Prologo

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AVVERTENZE: I personaggi della storia sono persone più adulte, dai venticinque anni in su, non adolescenti. Le tematiche saranno più serie. Non dimenticatevi di votare, buona lettura :)

***

30 Gennaio, 2008.

"Terry! Abbiamo bisogno di aiuto!"

Urla di persone sofferenti sono l'unica cosa che si sente in questo posto, ma fortunatamente riesco a distinguere tra di esse una voce che mi chiama. Tuttavia, nonostante l'abbia sentita, faccio finta di non averlo fatto e non presto attenzione. Continuo a fare quello che sto facendo, come se fosse l'ultima cosa che io debba fare prima di morire. Il mio respiro è pesante e affannato, le braccia mi fanno male per i troppi sforzi. Vorrei tanto smetterla, vorrei tanto buttarmi a terra e unirmi a questo ammasso di pianti e urla disperate, ma l'immagine di questo ragazzo sotto di me con una grossa ferita che si estende dall'addome fino al collo, mi ricorda che questo è quello che devo fare. Non posso arrendermi. Non adesso.

"Dannazione!" Sbotto, le mie mani ancora sul petto del ragazzo, ma quasi non le vedo più. Sembrano diventate un tutt'uno con il suo corpo, circondate e avvolte da una marea di sangue.

Non posso arrendermi. Non devo arrendermi.

Sento una mano posarsi sulla mia spalla, ma non mi volto per vedere chi sia. Non devo arrendermi.

Capisco chi è solo quando apre la bocca e inizia a parlare, "Terry," mi richiama Liam. So già cosa vuole dirmi, ma non voglio ascoltare.

"E' andato anche lui," continua quando vede che non gli dò ascolto.

"No!" Scuoto la testa. "Possiamo salvarlo. E anche tutti gli altri. Possiamo farlo." Inizio a pressare il suo petto con più foga, come per convincermi io stessa delle mie parole. Perché in fondo, anche io so che non è così. Ma non posso sopportare che un'altra persona muoia, davanti ai miei occhi e tra le mie braccia.

"Esther." Il tono di Liam è un po' più autoritario adesso, stringe la mia spalla e sa che non c'è bisogno che faccia altro, perché ho già smesso di muovere le braccia.

Non c'è più niente da fare nemmeno per questo ragazzo. Non c'è mai stato niente da fare. Ha perso troppo sangue.

Fisso il corpo davanti a me; se non fosse ricoperto di sangue sembrerebbe quasi che stia dormendo. "Non è giusto," sussurro, continuando a tenere gli occhi fissi su di lui. Mi fa sentire tremendamente in colpa il fatto che io non ricordi nemmeno il suo nome, quando probabilmente aveva una famiglia ad aspettarlo a casa sua. Una famiglia che pregava ogni giorno per il suo ritorno.

Con uno scatto tolgo le mani dal suo corpo, come se il sangue che lo ricopre fosse diventato fuoco. Non posso avere il suo sangue addosso, io- io non so nemmeno come si chiama.

Apro i palmi davanti al mio viso. Sono pieni di sangue, non si vede nemmeno un centimetro di pelle. Iniziano a tremare, così mi sforzo di concentrarmi su qualcosa che sia felice. Egoista da parte mia pensare a qualcosa di felice con tutto quello che ho intorno. Serro gli occhi e stringo le mani a pugno, cercando di reprimere le lacrime. Ma purtroppo, queste iniziano a rigarmi le guance; quando sento afferrarmi con forza il braccio, apro di nuovo gli occhi. Davanti a me, non c'è più il corpo di quel ragazzo; ci sono i fin troppo familiari e simili ai miei occhi scuri e il solito sorrisetto che conosco troppo bene dipinto sulle sue labbra. Una strana sensazione di calore pervade il mio corpo, per poi scomparire all'improvviso e lasciare il posto al solito e monotono gelo che mi fa compagnia ogni giorno della mia vita.

Il suo sorriso lascia il conforto che era solito lasciare a tutti, per infondere inquietudine e paura dentro di me. Un sorrisetto quasi malefico, che mi fa tremare ancora di più.

The Soldier ↠ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora