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Martina scattò a sedere quando sentì quella voce chiamarla a squarcia gola. La pelle pallida divenne ancora più chiara, mentre cercava di capire dove fosse e perché ci fosse anche lui. Portò una mano alla testa dolorante, poi le tornò tutto in mente.

Urlò a squarcia gola, per la paura. Il sangue che sporcava le pareti. Sentì le braccia del fratello stringerla forte, le lacrime intanto le bagnavano le guance. Non l'aveva fatto davvero. Dark. Il padre suo e di Caleb. Perché doveva succedere? Martina pianse, non commentando come invece il fratello si trattenesse. Era troppo. L'aveva uccisa. Davanti a loro. C'era troppo sangue. L'odore pungente e il colore sclarlatto erano una tortura. La ragazza non ce la fece. Svenne.

Martina fece un respiro profondo, mentre Caleb le accarezzava i capelli. Non era giusto. Non era fottutamente giusto. Dark non poteva scamparla così. Non poteva! Non era neanche finito in prigione, anzi! Ora lei e Caleb dovevano addirittura vivere con lui!
«C-Cal... H-Ho paura...»
«Lo so piccola... Lo so. Stai tranquilla, affronteremo anche questa. Te lo prometto sorellina»
«Ti prego... Non lasciarmi mai sola in casa con lui...»
«Te lo prometto Marty»

Martina si vestì velocemente, in panico. Caleb era in casa, no? Glie l'aveva promesso. Uscì dalla stanza, ritrovandosi davanti Dark. Deglutì rumorosamente e provò a tornare dentro la camera di scatto, senza successo. L'uomo le prese il polso con forza e la trascinò al piano di sotto. Fortunatamente, il fratello era là.
«Lasciala stare»
«Altrimenti?»
«Alla prima cosa sbagliata che fai ti mettono dentro. Sei in libertà vigilata. Al primo passo falso sei fottuto»
«Tsk. Pensi di potermi minacciare così?»
«Funziona infondo, no?»
Dark non disse altro, lasciò Martina e se ne andò in un'altra stanza. La castana corse ad abbracciare il fratello, sospirando.
«Usciamo. Andiamo a fare un giro. A giocare a calcio. A fare qualsiasi altra cosa. Ma non restiamo in casa ti prego...»
«Va bene Marty, andiamo»
I due Stonewall uscirono di casa, la ragazza a passo molto svelto. Aveva paura di quella casa, di quell'uomo. Aveva un brutto presentimento, ma non capiva se era in pericolo lei o qualcun'altro. Non potè pensarci a lungo dato che arrivò la sua amica del cuore, Liria, a portar via tutti i pensieri negativi.

Martina si tappò le orecchie, mentre correva verso casa con le lacrime agli occhi. Lo sapeva, lei. Sapeva che non gli interessava. Si era lasciata convincere dalle parole di Liria e Arisa. Aveva fatto male. Aveva iniziato a sperarci, sperarci davvero. Per colpa di questa speranza, vedere Aiden baciarsi con una ragazza dell'Alphine aveva fatto più male del dovuto. E, mentre ignorava i richiami del fratello e delle amiche, corse a perdifiato. Arrivò a casa, scattò velocemente nella sua camera e ci si chiuse dentro. Non ci volte molto prima che Dark entrasse. La ragazza sussultò e guardò il padre, cercando di asciugarsi velocemente le lacrime. Era la prima regola sua e di Caleb. Mai mostrarsi fragile davanti a quell'uomo. Però lei stava infrangendo quella regola.
«Sei debole»
E Martina non ebbe la forza di contraddirlo.
«Se mi ascoltassi una buona volta, non soffriresti di certo così»
«...»
«Sei fragile. Ovviamente cederai. Crollerai. E farai da peso agli altri. Ma se vuoi evitarlo...»
Dark lasciò la frase in sospeso e poggiò sul comodino della ragazza un piccolo gioiello.
La castana sapeva bene di cosa si trattasse. La pietra di Alius, in un piccolo anellino argentato. Ma voleva davvero darla vinta a suo padre? Era davvero ciò che voleva?

Martina osservò l'anello, mentre le lacrime continuavano a scendere. Poteva lei, che aveva solo Caleb, Liria e Arisa, tradire così la loro fiducia? No, non poteva. O forse si? Tremante, si mise l'anello al dito. La pietra violacea iniziò a brillare un po e lei poteva dire con certezza di non essersi mai sentita più forte di così.

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