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[Gloria]

"Perché mi avete chiamata? Che succede? É grave?" chiedo mentre esamino il corpo della ragazza sulla barella.
"C'è stato un incidente sulla superstrada che ha coinvolto 7 auto. Ci sono tantissimi feriti e non c'è abbastanza personale per occuparci di tutti. Occupati di lei." mi spiega il collega (è nuovo, chissà come si chiama) prima di allontanarsi e raggiungere altre barelle.
Non vengo spesso al pronto soccorso e tristemente osservo lo squallore della stanza in cui mi trovo, con sottili tendine blu che fungono da pareti.
"Cos'hai?" chiedo alla ragazza.
Non risponde.
Si limita ad osservarmi.
"Se non rispondi non posso aiutarti, perché sei qui?" richiedo con tono più alto affinché mi senta meglio.
Molti medici con il passare del tempo perdono la sensibilità, io sono una di loro...
Devo essere stata troppo burbera perché dei lacrimoni incominciano a riempirle gli occhi.
"Cos'hai?" le chiedo questa volta più dolcemente possibile.
"Sto bene. Ho solo rimesso un pó, sarà stata la cena di nonna. A chiamare è stata una mia amica, si preoccupa sempre molto ma non avrei mai immaginato che si preoccupasse a tal punto" risponde finalmente.
"Ti farò degli accertamenti per sicurezza, okay?"
"Okay"
Prendo il necessario per farle un prelievo e mi fermo ad osservare il suo volto.
É bella.
Ha dei grandi occhi marroni, di un marrone molto scuro.
É proprio un peccato che quegli occhi continuassero a lacrimare...
"Perché piangi?" le chiedo.
Non fa in tempo a rispondere che mi accorgo della stronzata che sto facendo.
Non lascio neanche riempire la siringa che la estraggo dalla sua pelle e mi affretto a prendere un dischetto di cotone.
"Aia!" sbotta lei.
"Quanto pesi?"
"Cosa??" mi chiede mentre mi osserva senza capire.
"Rispondi"
Ci pensa un pó e poi "50".
Non ci credo.
Sposta lo sguardo da un'altra parte e osserva il vuoto.
Sto per innervosirmi.
Non ho tempo da perdere, a quest'ora già sarei stata nelle braccia di Morfeo e di Ade e sono venuta qui per salvare una vita non un influenza.
"45" dice a voce bassa, ma non abbastanza bassa affinché non potessi sentirla.
"Non si possono fare prelievi di sangue a persone che pesano sotto i 50 chili" le spiego.
"O è un'influenza o mi dispiace dirlo ma devi evitare di mangiare da tua nonna."
Si limita ad annuirmi con il volto girato dall'altra parte.
"Aspetta un pó qui finché non ti sentirai meglio. Per qualsiasi cosa clicca questo pulsante affianco alla barella e verrà qualcuno da te." detto ciò esco.
Mi avvicino al "collega" e gli chiedo se posso ancora essere utile.
"Non preoccuparti. Ce la stiamo cavando bene. Grazie per essere venuta qui con poco preavviso" mi dice sorridendo prima di allontanarsi con una cartella clinica in mano.
Bhe... Vorrà dire che affiderò la ragazza a qualcun altro e me ne ritornerò a casa.
Mi incammino verso gli spogliatoi e nel frattempo mi sorge un dubbio.
Molta gente al pronto soccorso piange perché preoccupata, ma se quella ragazza affermava non avere niente di che, perché piangeva?
Mi infondeva una certa tristezza...
Strano, non provavo una qualsiasi emozione da chissà quanto tempo.
La situazione mi incuriosisce ancora di più e senza accorgemene ritorno alla stanza con le tendine blu.
La ritrovo alzata.
Fà per andarsene ma accorgendosi della mia presenza si arresta.
"Che succede?" mi chiede.
Deve aver continuato a piangere perché ha le guance rigate dalle lacrime.
"Non puoi andartene. Se fosse stata un'intossicazione alimentare a farti stare male? Dovremmo accertarcene"
"Si fidi, mia nonna cucina bene" risponde abbozzando un sorriso.
Ha ragione, se fosse stata un'intossicazione alimentare si sarebbe sentita peggio.
"Va bene allora. Le porto un modulo da firmare che attesta che è consapevole di voler lasciare l'ospedale".
Dopo aver firmato se ne va.
"Strano" mi ritrovo a dire.
Lei stessa aveva detto che forse a farla stare così è stata la cucina di sua nonna, perché affermare ora il contrario?
Si è contraddetta.
Stava sicuramente mentendo.
Perché ?

PHILÌA: vite salvateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora