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Aveva fatto sedere il corvino sul suo divano in salotto, il quale prese a guardarsi intorno sentendosi avvolto da ansia e tensione sessuale.

L'interno della casa era sul classico: le mura di un caldo rosa antico contornavano la stanza in cui il pugile aveva fatto accomodare il suo compagno improvvisato, dei cuscinetti bordeaux erano posizionati parte intorno al tappeto persiano sul parquet e una coppia sopra al divano letto ad angolo bianco panna che dava la fronte alla cucina, la quale era un'unica stanza -benché diversa, anche dal pavimento- col salotto. Si poteva respirare quell'aria che faceva sentire a casa anche se fuori epoca, segno di quanto, in Taehyung, Yoongi avesse trovato un valido amico.

Il pugile, dopo aver raccomandato a Jimin di fare come se fosse a casa sua, andò in cucina a cercare qualcosa da offrirgli per non sembrargli troppo inospitale.

«Vuoi un succo? Un biscotto? Qualcosa?» chiese con una tranquillità sorprendente, tenendo la testa immersa nel frigo che aveva aperto a cercare cosa potesse fare gola al minore.

Tranquillità che non riusciva ad avere per niente al mondo Jimin, che continuava a passarsi la mano fra i capelli e a muovere nervoso la gamba su e giù: «Sto bene così, grazie.» disse sbrigativo, guardandosi nuovamente intorno, ma stavolta cercando di calmarsi: «Hai una bella casa, comunque, meglio di quello che mi aspettavo...» affermò l'agente, pensando a chi potesse avergliela data, visto e considerato che il ragazzo fosse a Seoul da qualche giorno.

«Mi piace lo stile antico.» rispose con noncuranza e completa ovvietà il pugile, chiudendo poi il frigo facendo prima uscire una bottiglia d'acqua da esso, che bevve senza poggiarla sulle labbra. La velocità con la quale fece scorrere il flusso lungo la sua gola, fece cadere qualche goccia ai lati della bocca percorrendo così il mento fino a bagnargli il collo.

Jimin, che era seduto comodo davanti all'arancione, poté vedere benissimo ogni suo movimento, facendogli salire ancor di più la voglia di saltargli addosso e aumentando notevolmente il fastidio in mezzo alle gambe.

La sua gola si fece più secca ma, convinto d'essere sulla buona strada per scoprire più cose, decise di colpire prima che fosse troppo tardi: «Voglio sapere più cose su di te.»

Mettendo di nuovo la bottiglia in frigo, il pugile si avvicinò all'agente sedendosi vicino a lui, poggiando un gomito sulla spalliera del divano e guardandolo tenendo la testa sulla mano: «Ad esempio?» chiese non del tutto interessato, ma approfittandone per osservare ogni suo particolare: i capelli corvini che scendevano morbidi lungo il suo volto, come si leccasse costantemente il labbro rendendo quella bocca ancora più invitante e carnosa, come il suo petto si alzasse e abbassasse in modo totalmente irregolare e, ancora meglio, come teneva le gambe incrociate per nascondere quell'evidente erezione che aveva da ancor prima di partire dal locale. Yoongi lo trovò semplicemente perfetto in quel momento.

«Vivi qui a Seoul?» domandò Jimin, alzando un sopracciglio in sua direzione; «Da sempre, intendo?»

Il maggiore scosse la testa, guardandolo successivamente negli occhi: «Vengo da Daegu, mi sono trasferito per...lavoro, diciamo.» esordì, prendendo poi il corvino inaspettatamente di peso dai i fianchi, e mettendolo sulle sue gambe con facilità, tanti erano i muscoli nelle sue braccia.

L'agente cercò di resistere più che poté, dicendosi che in fondo era lì solo e soltanto per lavoro; anche se, bisognava ammettere, che Jimin trovava davvero molto attraente il suo lavoro ed era alquanto incuriosito da lui, tanto che quella situazione gli piacque anche fin troppo.

«Per chi lavori?» insistette poi, sistemandosi meglio sulle gambe del pugile a gambe aperte e cingendogli, in automatico, le spalle con le braccia.

Mannequins • {YoonMin}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora