Sorrido. Nonostante il mio turno stia per iniziare, e io sono in ritardo, ed è il mio secondo giorno di lavoro, io sorrido.
Il motivo non lo so di preciso, semplicemente i bei tramonti come quello di cinque minuti fa mi mettono di buon umore.
L'arte mi strappa sorrisi di continuo. Sia che stia in un pezzo di carta, in una tela, in uno spartito o nel cielo. Perchè dai, c'è un capolavoro più bello di un tramonto di tutte le sfumature di rosso e di viola? No, non credo ci sia.
Controllo l'orologio. Il mio sorriso sfuma velocemente, come il rosso e il viola del tramonto di prima.
Sono le nove e tre. Tre minuti fa iniziava il mio turno.
Mi ritrovo a correre verso l'edificio, probabilmente con un'aria non del tutto a posto dato lo sguardo perplesso dei passanti.
Una volta dentro l'ospedale, mi concedo una pausa per ammirare il costante viavai degli infermieri/medici/pazienti/parenti/amici, che talvolta mi incanta.
Poi, ricordandomi che non sono qua per un fottuto giro turistico, prendo l'ascensore e salgo al secondo piano. Vedo Charles, il tizio del turno prima del mio, e la sua espressione non scoppia di gioia quando mi vede, ma fa lo stesso.
Mi guarda scocciato, apre la bocca per dire qualcosa ma poi la richiude. Si limita a guardarmi male e congedarsi prima che possa succedere qualunque cosa che gli possa far perdere altro tempo. Io, intanto, lo guardo e scopro di star sorridendo, è evidente che è intimidito da me, e la cosa mi diverte eccome.
Lasciando un momento da parte il lavoro, comincio a curiosare affacciandomi nelle varie stanze dei pazienti.
Ci sono circa una quindicina di stanze, e nella maggior parte di esse stanno gli anziani con dei problemi cardiovascolari, o qualunque altro problema di cui un anziano possa soffrire. L'altra parte dei pazienti sono per lo più persone, un po' di tutte le età, in coma.
Non c'è molta gente con cui conversare, soprattutto a quest'ora, che gli anziani dormono.
Passo in rassegna tutte le stanze, e mi fermo davanti a una delle ultime nel piano. La 227.
C'è una ragazza, nella stanza 227. È seduta sul lettino, ma ha la testa altrove. Lo sguardo fisso sul soffitto candido e le mani intrecciate sul petto.La osservo meglio: avrà più o meno quattordici anni.
Dei fini capelli biondo sabbia le arrivano a malapena sulle spalle, la pelle, quasi trasparente lascia intravedere le vene sugli avambracci e intorno agli occhi. Il naso, piccolissimo, è cosparso da lievi lentiggini ocra, che si espandono ricoprendole gli zigomi. È molto magra e minuta. Riesco ad intravedere il colore degli occhi, verde scuro, a contrasto con la fragilità e la delicatezza del resto del corpo. La bocca sottile, rosa pallida, è chiusa in una strana smorfia. Mi chiedo a cosa stia pensando. È talmente concentrata dal soffitto bianco, che mi fa credere non stia pensando proprio a nulla, ma si stia semplicemente facendo pervadere dalla strana sensazione di vuoto dell'immacolato soffitto. Eppure, ha uno sguardo così penetrante che sembra stia cercando di perforarlo, quel soffitto.
Guardo di nuovo l'orologio. Le dieci esatte.
Sono circa venti minuti che la sto osservando, e lei non ha mai spostato lo sguardo.
La cosa mi lascia abbastanza sorpreso, e mi allontano leggermente. Ma nonostante ciò, l'immagine di questa ragazza che fissa immobile, senza nemmeno sbattere le palpebre, un punto fisso sul soffitto, mi resta impressa nella mente.
Magari è morta? No, impossibile. Ho notato il suo petto che, quasi impercettibilmente, si alzava e si abbassava.
Mi ha colpito, il suo sguardo in cerca di risposte in un soffitto, tanto che ci penso tutta la notte, e la sua immagine quasi mi tormenta.
Devo assolutamente conoscere la ragazza dalla testa altrove.

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blade
Romance"Cose meravigliose posso nascere dalle peggiori lame di coltello. Dipende come le usi, sai, il dolore puó essere arte." La stessa storia vista da due punti di vista. Le vite intrecciate di due ragazzi diversi ma uguali, che non hanno più nulla da pe...