Sedicesimo capitolo.

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Sedicesimo capitolo.

Mezz’ora fa, non avrei neanche lontanamente sospettato delle parole che mi avrebbero travolta come un treno a tutta velocità. Un fulmine a ciel sereno ha distrutto i principi che ero riuscita a costruirmi con il passare dei giorni. Non c’è più niente. Ci sono io, e c’è lui. Nient’altro. Ogni barriera è crollata. Ogni riserva è andata a farsi benedire. La verità ha detto “basta” al nostro posto. Non so che cosa dire. Non so che cosa fare. Mi guardo intorno, spaesata. Non ho il coraggio di incrociare il suo sguardo. In questo momento, ho paura persino a sfiorarlo per sbaglio. Me ne sto al mio posto, le braccia sulle cosce e le pupille annebbiate dall’incertezza. Afferro il mio labbro inferiore tra i denti, screpolandolo e facendolo mio prigioniero. Sono dilaniata. La mia dea interiore si è rifugiata nei meandri della mia psiche, rifiutandosi di fornirmi qualche parolina di conforto. Come biasimarla. Se potessi, mi nasconderei anche io. Scuoto il viso. Non dovrei sentirmi così. Sono io ad aver cercato un confronto. Sono io ad avergli chiesto di parlare. Eppure, questa è una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere. Mi maledico mentalmente. Camice Blu sospira. Accidenti.

“Hai sonno?” Inarco le sopracciglia. Come può farmi una domanda del genere?

“No.” Il tono della mia voce risuona più acido di quanto io stessa abbia immaginato. Mi lascio sfuggire un sospiro appena percettibile, mentre schiudo le labbra, arricciando il viso in una smorfia contrita. Non ha bisogno dei miei sbalzi d’umore, penso tra me e me. Dopo, dovrò fare i conti con la mia coscienza.

“Jos..” No. Non adesso. Non sono in grado di poter sopportare altro. Alzo una mano, il palmo rivolto verso di lui, per interrompere il flusso delle sue parole. Deglutisco silenziosamente, alzandomi. “Per favore.” Mormoro.

Non ho chiuso occhio, inutile dirlo. Ho lasciato che le emozioni prendessero il sopravvento, e questo ne è stato il risultato. Come si suol dire, ognuno raccoglie ciò che semina. Ho trascorso due ore a fissare il soffitto, poi, sono passata alla radiosveglia, ed infine, ho passeggiato per tutto il perimetro della stanza, senza mai fermarmi. Il tempo sembrava non voler passare. Lascio scivolare lo sguardo sul bordo in ceramica della tazza fumante, che stringo tra le mani. Sono appena le nove, eppure sono irrequieta. Camice Blu non si è ancora fatto vedere. Forse è andato in ospedale..

“Buongiorno.” Una voce roca si fa strada tra i miei pensieri, mentre mi giro, squadrando da cima a fondo la figura scompigliata accanto alla porta. E’ maledettamente sexy e.. Alt. No. Non è il momento. Metto a tacere la mia mente indisciplinata e tiro le labbra in un sorriso.

“Buongiorno anche a te.” Bisbiglio, la bocca ancora impastata. Faccio tamburellare le unghie sul manico della tazza, schiarendomi la voce. E adesso? Dio. Perché è tutto così complicato? In fin dei conti, lui è innocente, ed è questo ciò che conta. Oh, ma andiamo.

“Dormito bene?” Inclino leggermente il viso di lato, osservando i suoi movimenti con la coda dell’occhio.

“Più o meno.” Arriccio la punta del naso, annuendo impercettibilmente.

“In che senso?” Il suo volto è rilassato, lo sguardo spensierato e riposato. Che cosa mi sono persa? Camice Blu si avvicina al frigo, dandomi così le spalle. “Hai fame? Posso prepararti un’omelette, se vuoi.” Un’omelette? Questa notte mi ha confessato di dover pagare per un omicidio che non ha neanche commesso, e lui mi chiede se ho voglia di un’omelette? Una risata profonda e cristallina mi risale lungo la gola. Siamo su candid camera?

“No, ti ringrazio.” Scrollo le spalle, cercando di mantenere uno sguardo sobrio e posato. Al diavolo. Forse, sta cercando di evitare l’argomento. Forse, non ha più niente da aggiungere. Ripenso per qualche istante alle sue parole. Sospiro. Ci dovrà pur essere una soluzione.

La mattinata si trascina lentamente. Camice Blu è andato a lavorare, seppure fosse in ritardo. Faccio zapping alla tv, ma non c’è niente che valga le pena di essere visto. Mi soffermo su un programma di cucina, e un certo languorino comincia a bussare alla porta del mio stomaco. Un rumore ormai fin troppo familiare, interrompe il flusso dei miei pensieri. Il cercapersone di Camice Blu sta squillando. Deve esserselo dimenticato. Mi sporgo leggermente in avanti, incontrando con lo sguardo il rivestimento in acciaio a pochi centimetri dal mio viso. Merda. Il numero di Amber appare in sovrappressione, e un moto di gelosia mi scavalca, come un’onda anomala. Certo, che non si da pace. Sono tentata di mandarla al diavolo, ma la mia dea interiore è più risoluta del previsto. Sollevo il mento con sufficienza, mentre rilascio andare l’aria, che non mi ero accorta di trattenere. Sbuffo. Non mi piace quella ragazza. Una volta che le acque si saranno calmate, devo ricordarmi di indagare un po’ di più sul suo conto. Annuisco con convinzione al rimbombo dei miei pensieri, mentre mi concentro su un filo sporgente di uno dei cuscini. Me lo aggroviglio intorno ad un dito, e tiro, ma non c’è niente da fare. Non si muove. Un altro squillo, mi avvisa dell’arrivo di un secondo messaggio. Ancora? Questo è troppo. Afferro con rabbia malcelata il cercapersone e premo il tasto centrale.

Da: Amber.

Oggetto: Rispondimi.

Testo: Glielo hai detto?

Aggrotto la fronte. Si riferisce a suo padre? Lei come lo sa? C’è solo un modo per scoprirlo. Mi guardo rapidamente intorno, accertandomi che non ci sia nessuno nei paraggi. Insinuo la punta della lingua tra l’arcata superiore e quella inferiore dei denti, facendo attenzione a non stringere troppo. Mi passo una mano tra i capelli e mi affretto a digitare una rapida risposta.

Da: Zayn.

Oggetto: Stai calma.

Testo: Ieri sera.

Ora sì che mi sento in colpa. Un bip mi riporta alla realtà. Cavolo, è veloce.

Da: Amber.

Oggetto: Lo sono.

Testo: Non mi fido, lo sai.

Okay, no. Cosa? Non si fida? Ma chi si crede di essere? Non mi conosce nemmeno. Che razza di spregiudicata. Sono di tutti i colori. Lascio cadere il cercapersone sul tavolino, incrociando le braccia al petto, imbronciata.  

Ad un passo da te. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora