IX

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Alle otto e mezza della sera, Jimin cominciò a prepararsi; niente di semplice, anzi, puntò sul sofisticato: pantaloni rigorosamente bianchi, dolcevita nero e stretto che aderiva al suo petto piuttosto magro, e solito cappotto con una sciarpa di lana ad avvolgergli il collo in un abbraccio.

Si truccò quel poco che bastava per nascondere gli occhi ancora rossi dal pianto del pomeriggio e, successivamente, entrò in macchina, percorrendo quella strada che ormai sapeva a memoria.

Una volta arrivato al parcheggio, scese, e si diresse a testa bassa verso il bar, passandosi una mano fra i ciuffi corvini in modo distratto e molto naturale.

Yoongi, invece, si era presentato al bar già alle 7 e mezza. Non conosceva gli orari del ragazzo, perciò aveva intuito cenasse presto dato che lo aveva squadrato come un tipo piuttosto rigoroso e pignolo.

Si sedette, quindi, in una delle sedie davanti all'entrata a consumare le sue inseparabili Winston Blue, aspettando così l'arrivo del ragazzo. Dalla noia, prese il telefono per guardarne l'orario e ne approfittò per darsi un'occhiata: indossava una maglietta nera, coperta da una giacca con fantasie militari, e dei jeans anch'essi neri strappati sulle ginocchia. Si disse che non era niente male in fin dei conti, nonostante avesse preso le prime cose che gli erano capitate sotto il naso.

Dopo un'ora buona, vide Jimin in tutto il suo splendore avanzare verso di lui e un piccolo sorrisino gli si formò spontaneo sulle labbra. Spense la sua terza sigaretta nel giro di un'ora dentro il posacenere, per poi alzarsi e andare incontro al corvino.

Una volta che l'agente gli fu davanti gli porse il cappotto, che fortunatamente non si scordò sul divano nella foga del prepararsi a uscire: «Ehi, tieni, grazie ancora per avermelo prestato.» disse dolcemente, ricevendo uno sguardo piuttosto sorpreso da parte di Yoongi, il quale non credeva che il ragazzo fosse così onesto. Gente come lui era abituata a truffe e pugnalate alle spalle, le quali erano all'ordine del giorno. Credeva ormai di aver perso il capo; perciò per lui, questo gesto, fu totalmente inaspettato.

«Hai, uhm, mangiato?» chiese il pugile, in totale disagio, mettendosi il cappotto, essendo praticamente inesperto in ambito di rapporti sociali.

«Ho mangiato per tutto il giorno, quindi direi di sì.» ridacchiò in risposta il corvino, contento del fatto che, per la prima volta, fu il ragazzo ad aver preso l'iniziativa; chiaro segno che si stesse, finalmente, abituando alla sua presenza. «Tu?» chiese in automatico, ma poi pensò che Yoongi sembrasse essere lì da un bel po', perciò spinto dalla curiosità, gli chiese: «Aspetta, ma da quanto tempo mi aspettavi?»

«Sono appena arrivato.» mentì l'arancione facendo spallucce, non voleva che Jimin venisse a sapere quanto tenesse alla sua presenza. «E comunque sì, ho mangiato. Seguimi» mentendo per l'ennesima volta, lo prese per mano e iniziò a camminare tranquillamente come se fosse una normale passeggiata.

Sentendo la mano molto calda di Yoongi stringere la sua fredda e piccolina, inizialmente dedusse che fosse stato lì per un bel pezzo ad aspettarlo, ma poi si ricordò che il pugile, il freddo, faticava a sentirlo, quindi lasciò perdere e pensò fosse normale.

Dopo qualche secondo di camminata, totalmente imbarazzato, il corvino levò lentamente la mano da quella del ragazzo: «Dove andiamo?» chiese deglutendo poi, infilandola in tasca.

«In un posto dove mi offrirai qualcosa.» ridacchiò l'arancione: «Non ti fidi?» chiese poi, in tono provocatorio.

«No, non mi fido, ci conosciamo appena...» rispose Jimin con un leggero broncio: non gli piaceva essere così schietto durante una missione, ma ciò che era Yoongi lo intimoriva a dismisura e non ne capiva nemmeno il perché.

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