Giuseppe Garibaldi nacque il 4 luglio 1807 a Nizza, da una famiglia di umili origini. Pur nascendo in Francia sviluppò un grande amore nei confronti dell'Italia. All'età di 25 anni diventò capitano mercantile e in quello stesso periodo incominciò ad interessarsi alla vita politica, avvicinandosi ai movimenti patriottici europei e sostenendo inizialmente l'idea mazziniana, iscrivendosi alla Giovine Italia, un'associazione che mirava al raggiungimento dell'unità d'Italia. All'età di 27 anni si recò a Marsiglia (in Francia), per fuggire alla condanna di morte assegnatagli in seguito alla sua adesione alla spedizione mazziniana del 1834.
Come emerge dal libro di Gilberto Oneto "L'iperitaliano. Eroe o cialtrone?", Garibaldi risulta essere una persona molto controversa, infatti trascorse 12 anni in America, svolgendo lavori disonesti e tradendo molte volte la sua sposa, Anita, il cui ex marito sarebbe morto a causa di un fulmine, anche se molti sospettano che ci sia lo zampino di Garibaldi stesso dietro a tutta la faccenda.
Correva il giorno 26 ottobre dell'anno 1860, quando si svolse uno dei momenti più significativi per la storia italiana: l'incontro a Teano tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele, con la quale terminó ufficialmente la "Spedizione dei Mille". Garibaldi stava cambiando per sempre le sorti di tutta l'Italia, togliendo il Sud al dominio Borbonico e consegnandolo ai sovrani che portavano il cognome di Savoia. Fu quindi in questa data che venne dato l'avvio alla storia di un nuovo Paese, nel quale, però, le differenze linguistiche e sociali persistevano sempre di più, e addirittura aumentavano.
Un'altra cosa degna di nota che accadde all'eroe fu quella che lo vede protagonista insieme a Vittorio Emanuele di una promessa infranta. Il sovrano, infatti, promise a Garibaldi di far entrare i Garibaldini nell'esercito regolare Sardo, ma non lo face, causando una grande delusione al Generale.
Giuseppe Garibaldi morì a Caprera, in Italia, il 2 giugno 1882.
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Garibaldi e Anita
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