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Flashback - 2008

Harry non sapeva per quanto tempo fosse rimasto lì, tra i sedili della macchina rivoltata, ancora tenendo la mano di Paul. Si ripeteva che se l'avesse lasciata sarebbe caduta al suolo e allora avrebbe avuto la certezza che era effettivamente morto. Non lo sapeva per quanto tempo, e nemmeno gli importava. C'era silenzio, era forse il momento più silenzioso che avesse mai passato da quando era entrato nell'esercito. Non si sentiva niente. Niente urla, niente voci, niente scoppi. Niente di niente. All'inizio fu confortante, per lui; ma poi, si rese conto della bizzarria della cosa.

C'era davvero troppo silenzio.

E in quel momento si sentì una completa merda perché si era ricordato solo allora degli altri suoi amici che erano rimasti feriti, e andò nel panico un'altra volta perché se fossero morti anche loro solo perché a lui piaceva quel cazzo silenzio non se lo sarebbe mai perdonato. Allora questa fu l'unica cosa che lo convinse a lasciare la mano di Paul, che appena lasciata quella di Harry iniziò a tremare e la portò agli occhi dell'uomo davanti a lui, chiudendogli le palpebre e sopprimendo un altro singhiozzo. Si arrampicò sui sedili della macchina rivoltata e allungò le braccia per aggrapparsi al bordo dello sportello sopra di lui, facendo leva su di esse per tirarsi su. Sentì un dolore atroce alle costole ma si ripeteva che doveva sopportare tutto. Aveva imparato a non lamentarsi, perché Paul era morto e gli altri erano feriti più gravemente di lui. Doveva pensare a loro.

Il sole stava calando e presto sarebbe sopraggiunta la notte; un'altra cosa che lo fece andare nel panico. La temperatura si sarebbe abbassata e non avevano nemmeno un posto dove ripararsi. Erano lì, in mezzo al nulla, scoperti e inermi. Ma doveva mantenere la calma. Poteva farcela, se lo ripeteva ogni secondo. Era probabilmente sotto shock.

Avvistò Louis e accelerò il passo, ma all'improvviso si ricordò di una cassetta del pronto soccorso nel mezzo ribaltato e quindi ritornò da quest'ultimo. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare ma la prese lo stesso sperando che si sarebbe ricordato le poche nozioni che Esther gli aveva detto.

Esther. Quanto voleva che lei fosse lì con lui. Non ovviamente coinvolta nell'incidente, il solo pensiero faceva stringere il cuore di Harry; ma lì, con lui, ad aiutarlo. Lei avrebbe sicuramente saputo cosa fare.

Cercò di non pensarci mentre si dirigeva di nuovo verso di Louis, che si guardava intorno visibilmente confuso e cercava di far forza sui gomiti.

"Louis!" Gridò Harry, sentendo subito dopo una fitta all'addome. Ogni cosa che faceva gli portava dolore in quel punto. Il ragazzo si girò verso di lui e aggrottò le sopracciglia.

"Harry, dove siamo? Cosa cazzo è successo?"

Harry aggrottò le sopracciglia mentre posava la cassetta accanto al ferito e si abbassava sulle ginocchia. Guardò la testa di Louis, dove si ricordava che c'era una ferita, ma non si ricordava che c'era così tanto sangue.

"Abbiamo avuto un incidente, Louis. C'era una bomba."

L'espressione di Louis diventò ancora più spaventata. "Come un-un incidente? Chi altro c'era con noi? Dove sono loro?"

Harry si chiedeva che cazzo poteva avere Louis, perché fino a circa quindici minuti fa era cosciente di quello che era successo.

"Stanno bene. Andrò da loro appena avrò finito con te." decise di mentire, perché non sapeva in che condizioni fossero, ma non voleva rendere peggiore la situazione di Louis. Allora quest'ultimo si rilassò, e non disse più niente. Harry aprì la cassetta e rimase a guardarla per qualche secondo, poichè non aveva la minima idea di cosa fare. Prese un respiro profondo e cercò di uscire dallo stato di shock in cui era, poi finalmente si rese conto che non era difficile. Doveva solo iniziare a disinfettare la ferita.

The Soldier ↠ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora