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Mario
Me ne tornai a casa, distrutto dopo l'ultimo allenamento. Quella notte, a differenza delle altre, decisi di passarla da solo.
Soltanto il giorno prima ero stato salvato in extremis dalla mia nuova vicina, Emma.
Era una persona piuttosto particolare e, per quanto ordinaria potesse sembrare, l'avrei definita stravagante.
La prima volta che ci eravamo incontrati, per poco non cadeva dalle scale, sovrastata dal peso dei suoi scatoloni.
Misi a scaldare delle lasagne surgelata e mi buttai sul letto a guardare la televisione.
Sentii bussare diverse volte alla porta, in concomitanza col timer del forno.
Mi costrinsi ad alzarmi, nonostante avessi le gambe a pezzi e, non appena aprii, ritrovai Emma, in piedi davanti a me.
'Emma'.
'Ma che casino stai facendo?' chiese, tappandosi le orecchie.
'Che intendi?'
'Mi sembra di essere ad una partita dei Lakers'.
'È troppo alto il volume?'
Lei mi guardò come se avessi dei problemi d'udito. 'Sì'.
'Vuoi venire a vedere la tv con me?'
'No!' esclamò. 'Basta che abbassi il volume'.
'Dai, perché non entri?'
'Meglio di no'.
Sin dall'inizio, mi ero sentito incredibilmente attratto da lei. Forse per i suoi occhi ambrati, le ciglia folte o i capelli scuri.
Forse perché le sue curve erano esattamente al posto giusto o forse perché, ogni volta che apriva bocca, avrei voluto baciarla.
Non lo sapevo neppure io, però, in lei, c'era qualcosa che mi intrigava parecchio.
Come le avevo già accennato, avrei voluto conoscerla meglio.
Lei non era proprio della stessa idea.
Pensai subito di averle fatto una cattiva impressione e decisi che avrei provato a rimediare.
Non ero bravo ad approcciarmi ad una ragazza.
Di solito erano loro che si facevano mille problemi per cercare di approcciarsi a me.
'È per ieri mattina?'
Lei scosse la testa, ma capii che stava mentendo dai movimenti del suo corpo.
Si era irrigidita ed aveva aggrottato la fronte.
Una volta avevo letto un libro su quelle cose.
'Allora entra!'
'No!'
'Sei piena di pregiudizi'.
'Non è vero' ribatté lei.
'Permettimi di scoprirlo'.
Con mia grande sorpresa, mi sorpassò e fece il suo ingresso nel mio appartamento.
'Ho pure le lasagne!'
'Se l'avessi detto subito, sarei entrata da un bel pezzo'.
Si guardò intorno e cominciò ad esplorare la sala. Analizzò i quadri alle pareti e restò sorpresa nel vedere pieni gli scaffali della mia libreria.
Sicuramente rimase stupita anche dal fatto che ne avessi una.
Prese in mano un volume e se lo rigirò tra le mani.
'Perché vivi qui?' chiese improvvisamente.
'In che senso?'
'Sei un calciatore e vivi in un palazzo qualunque come questo'.
'Prima di firmare il contratto d'affitto, mi sono fatto promettere che un giorno sarebbe arrivata una vicina incredibilmente bella con cui avrei guardato l'NBA in piena notte'.
Lei non riuscì a trattenere una risata.
'Ci stai provando con me?
'Assolutamente sì'.

Emma
Mi sedetti sul divano, visibilmente a disagio.
Ero stata in quella casa soltanto il giorno prima, ma non avrei mai pensato di ritornarci così presto.
O di tornarci affatto.
Non mi ero resa conto di quante cose possedesse quel ragazzo.
Aveva persino un mappamondo uguale al mio.
'Mettiti comoda' mi disse, probabilmente dopo essersi accorto del mio imbarazzo.
Era mezzanotte passata ed io mi trovavo a casa di un perfetto sconosciuto. Infreddolita e coperta soltanto da una camicia da notte con dei pinguini sopra.
'Io la guardo sul letto la televisione' sussurrò, porgendomi la mano.
Il fatto che stesse palesemente flirtando con me, non mi diede fastidio.
Non ero abituata a quel genere di cose.
Da quando ne avevo memoria, i ragazzi avevano sempre cercato di attirare l'attenzione delle mie amiche e mai la mia.
Il fatto che Mario mi stesse dando quello che non ricevevo da tanto, mi fece sentire strana.
Ricambiai la stretta e mi lasciai tirare su.
Mi condusse in camera sua, permettendomi di scegliere da che parte del letto volessi stare.
Ero come un pesce fuor d'acqua. Mi muovevo impacciata e balbettavo cose insensate.
Scostò le coperte, per poi invitarmi a stendermi accanto a lui.
'Prego' mormorò, sorridendo.
Rimanemmo a guardare la televisione per un pò, parlando di qualunque cosa ci passasse per la mente. Dalle abitudini degli altri vicini, alla sua ultima partita in trasferta, alla sua casa in Croazia, fino al mio lavoro in libreria.
Andò avanti così fino a che non iniziai a sbadigliare.
'Hai sonno?'
'Un pò'.
'Mm' mugolò, avvicinandosi lentamente.
Percepii la distanza tra noi diminuire.
Mario mi sfiorò la pelle ed io mi sentii bruciare dappertutto.
Pensai che fosse quella, la chimica di cui tutti parlavano.
Mi guardò negli occhi, come nessuno aveva mai fatto prima.
'Sei bellissima'.
Con l'indice iniziai a tracciare i contorni dei suoi tatuaggi, mentre lui provò ad abbassarmi la spallina del reggiseno.
A circa cinque centimetri dalle sue labbra, mi bloccai.
'Vado a casa'.
'Perché non resti?'
'Ho capito cosa stai cercando di fare'.
'Che cosa?'
'Non sarò l'ennesima ragazza di cui ti dovrai sbarazzare domani mattina' replicai acida.
'Di che parli?'
'Non sono stupida'.
'Lo so, per questo ti ho chiesto di restare' spiegò, passandosi una mano tra i capelli.
'Devo andare' ripetei ed uscii di corsa, prima di potermene pentire.

Wildfire / Mario MandžukićDove le storie prendono vita. Scoprilo ora