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<ciao Minho> era la terza notte che i due ragazzi si trovavano. il fatto era che Jisung non riusciva più a fare a meno del suo amico. nonostante lo conoscesse a pena, si sentiva estremamente affezionato a lui.
<ciao. non mi hai ancora detto il tuo nome>
<Jisung>
<ok. ascolta, Jisung, tu mi consideri un amico?> il minore non rispose e si alzò dalla panchina.
<non lo so nemmeno io> si asciugò una lacrima ed iniziò a camminare a passo spedito verso casa. ma minho fu più veloce e riuscì ad affermarlo per il cappuccio del cappotto.
<non scappare> supplicò <non scappare anche tu. ormai sono scappati tutti da me: i miei genitori, i miei amici, i miei parenti. non sono mai stato quello che volevano e per loro la scelta migliore è stata andarsene. ma tu, ti prego, non lasciarmi> la voce del maggiore era rotta, come in quel momento in cuore di Jisung. quante ne aveva passate quel ragazzo? non poteva permettersi di farlo stare male, non se lo meritava. quando i singhiozzi del moro si fecero più forti, il minore si girò di scatto e lo strinse in un forte abbraccio.
<non ti lascerò, promesso>.

sigarette e stelle cadenti - minsung Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora