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Beatrice
Arrivai da Federico in un battibaleno.
Non appena mi aprì la porta, vidi il suo volto illuminarsi.
'Sei tornata'.
Ero tornata e, se avessi potuto, sarei rimasta là per sempre.
Non avevo neppure avuto bisogno di un pretesto per ripercorrere i miei passi.
Tornare da lui mi era sembrata la cosa più normale del mondo.
Mi passarono per la mente Aristotele e la sua teoria dei luoghi naturali.
Secondo il filosofo: se si toglie uno dei quattro elementi dal suo ambiente o, per meglio dire, dal suo luogo, questi è incline a tornarvi.
Io mi sentivo come una bolla d'aria, che, una volta liberata, tende, inevitabilmente, verso l'alto.
Verso il suo elemento.
Grazie a lui, avevo capito che non sempre una casa ha quattro pareti.
La maggior parte delle volte, è fatta di ossa, di sangue e di carne.
Avrei potuto prendere qualunque strada, ma tutte mi avrebbero riportata al mio luogo naturale.
Tra le sue braccia.
'È successa una cosa'.
'Cosa?'
'Dobbiamo prendere Alessia e portarla all'ospedale' spiegai, cercando di sembrare il più convincente possibile.
'Perché?'
'Dobbiamo farlo subito!'
'Va bene' rispose, prendendo la giacca e le chiavi. 'Ma dimmi perché'.
'Ti ricordi quando abbiamo mangiato cinese, l'altra settimana?'
Gli si leggeva in faccia che non ci stava capendo niente.
'Ho fatto dei test'.
'E?'
'Ho la Toxoplasmosi' affermai con la massima serietà possibile.
Avevo letto un articolo sulla Toxoplasmosi nella sala d'attesa del dentista, circa sei mesi prima.
Era una semplice infezione, però, se contratta in gravidanza, poteva risultare estremamente nociva.
Il ricordo di quelle pagine aveva invaso il mio cervello all'improvviso e, l'idea di far finta di aver contratto una malattia parassitaria, mi sembrò ottima.
'Toxo che?Ma tu stai bene?'
'È pericolosa solo per chi è incinta'.
Bernardeschi mi prese la mano e mi trascinò fuori di casa in fretta e furia.
'Vieni con noi!' esclamò, una volta arrivati a casa di Alessia.
Lei ci guardò, senza comprendere, limitandosi a chiedere: 'Qual è il problema?'
'Bea ha una malattia, ma il nome non lo ricordo. È strano'.
'Tutto bene?' mi domandò preoccupata, facendomi salire la nausea.
'È il bambino che potrebbe non stare bene' ribattei io.
'Che intendete?'
'Dobbiamo portarti a fare dei test'.
'L'aborto potrebbe essere un serio rischio'.
'Ma io sto fantasticamente!' insistette lei, allontanandosi da noi.
'Non fare la stupida!' s'innervosì Federico.
'Il dottore ha detto che l'ho presa per aver mangiato del cibo poco cotto' raccontai. 'Deve essere stato il pollo alle mandorle'.
'L'ho mangiato anche io' borbottò, capendo di essere nei guai fino al collo.
'Esatto!Andiamo'.
'Non possiamo farlo domani mattina?' chiese, guardando l'ora. 'Sono quasi le ventitré'.
Era chiaro che volesse posticipare il momento.
Sua madre non sarebbe stata all'ospedale quella notte e non avrebbe potuto aiutarla a passarla liscia.
'No!Ora!' urlai esasperata.
Volevo chiudere quella faccenda il prima possibile.
Bernardeschi la costrinse ad uscire di casa e la caricò in macchina.
'Non posso permettermi che succeda qualcosa a mio figlio' sussurrò lui, una volta in auto.
'Vedrai che andrà tutto bene' lo rassicurai, dandogli un bacio sulla guancia.
'Sono felice che tu sia con me'.
'L'avevo praticamente solo assaggiato!' protestò ancora una volta Alessia, interrompendo il nostro momento.
'È stato sufficiente!' la zittii, lasciandola a bocca asciutta.
'Ma perché hai fatto questi test?'
'Stavo male...mal di testa, febbre, stanchezza perenne'.
Avevo passato l'ultima ora ad informarmi al meglio sulla Toxoplasmosi con l'aiuto di Giuseppe e Cristina, che trovarono il piano a dir poco perfetto.
'Ma io non ho nessun sintomo'.
'Piantala!Faremo tutti gli esami necessari'.
Federico ci lasciò davanti al pronto soccorso ed andò a parcheggiare.
'Sto bene, davvero' ripeté la sua ex per l'ennesima volta.
Non avevo dubbi che fosse sana come un pesce.
Quella che stava male ero io.
Probabilmente lo stress accumulato nelle ultime settimane, mi stava pesando più del previsto.
Forse ero solo stanca di sentire le sue menzogne.
Beppe mi aveva garantito che non c'era niente di più soddisfacente dell'ascoltare delle bugie, conoscendo già la verità.
Io riuscivo soltanto a pensare al mio povero stomaco.
Lo percepivo come una poltiglia deforme, pronta a scoppiare da un momento all'altro.
'Eccomi!' annunciò Federico, attraversando le porte girevoli.
Non lo avevo mai visto così agitato.
Non volli neanche provare ad immaginare quanto il suo cuore si sarebbe spezzato dopo aver saputo la verità.
La sala d'aspetto era praticamente vuota ed il nostro turno non tardò ad arrivare.
'Io sto fuori'.
'No, vieni anche tu' mi esortò Bernardeschi, porgendomi la mano. 'Ti voglio con me'.
Spiegò la situazione alle infermiere, che continuarono ad annuire impensierite.
Alessia, intanto, non aveva più unghie da mangiarsi.
Le avrei prestato le mie, se solo avesse messo fine a quella farsa.
Probabilmente il Signore ascoltò le mie parole, perché, dopo solo qualche minuto, se ne uscì, dicendo: 'Devo confessarvi una cosa'.
Il numero trentatré si voltò, ma lei sembrò esitare.
'Parla!' la concitai io.
'Non sono incinta'.
'Eh?'
Non ebbi neppure il tempo di vedere l'espressione di Federico, che mi venne un capogiro e caddi a terra priva di sensi.

Back to you | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora