessi opposti.

Quando ci risvegliamo l'orologio sopra la televisione segna le 23 e noi non abbiamo ancora cenato, quindi mangiamo un panino con gli avanzi trovati in frigorifero e andiamo a dormire dopo aver pulito e sistemato la cucina.

Nel letto scaccio i pensieri sulla nostra relazione, ripensando a quanto io non stia più nella pelle di iniziare questo nuovo capitolo della mia vita. Ho faticato, ho fatto un sacco di sacrifici ma sono a un buon punto per incoronare il mio sogno. Chiudo gli occhi e mi addormento immaginandomi nel muretto box della McLaren tra dieci anni mentre mi congratulo con il mio pilota per la gara appena vinta.

Sedici - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora