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Mario
'Ed in cambio?'
'In che senso?'
'Cosa ci guadagno io?' le domandai serio.
Lei andò a frugare nella borsa alla ricerca del portafoglio, ma io la fermai subito.
'Non voglio soldi'.
'Cosa vuoi?'
Avevo troppe idee in testa, talmente mescolate da non riuscire a distinguerle.
'Ci penserò' feci il vago e lei sorrise. 'Intanto potresti cacciare quella ragazza nel mio soggiorno'.
'Quindi ci stai?'
'Ci sto' dissi, andando verso di lei per darle un bacio.
'Che fai?' chiese, allontanandosi.
'Stiamo insieme, no?'
'Solo per domani e non quando siamo soli' precisò con freddezza.
'Cosa succede domani sera?'
'Una cena in famiglia'.
'E perché lo hai chiesto proprio a me?'
'Sei perfetto per il ruolo!'
'Perfetto per il ruolo' ripetei a bassa voce gongolante.
'Ora io vado a togliermi questo vestito o potrei morirci dentro' rise, andando in camera sua.
'Vuoi che ti aiuto?'
'Direi di no' replicò. 'Comprati un completo comunque'.
'Emma...'.
'Mario?'
'Pensi davvero che non abbia già un completo?'
'Beh...non vedo l'ora di vedertelo addosso' rispose, con una lieve e quasi impercettibile maliziosità nella voce.
'Non pensi che dovremmo conoscerci un pò meglio?'
'Perché?'
'Da quanto stiamo insieme?'
'Ehm...quattro mesi' suggerì. 'Che dici?'
'Sei tu che decidi'.
'Quattro mesi va bene'.
'E come ci siamo incontrati?' le domandai, mettendola visibilmente in crisi.
'In libreria'.
'Va bene. Che ci facevo là?'
'Compravi libri' rispose, come se fosse stato ovvio.
'Che libro ho comprato?'
'Non lo chiederà mai nessuno' mi fece notare.
'Chi ci sarà a questa cena?'
'Tutta la famiglia. Nonni, zii, cugini'.
'Allora lo chiederanno' asserii convinto.
'Ok...alla fine non hai comprato niente'.
'E poi?'
'Sei tornato ogni giorno, sperando di vedermi, finché non hai trovato il coraggio di chiedermi di uscire'.
'Ci può stare'.
'Vai adesso' mi esortò, indicando la porta. 'Noi ci vediamo domani'.
'Lo sai che non posso tornare di là'.
Lei sbuffò ed andò, per la seconda volta da quando abitava là, a fare quello che avrei dovuto fare io.

Emma
Quella notte, non chiusi occhio.
Avevo dimenticato di dire a Mario che ci saremmo dovuti fermati a dormire a Milano.
A dire il vero, avevo proprio scordato di dirgli che la cena avrebbe avuto luogo a Milano.
Quando mi disse della pausa per le nazionali, tirai un sospiro di sollievo.
Se non si fosse presentato alle prove generali ed io avessi tirato fuori una scusa, come quella di una partita di calcio, nessuno mi avrebbe creduto.
'Dormiamo assieme?' domandò il croato in macchina.
'No!' esclamai. 'Chiederemo due stanze separate'.
Lui scoppiò a ridere fragorosamente.
'Che c'è?'
'Dobbiamo far finta di essere una coppia, no?'
'Sì'.
'E non vuoi neanche dormire nella mia stessa stanza?È poco credibile'.
Effettivamente aveva ragione.
'Prometto che non ti tocco'.
'Puoi stare sul divano'.
'Sul divano?'
'Esatto' affermai, guardando fuori dal finestrino.
'Siamo già passati alla fase post-matrimoniale?'
'Devi assumere un avvocato. Voglio il divorzio e la custodia dei bambini' scherzai.
'Me lo procurerò'.
Arrivammo all'albergo, dove si sarebbe svolta la cena di prova, verso le sei.
Non appena i miei ci videro assieme, rimasero a bocca aperta.
'Mario' si presentò, stringendo la mano a tutti.
'Sei quel Mario?' domandò Davide stupefatto.
'In persona'.
'Perché non ce ne hai parlato prima?' m'interrogò mia sorella.
'Volevo che fosse una sorpresa!'
Lui mi strinse ed io provai un brivido.
'Noi andiamo a preparaci' spiegai a mia madre, cercando di non tremare.
'È proprio un bel ragazzo' mormorò Anna, facendosi sentire anche da lui.
Non appena arrivammo in camera, sprofondai tra i cuscini del letto.
Mario si stese sul divano e sospirò rumorosamente.
'Comoda?' chiese ironico.
'Vado a vestirmi' annunciai, paonazza in volto.
Quando tornai da lui, lo trovai con già addosso lo smoking.
Rimasi senza parole e lui se ne accorse.
'Tutto ok?'
'Stai bene' mi complimentai. 'Davvero'.
'Sei tu quella che sta bene'.
Lo ignorai ed andai a guardarmi allo specchio.
Con quel vestito rosso, mi sentivo più ridicola che mai.
'Dovresti imparare ad apprezzarti' sussurrò l'attaccante, cingendomi la vita da dietro.
'Dobbiamo scendere' tagliai corto io, togliendo le sue mani dal mio ventre.
Durante l'aperitivo, Mario conobbe tutti i miei parenti.
'Come vi siete incontrati?' domandò mia zia, sicuramente incredula.
'In libreria' affermai, sperando ci credesse.
'Oh, che libro cercavi?' chiese a Mandžukić, che mi guardò compiaciuto.
Capii che la disposizione dei posti a sedere, non era stata scelta da mia sorella, quando mi ritrovai nello stesso tavolo di Carla.
'Sono proprio contenta che tu abbia trovato l'uomo giusto' ridacchiò quest'ultima.
'E il tuo uomo?Dov'è?' domandò Mario infastidito.
Avevo passato tutto il viaggio a raccontargli di quanto fosse odiosa mia cugina.
'Infatti...dov'è Giovanni?'
'È un medico, cuginetta. Sta salvando delle vite.
Non rincorre un pallone' disse, con aria di superiorità.
Afferrai la mano del croato, prima che potesse alterarsi.
Lui ricambiò la stretta e cominciò ad accarezzarmi la pelle.
Le cose sembrarono andare bene, fino al momento della torta e dei discorsi.
A mettermi in imbarazzo non fu Carla, bensì mia madre.
Parlando di Anna e di Davide, decise di spendere qualche parola anche per me e per il "nuovo arrivato in famiglia".
Così definì Mandžukić.
'Chissà...magari tra qualche anno celebreremo un altro matrimonio' aveva borbottato, presa dalla commozione. 'Sono felice che Emma abbia trovato un ragazzo alla quale poter donare tutta sé stessa...a ventitré anni, era anche ora'.
I presenti risero, mentre Mario mi guardò senza capire.
Andai da lei e le tolsi il microfono dalle mani, prima che potesse aggiungere altro.
'Un brindisi ai futuri sposi!' esclamai, alzando in aria il bicchiere.

Wildfire / Mario MandžukićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora