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Emma
Dopo essere venuti a conoscenza dell'esistenza di un ascensore nel palazzo, le cose diventarono più facili e finimmo il trasloco nel giro di un'ora e mezza.
Anna ed il suo fidanzato si fermarono a mangiare una pizza, per poi lasciarmi sola.
La prima sera nella nuova casa la passai a dormire sul divano.
Ero talmente stanca che mi addormentai all'istante, senza neanche riuscire a raggiungere il letto.
Nei miei sogni incontrai Mario, il primo vicino che avevo conosciuto.
Me lo immaginai entrare nella libreria dove lavoravo e comprare una montagna di libri.
Alla fine rivelò di trovarsi lì solo per me, cercando di sfoderare tutto il suo fascino.
Io, come una stupida, gli chiesi se avesse la nostra fidelity card e, ricevendo un suo no come risposta, mi mobilitai subito per iscriverlo alla newsletter della libreria.
Persino nei sogni non ero in grado di rapportarmi ad un uomo in modo decente.
Mi risvegliai con i segni del cuscino sulla faccia, i capelli arruffati e la gola secca.
Dopo essermi ripresa, cominciai a disfare gli ultimi scatoloni, finché non venni interrotta dal fastidiosissimo suono del campanello.
Aprii la porta, ancora assonnata, e, davanti a me, trovai proprio Mario.
Indossava una maglietta a maniche corte e dei pantaloni della tuta neri.
Il suo braccio sinistro era ricoperto di tatuaggi, tra i quali notai un poker d'assi e qualche stella.
'Vuoi dello zucchero?' chiesi, senza pensarci.
La mia ultima vicina era una signora sulla settantina. Ogni volta che bussava alla nostra porta, sia mia sorella che io, sapevamo che aveva bisogno di un pò di zucchero o, in casi eccezionali, di un uovo.
'Zucchero?' domandò a sua volta, storcendo il naso.
'Lascia stare'.
'Posso entrare?' chiese confuso.
'Entra'.
Andò a stendersi sul divano e chiuse gli occhi.
'Ehm...posso esserti d'aiuto?'
'Rimango solo un pò' spiegò, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
'Perché?'
Lui sbuffò e mi fece spazio accanto a lui.
'C'è una ragazza a casa mia' raccontò, quando presi posto. 'Aspetto qui finché non se ne va'.
'Perché non le chiedi di andarsene?'
'Emma...questa dopo una notte pensa già al matrimonio' commentò divertito.
Il mio nome non mi piaceva affatto, ma, pronunciato da lui, acquistava un sapore tutto nuovo.
'Ti piace illudere le ragazze?'
'Mi piace divertirmi' disse con arroganza.
'E devi stare a casa mia?'
'Sei proprio qua davanti'.
Non avevo tempo per lui e per i suoi giochi e, sicuramente, non avrei voluto aiutarlo a ferire i sentimenti di qualcuno.
'Quindi vorresti restare qui fino a che...?'
'Fino a che non si stufa di aspettare'.
'Senti, ci penso io!' esclamai, lasciandolo interdetto.
'Che pensi di fare?'
Non risposi ed andai a cambiarmi.
Misi addosso le prime cose che trovai e mi avvicinai alla porta, pronta ad uscire.
'Non toccare niente!' gli ordinai. 'E resta fermo!'
Lui non proferì parola, prese il telecomando ed accese la televisione, come se fosse il suo appartamento.
Che cosa non aveva capito del 'non toccare niente'?Probabilmente tutto.
Raggiunsi casa sua ed entrai, cercando di sembrare a mio agio.
Il soggiorno era buio e per poco non andai a sbattere contro il divano.
Tirai le tende e vagai per la casa.
Finsi di prender paura, quando trovai una ragazza bionda, appoggiata al bancone della cucina, con addosso soltanto una maglia scura, troppo larga per essere sua.
'E tu chi sei?Cosa ci fai qua?' urlai, cominciando la sceneggiata.
'Chi sei tu?' chiese lei, cercando di coprirsi.
'La fidanzata di Mario' mentii.
'Non sapevo ne avesse una, non mi ha detto niente!Giuro!' provò a giustificarsi, a dir poco terrorizzata.
'Come ti chiami?'
'Natalia'.
'Bene Natalia, vattene e non tornare mai più!'
Mi ero immedesimata talmente tanto bene nel personaggio, che i miei occhi diventarono lucidi e le mie tempie cominciarono a pulsare per il nervoso.
Lei raccolse i vestiti dal pavimento e scappò via prima che potessi urlarle dell'altro.
Mia sorella me l'aveva sempre detto che avrei potuto fare l'attrice e che, al corso di teatro, assegnandomi continuamente la parte dell'albero, dimostravano di non capirci niente di recitazione.
'Tutto fatto' riferii a Mario, non appena rientrai trionfante a casa. 'Non chiedermi più aiuto'.
'Non ti ho chiesto aiuto'.
'Venendomi a suonare il campanello è come se l'avessi fatto'.
Lui non rispose e continuò a fissare la televisione.
'Mi stavano bene i capelli secondo te?' chiese, indicando la sua faccia sullo schermo.
'Mario Mandžukić, attaccante della Juventus e della nazionale croata' lessi ad alta voce.
'In realtà mi sono ritirato dalla nazionale' chiarì, per poi iniziare a raccontarmi tutti i dettagli dell'intervista.
'Ecco dove ti ho già visto!' esclamai, come se avessi appena scoperto l'acqua calda. 'I mondiali!'
'Segui il calcio?'
'No, ma i mondiali li guardano tutti'.
'Sei impressionata?'
'Da cosa?'
'Da quello che faccio' puntualizzò, gonfiando il petto per l'orgoglio.
'No' replicai, spegnendo la sua euforia. 'Perché dovrei?'
'Perché lo sono tutte'.
'Io non sono tutte' ribattei secca, suscitando una sua risata.
'Non ti conosco abbastanza per dirlo'.
'Beh, ora lo sai'.
'Però mi piacerebbe'.
'Che cosa?' domandai spaesata.
'Conoscerti'.

Wildfire / Mario MandžukićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora