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Era una sera d'inverno, anzi, la sera d'inverno. Era il 21 dicembre e di lì a poco sarebbe arrivato Natale, nonché il nuovo anno. La città era addobbata a festa, ogni tanto qualche musichetta natalizia riecheggiava per le strade e i bambini correvano felici qua e là o per giocare o per entrare per primi in qualche negozio di giocattoli. Era tutto perfetto, l'atmosfera era perfetta per tutti...tranne che per Min Yoongi. Per lui niente era perfetto come, ormai, niente era imperfetto.

Sopravviveva come gli capitava in quel vicolo sperduto della periferia di Daegu. Nonostante fosse sotto periodo di feste, si stava preparando per affrontare un altro incontro che si sarebbe svolto tra meno di un'ora. Sacca in spalla, luci spente, cappuccio della felpa alzato sulla testa e in cammino verso il grande garage abbandonato controllando ogni tanto dietro di sé che nessuno lo stesse seguendo.

Dopo non molta strada fu lì: era arrivato davanti alle scale che portavano alla fredda stanza dentro la quale si sarebbe svolto l'ennesimo incontro dell'anno. Yoongi, in arte Agust D, era questo: un semplice ragazzo 23enne che è stato risucchiato dalla malavita a causa delle fottutissime scelte di chi l'ha messo al mondo.

Capelli sull'arancione, un po' in disordine, sbiaditi dall'originario rosso acceso di qualche anno fa, sguardo assassino e corpo all'apparenza esile ma ben impostato. Era fermo a guardare quei pochi gradini che portavano nell'entroterra, quasi come se si stesse rendendo effettivamente conto di quanto la sua vita facesse schifo, di quanto lui facesse schifo.

'Tutto ciò mi porterà in alto', era questo il suo pensiero costante a dargli la giusta forza per andare avanti nonostante fosse totalmente sbagliato. E lui questo lo sapeva benissimo, sapeva che tutto ciò fosse sbagliato ma cosa poteva aspettarsi da chi, uno sbaglio, c'era nato? Con una smorfia scacciò via quei pensieri che da troppi anni ormai lo perseguitavano e si diresse verso ciò che sapeva fare meglio: del male.

Verso metà incontro non era messo malissimo ma nemmeno bene: completamente spogliato della sua t-shirt nera e con i jeans del medesimo colore che erano adornati con macchie di sangue qua e là ormai confuse della loro appartenenza. Un ultimo colpo, un destro ben assestato ed ecco che il suo avversario cadde a terra completamente privo di sensi e con forse qualcosa di rotto. La folla andò in delirio, nella stanza si poteva udire solo, oltre le urla eccitate degli spettatori, il nome d'arte del pugile il quale teneva alta la testa prendendo tutte le acclamazioni, mostrando a tutti la sua potenza, la sua importanza e la sua cattiveria nel caso qualcuno avesse avuto il coraggio di sfidarlo.

E a notare quella spavalderia fu un uomo sulla 40ina che se ne stava tranquillo a osservare l'incontro fumando il suo sigaro ormai completamente consumato. Fu un attimo, l'uomo non sprecò l'occasione e andò dritto da Yoongi, ormai allontanatosi dal luogo del combattimento, a toccargli la spalla con la mano sinistra mentre quest'ultimo si era chinato a prendere la sua sacca lontano dalla folla che ormai andava scemandosi a causa della fine dello spettacolo.

"Agust D...eh? Che campione!" disse l'uomo dando un paio di pacche sulla spalla del ragazzo scoperta e ferita.

"Lo so. Lei sarebbe? Un altro che vuole comprarmi? Mi dispiace, al momento non sono in vendita. Quello di oggi era l'ultimo incontro del mese e non-" 

"Seojeon, figliolo." lo interruppe l'uomo. "Kang Seojeon. Vengo da Seoul e sono disposto a darti 664'864 won* a incontro."

Yoongi quasi si strozzò con la sua stessa saliva al sentire quella cifra.

"C-cosa..?" si ritrovò a balbettare, confuso e spaesato dall'enorme somma di denaro offertagli solo per tirare quattro pugni. Chi mai avrebbe speso un tale numero solo per il piacere di vedere due ragazzi picchiarsi a sangue? Ma la conferma di Seojeon lo riportò con i piedi per terra, nonostante creò in Yoongi altrettante domande.

"Hai sentito bene, Min."

"C-come..."

"Accetti di venire a Seoul con me sì o no?"

L'arancione continuava a non capire. Più che altro, continuava a non volerci credere. Sembrava tutto così facile e bello ma si sa ovunque che nessuno fa nulla per niente. Dove voleva arrivare quell'uomo? Che volesse solo farlo combattere? Yoongi non era sicuro della situazione in cui stava accettando di mettersi, perciò si assicurò, anche se con estrema cautela, che fosse tutto comodo per lui. Dopotutto si trattava di un effettivo trasferimento; certo non doveva badare a nessuno se non a se stesso, ma non sapeva per quanto tempo sarebbe stato fuori sede.

Yoongi non è mai stato un tipo che si lasciava intimidire da qualcuno, ma il vedere com'era ben vestito Seojeon, gli uomini da cui era scortato e l'importante somma offertagli, capì al volo di che tipo di persona si trattasse. E soprattutto questo lo portò ad avere una massima cautela nell'esprimersi, premurandosi di mantenere sempre lo sguardo basso per non risultare irrispettoso nei confronti del mafioso. Questo tipo di persone erano imprevedibili.

"I-io...va bene, ma, dove vivrò? Io non ho così tanti soldi da-"

"Puoi usare uno dei miei appartamenti. Dunque è un sì?" troncò subito la discussione Seojeon per poi tendergli la mano in attesa di quella del ragazzo per stringere il patto. Conferma che non tardò ad arrivare da parte del pugile che, con lo sguardo incatenato a quello dell'uomo, strinse la presa sulla sua mano.

"A quando il primo incontro?"

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*circa 500 euro

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