T H R E E.

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C'era molta gente al funerale di Rossa: parenti e amici con le lacrime agli occhi, che si stringevano l'un l'altro per avere conforto e rassicurazione.

Il vero nome di Rossa era Emily. Emily Evans. Nella foto presente nella sua lapide, sorrideva. Non era un sorriso vero, era forzato e i suoi occhi non trasmettevano nessuna emozione. Nulla, zero.

Emily aveva solo diciotto anni quando la decise di portarla via con sé. Aveva ancora tutta la vita davanti, non doveva morire, come lui. Entrambi morti a causa di un altro, quando erano innocenti.

-La conoscevi da molto?- Chiese una voce femminile.

-Come?- Domandai confusa.

-Emily. La conoscevi da molto? La polizia mi ha riferito che sei stata tu a trovare il suo cadavere.- rispose quella che doveva essere la madre di Emily.

-No signora Evans, mi dispiace. La conoscevo da più o meno una settimana. Non abbiamo mai parlato più di tanto.- Lei annuì, portandosi una mano alla bocca, per fermare un singhiozzo. Poi se ne andò, lasciandomi sola, dato che tutti i presenti al funerale se ne erano già andati via da un po'.

-Rossa, te lo prometto, scoprirò chi è stato quel figlio di puttana che ti ha ammazzato.- parlai come se lei potesse sentirmi . Mi girai per andarmene, ma la presenza aspettata di un ragazzo mi spaventò, facendomi sobbalzare. Lui mi sorrise timidamente, ma lo ignorai, proseguendo verso l'uscita del cimitero.

-So come ti senti.- parlò. La sua voce era roca, molto roca. "da quanto tempo non parlava?" fu la prima cosa che pensai. Mi girai, i suoi grandi occhi verdi mi stavano fissando intensamente. -Sei stanca e triste. Ti senti in colpa anche se la colpa non è tua. Non la conoscevi affatto ma piangi come se avessi perso la tua migliore amica, e...-

-B-basta così. Scusa ma non mi va di parlarne. Addio.- lo salutai andando verso l'uscita del cimitero. Accanto all'uscita notai un libro con scritte tutte le firme dei presenti al funerale. Scarabocchiai la mia firma, tanto per non essere scortese nei confronti nella famiglia Evans. Diedi un'occhiata a tutte le firme che vi erano scritte: c'erano quelle dei suoi nonni, dei suoi cugini e quelle dei suoi pochi amici. E poi c'era la mia. Non ero né un amica né una parente. Ero un pesce fuor d'acqua, più a disagio di così non potevo sentirmi. La mia gola si seccò e il mio battito cardiaco aumentò quando tra le firme lessi: Michael Clifford. Lui sapeva. Sapeva di me e molto probabilmente anche sapeva anche di Emily. Corsi verso la tomba di Emily, sentendo la ghiaia scricchiolare sotto i miei piedi.

-Michael?- chiesi con il fiato corto quando lo trovai. Era seduto per terra, con le gambe incrociate, stava guardando la foto di Emily incorniciata nella lapide.

-Dimmi Stones.- come pronunciò il mio cognome mi fece venire i brividi.

-Tu sai.-

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Spazio autrice.

Ecco qua il capitolo terzo, scusate se è corto, ma il prossimo capitolo sarà di certo più lungo. Okay, commentare non è il vostro forte, ma vi supplico, ditemi cosa ne pensate della storia per ora. Al prossimo capitolo, baci.

-Fede xx

Bloodstream. - Michael Clifford [slow updates.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora